PALERMO – Per alcuni beni arriva la confisca, per altri la restituzione. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo si è pronunciata sul patrimonio di Michelangelo Lesto.
La ricostruzione dei procuratori aggiunti Sergio Demontis e Marzia Sabella, e del sostituto Siro De Flammineis regge per conti correnti, macchine e per l’impresa individuale “Villa Giuditta di Lesto Francesca” che per un periodo ha gestito il pub di via San Lorenzo. Secondo i giudici i redditi di Lesto non potevano giustificare gli investimenti. Storia tormentata quella di Villa Giuditta, sequestrata due volte in poco tempo dopo che la Cassazione aveva annullato il primo provvedimento.
Quando nel 2013 i carabinieri azzerano il mandamento mafioso di Bagheria, saltarono fuori i presunti interessi di Lesto per il locale.
Alcuni mesi fa Lesto è stato condannato per voto di scambio elettorale politico-mafioso. A beneficiare del suo appoggio sarebbe stato l’ex sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano. Lesto ha pure denunciato di aver pagato il pizzo. Una storia ambigua quella dell’imprenditore che con le sue dichiarazioni contribuì alla condanna, tra gli altri, di Giovanni Vitale, neo pentito. Il collegio, presiduto da Raffaele Malizia, ora sottolinea che le sue furono comunque dichiarazioni reticenti che denoterebbero rapporti consolidati con gli ambienti mafiosi.
La sezione Misure di prevenzione, oltre a restituire alcuni beni a Lesto e ai suoi familiari, ha respinto la richiesta di applicazione della sorveglianza speciale.