Girlando: "Sono in atto verifiche| ma vogliamo eseguirlo" - Live Sicilia

Girlando: “Sono in atto verifiche| ma vogliamo eseguirlo”

Giuseppe Girlando, l'assessore con delega al Bilancio, parla a Livesiciliacatania dei conti del Comune. "Ci troviamo di fronte a una situazione che deve essere ancora tenuta pienamente sotto controllo - afferma - ma siamo per l'esecuzione del Piano di rientro approvato dal Consiglio comunale".

Il piano di stancanelli
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CATANIA – Le deleghe più delicate, almeno attualmente con l’ipotesi di dissesto che ancora incombe sulla città, sono andate a lui. Giuseppe Girlando, esperto contabile di 57 anni, già consigliere comunale dal 1997 al 2001 nella lista Bianco per Catania, dal nuovo primo cittadino ha ricevuto, infatti, la delega al Bilancio e alle Società partecipate, oltre quella alla Città Metropolitana e al Patrimonio. Spetterà dunque a lui, certamente in accordo con il sindaco, la Giunta e gli esperti, tra cui l’ex ragioniere generale, Giorgio Santonocito, fare in modo che il Ministero e la Corte dei Conti approvino il Piano di rientro, approvando quindi la richiesta di adesione al decreto Salva Enti che dovrebbe evitare che la città vada in default.

Assessore, quale situazione ha trovato relativamente al Bilancio e ai conti del Comune?

Bisogna affrontare la questione sotto due punti di vista: da una parte quello del piano di risanamento e, dall’altra, quello del bilancio corrente. Nel primo caso, ovviamente, ci troviamo di fronte a una situazione che deve essere ancora tenuta pienamente sotto controllo. Dai riscontri che ci sono stati fino a oggi, comunque, posso dire che quello approvato dal consiglio è un Piano che è stato seriamente costruito. Poi, sul fatto che possano non essere comprese alcune passività o ci possano essere delle sorprese, questo al momento non può dirlo nessuno. Noi cercheremo di fare ancora verifiche ma, indipendentemente da questo, siamo per l’esecuzione del Piano, infatti la fase di verifica e i controllo non ne sospende l’esecuzione. Le azioni proposte devono essere compiute e alcune sono state poste in essere.

Cosa si sta facendo in questa direzione?

Qualche giorno fa ho riunito tutti i direttori che hanno partcipato alla stesura del Piano, chiedendo lo stato di adempimento delle azioni che erano state inserite. Alcune sono state avviate, altre no, anche in ragione dei tempi che si sono perduti nella fase elettorale e per il fatto che per ll’approvazine di alcuni atti propedeutici, come il Piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio di previsione, i tempi sono stati dilatati. Alcuni aspetti, come ad esempio l’innalzamento di alcune tariffe, come quella relativa all’IMU, sono stati posti in essere; la gran parte dei passi, però, deve ancora essere fatta perchè si ha necessità, appunto, di alcuni passaggi propedeutici. Con l’approvazione del Piano triennale, ad esempio, si possono porre in essere le basi per la ristrutturazione degli edifici comunali dove, in seguito, allocare le strutture e gli uffici attualmente situati in immobili in affitto.

A proposito di immobili, il Piano prevede la vendita di parte del patrimonio comunale. Come vi muoverete per alienarlo, dal momento che, negli ultimi anni, le gare sono andate deserte?

L’idea è quella di potenziare il Piano di dismissione degli immobili. Ovviamente, bisogna distinguere, non tutti gli immobili si possono vendere: la missione principale dell’amministrazione è quella di dismettere il patrimonio immobiliare non funzionale all’attività del Comune. Tutti gli immobili che non hanno una funzione devono essere ceduti, ovviamente compatibilmente con il mercato e con la tipologia di immobile. Stiamo prendendo contatti con la Cassa depositi e prestiti, che ha fatto analoghe operazioni in altre città, ad esempio Milano: la Cassa per alcuni tipi di immobili si rende acquirente e poi li rivende a terzi. L’idea, dunque, è quella di vendere in blocco alcuni immobili alla Cassa che penserà a rivenderli a sua volta.

Che situazione ha trovato, invece, per quanto riguarda le società partecipate? E come procede la cessione di alcune significative quote?

Dal momento in cui è stata approvata la delibera che ha stabilito la dismissione delle Partecipate si è seguito un iter. Ma la stessa delibera prendeva avvio dalla previsione dell’articolo 4 della Spending review, che aveva previsto l’obbligo per gli enti locali di dismettere le società partecipate. Proprio qualche giorno fa, però, la Corte costituzionale ha dichiarato l’inapplicabilità di quell’articolo per la Regione siciliana. Insomma, il presupposto normativo che obbligava alla vendita di quelle società, che è stato il motivo principale per cui il consiglio comunale si è determinato per la vendita, viene meno e questo, probabilmente, comporterà un riesame da parte dell’assemblea cittadina, dal momento che sono cambiati i presupposti. Si tratta di una sentenza recente che comporterà un nuovo approccio alla questione.

Per concludere, ci parli della delega alla Città Metropolitana. Quale ruolo avrà e a che punto è l’iter per la costituzione del nuovo soggetto?

Io ho avuto l’incarico per la Città metropolitana e, in ragione di questa delega, ho partecipato al tavolo tecnico che ha avuto luogo a Palermo, composto dai rappresentanti delle potenziali città metropolitane, Catania, Messina e la stessa Palermo. In questo momento, il tavolo tecnico che ha avuto anche una giornata catanese, sta studiando ogni cosa serva ad approntare una legge. Sono stato invitato a presentare le conclusioni di questo lavoro al presidente Crocetta: domani presenteremo le conclusioni di questo lavoro al direttore generale dell’assessorato agli enti Locali. Siamo ancora in una fase di prospettiva e di progettualità che poi dovrà tradursi in un disegno di legge che sarà presentato all’Ars a settembre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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