PALERMO – Lo chiamano il “monaco” e aveva costruito una fortuna sull’usura. Ora il suo impero, che vale 17 milioni di eiro, passa allo Stato. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta della Procura ha confiscato i beni di Francesco Abbate, 66 anni.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno ricostruito il suo patrimonio: 42 immobili (ville, garage, locali commerciali a Balestrate in contrada Forgia nelle vie Galileo Galilei, IV novembre, Paolo Paternostro, Paolino Gesù Grande e Montegrappa. A Palermo le proprietà si trovano in via Altarello, in cortile San Giuseppe, in via Venezia e a Baida. Un appartamento si trova a Milano in viale Monza); 10 diritti di usufrutto e nuda proprietà di immobili; 15 tra conti correnti, carte di credito e polizze vita; oggetti preziosi, bracciali, collane, orecchini, anelli. pietre preziose e orologi di lusso.
Un soprannome, il “monaco”, nato dal suo rapporto viscerale con la fede. Quando lo arrestarono nel 2013 Francesco Abbate, aveva la casa tappezzata di immagini sacre, statue, altari. È un devoto della madonna. Di mestiere, però, faceva l’usuraio come ha stabilito una sentenza ormai definitiva.
I finanzieri bloccarono i suoi affari illeciti: prestava denaro a tassi di interesse tra il 120% ed il 300% annuo. Tra le loro vittime c’erano imprenditori, piccoli artigiani e commercianti, ma anche casalinghe e pensionati, di Palermo e Trapani. Persone in gravi difficoltà a cui veniva negato l’accesso legale al credito. Con gli usurai sembrava tutto più facile. Sembrava appunto, perché piccoli prestiti diventavano voragini impossibili da coprire.
Emblematica è la storia del titolare di una tabaccheria della vecchia Palermo. La mancanza di liquidità l’aveva messo in ginocchio. Niente soldi e niente possibilità di comprare le sigarette da rivendere. Nessuno problema: Abbate a il venerdì prestava al tabaccaio 5 mila euro e il lunedì il commerciante glieli restituiva con 500 euro di interessi. Facile e remunerativo. E se nel fine settimana la vendita di sigarette andava male? Abbate si faceva vivo lo stesso e si portava una parte delle sigarette e un mucchio di gratta e vinci a garanzia del futuro rientro dal prestito.
Ai “clienti” a garanzia del prestito veniva chiesta l’ipoteca su una casa. Non saldare il debito avrebbe comportato la rinuncia automatica alla proprietà dell’immobile. E così è stato.