PALERMO – Lavorare le pratiche di condono per rilanciare le ristrutturazioni, pagando di tasca propria i tecnici che mancano al comune di Palermo. La proposta è del presidente della Cassa edile Giuseppe Puccio ed è contenuta in una lettera inviata all’assessore al ramo (e presidente dell’Ordine degli ingegneri) Vincenzo Di Dio: l’obiettivo della Cepima è di smaltire le migliaia di istanze pendenti negli uffici di via Ausonia relative ai vari condoni edilizi.
Un problema di certo non nuovo, ma che col Superbonus al 110% sta – secondo la Cassa edile – gravando coi suoi effetti ancora di più su cittadini e imprese edili: i condomini che vogliono attivare l’incentivo (così come quello sulle facciate o per le singole abitazioni) devono avere le carte in regola anche dal punto di vista urbanistico e a Palermo sono molti gli edifici con difformità. E il mancato via libera alle pratiche del condono, sostiene la Cepima, oltre a far venire meno incassi milionari per il Comune rischia di rallentare l’attivazione dei cantieri che (in tempi di pandemia) sarebbero una manna dal cielo per imprese e lavoratori.
Un pericolo che è stato al centro di un incontro fra la Cassa edile e l’assessore Di Dio, accompagnato da dirigenti e funzionari, da cui è scaturita la proposta di Puccio: se in via Ausonia mancano i tecnici, sarà la Cassa edile (che raggruppa datori di lavoro e sindacati) a pagarli. “A noi interessa lo sviluppo dell’edilizia a Palermo da cui dipende il lavoro delle imprese e dei lavoratori del settore – spiega Puccio – Per questo la Cepima ha deciso di farsi parte attiva con il Comune e proporre una soluzione che sblocchi l’empasse che si è determinato negli ultimi anni. Abbiamo formalizzato la proposta che consiste nella disponibilità della Cassa Edile di farsi carico, in via sperimentale e del tutto eccezionale, di un supporto economico adeguato a consentire all’amministrazione di avvalersi, per un periodo limitato, di un certo numero di tecnici professionisti qualificati, da destinare alle pratiche edilizie del condono e alla loro completa definizione”.
La proposta prevede che sia il Comune a scegliere chi assumere e come attribuire gli incarichi; la Cassa metterebbe i soldi a patto che si parli di contratti a tempo determinato, finalizzati allo smaltimento delle pratiche, con obiettivi misurabili e destinati a tecnici già esperti. “Il compenso da riconoscere dovrà essere congruo alla professionalità e alla responsabilità – si legge nella proposta della Cepima – Ma non può essere l’occasione per dare un lavoro a giovani inoccupati con logiche clientelari”. Per i neolaureati o neodiplomati, la Cassa propone semmai percorsi formativi organizzati dalla Scuola edile.
“Il Comune scelga i tecnici necessari per smaltire le pratiche di condono fissando tempi e obiettivi, noi siamo disponibili a sostenere la spesa per l’onorario di questi professionisti. Solo così – conclude Puccio – potremo evitare che il comparto edile di Palermo venga escluso dalla grande opportunità rappresentata dalle agevolazioni del Superbonus 110%”.
“Dal 2016, con la legge regionale 16, le pratiche di condono possono essere velocemente e semplicemente espletate – osserva però l’assessore – Quindi, chiunque abbia un interesse alla veloce regolarizzazione può ricorrere tramite il deposito di perizia giurata, a firma di tecnico abilitato, a tale procedura che si conclude inderogabilmente entro 90 giorni, a meno che non sia stato emesso un provvedimento di diniego del titolo abitativo”. “Con la Cassa Edile, come con Ance e con tutti i soggetti a vario titolo interessati e coinvolti nel settore dell’edilizia e del suo rapporto con l’Amministrazione – ricorda Di Dio – abbiamo avviato su mia iniziativa un proficuo dialogo e una collaborazione che prevede, fra l’altro, l’organizzazione di attività formative e, da ultimo, la possibilità di ospitare presso l’Amministrazione, previa stipula di specifici accordi, anche alcuni tirocinanti. Tirocini utili a fornire un’esperienza sul campo a giovani professionisti e laureati, che però certamente non possono essere confusi con una sovrapposizione, che sarebbe ovviamente inopportuna, con i ruoli propri dei dipendenti pubblici soprattutto se impegnati nell’espletamento tecnico e formale di pratiche di qualsiasi tipo”.