PALERMO – Il pasticcio. Poi il caos istituzionale. E adesso il futuro delle finanze siciliane è incerto. La Corte dei conti è in camera di consiglio. Potrebbe decidere già oggi, ma anche tra dieci giorni. E tutto sembra portare a quell’esito più unico che raro: un secondo giudizio di parifica al Rendiconto della Regione.
“Una cosa mai vista prima” ha sbottato del resto ieri il presidente della Sezione di controllo, Luciana Savagnone. Il riferimento è all’approdo all’Ars di una Rendiconto diverso da quello “parificato”, cioè sostanzialmente validato, dalla Corte dei conti l’estate scorsa. Il governo – sembra emulando altri casi in Italia – ha infatti deciso di approvare in giunta un rendiconto differente rispetto a quello esaminato dai magistrati contabili. Quanto basta per la dura presa di posizione dei giudici.
E così, “una cosa mai vista prima” potrebbe essere questa specie di “parifica della parifica”. E i rumors che rimbalzano tra via Notarbartolo e i palazzo del governo regionale indicano già una data di massima: tra il 12 e il 13 dicembre prossimi. Quando il nuovo-vecchio rendiconto dovrà passare ancora una volta il vaglio della Corte. Con quali effetti?
Intanto, uno è stato registrato ieri. Dopo le dichiarazioni di Savagnone, si è fermato tutto. Si è fermata ovviamente l’Assemblea regionale siciliana che si apprestava a esaminare e ad approvare il documento “sosia” dell’originale. E si è fermata anche la giunta di governo, che si era riunita per apprezzare e dare il via libera alla “nuova” manovra finanziaria. Quella che il governo aveva assicurato sarebbe stata approvata entro la fine dell’anno.
Ma adesso, quel termine sembra un’utopia. Se, come sembra, servirà un’altra parifica, infatti, sarà quasi scontato il ricorso all’esercizio provvisorio: un “rinvio” all’anno nuovo che non è nemmeno una novità. Semmai, i rischi potrebbero esserci nell’immediato: il pericolo è stato sottolineato da Gianfranco Micciché: “A rischio gli stipendi” ha detto. Quali?
Se oggi, nonostante qualche paura che si è fatta strada, sembra da escludere il blocco degli stipendi dei regionali, qualche rischio in più, spiegano dall’Ars, potrebbero correre i lavoratori degli enti “pararegionali”, quelli che trovano quasi sempre spazio in un allegato in calce alle Finanziarie: solo per fare qualche esempio i lavoratori di enti come Esa, Istituto vino e olio, Resais oltre agli ex Pip. “Nessun rischio stipendi” ha replicato a distanza al presidente dell’Ars l’assessore all’Economia Gaetano Armao. Per lui, si stratta solo di “una tempesta in un bicchier d’acqua. Non esiste alcun rischio stipendi. Quella in ballo è solo una questione interpretativa, un fatto formale, non sostanziale. E ricordiamoci che quelli sono i conti del 2017, cioè del governo precedente”.
Ma le diverse interpretazioni dei fatti, da parte di Micciché e Armao mettono a nudo uno dei “corto circuiti” istituzionali che si sono attivati dopo il caos dei conti. Il presidente dell’Ars, infatti, non ha risparmiato “bacchettate” al governo: “Non si è presentato all’udienza della Corte… non si fa”. “Io – spiega Armao – ero a Roma per una riunione col ministro Tria, mentre il presidente Musumeci ha incontrato il Ministro Toninelli”. E così, è toccato al Ragioniere generale Giovanni Bologna, in udienza, ammettere che “sì, la delibera è stata cambiata”, ma qualcuno l’avrebbe già fatto prima e altrove.
Non è bastato alla Corte dei conti che non ha apprezzato l’assenza del governo. E, trapela da via Notarbartolo, nemmeno le parole del governatore Musumeci. “Le irrituali dichiarazioni del presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti di Sicilia sorprendono e amareggiano” ha detto il presidente proprio nei minuti in cui i magistrati contabili erano riuniti in Camera di consiglio. E così, il nuovo scontro istituzionale, dopo quello tra parlamento (Micciché) e governo (Armao), è servito. E ricorda un’altra fase, non troppo distante. I giorni, cioè, in cui la Procura della Corte dei conti rappresentata dall’ormai ex Procuratore generale Pino Zingale, per la prima volta nella storia della Sicilia, ha chiesto di non approvare il Rendiconto mettendo in luce molti dei problemi emersi anche nel più recente giudizio di parifica. Ne seguì una procedura ad altissima tensione. E anche in quel caso il governatore (era Crocetta) usò parole molto dure nei confronti – stavolta – dei pm contabili.
Adesso, il futuro dei conti è incerto. Quello che appare certo invece è un peggioramento dei rapporti tra istituzioni. Tra il parlamento e governo, tra governo e Corte dei conti. Il sereno potrebbe essere dietro l’angolo, e già qualche mediatore è all’opera. Ma la seconda parifica in un anno è sempre più vicina. E con questa, il nuovo stop al percorso dei conti. Il nuovo, ormai immancabile, esercizio provvisorio. Il nuovo, puntualissimo stallo di Ars e governo.