Contratti part-time e costi invariati | La proposta salva-precari - Live Sicilia

Contratti part-time e costi invariati | La proposta salva-precari

Il testo per stabilizzare i 22 mila lavoratori della pubblica amministrazione, annunciato nel fine settimana dal sottosegretario Faraone, è stato depositato alla Camera. Ma il percorso è già in bilico: "C'è il rischio che a Bruxelles non vada bene".

L'iniziativa annunciata da Faraone
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PALERMO – L’emendamento è appena stato depositato. Ma sul testo qualche voce critica si è già sollevata. L’idea – annunciata sabato da Davide Faraone – di stabilizzare i 22mila precari tramite un’Agenzia del lavoro da creare ex-novo ha preso forma con un emendamento presentato come primo firmatario dall’ex sottosegretario Giuseppe Berretta: il testo depositato alla Camera prevede che l’Agenzia sia un soggetto di diritto privato, insomma una normale azienda, le cui quote finirebbero in mano alla Regione, alle partecipate con precari da stabilizzare e ai Comuni interessati.
I soldi proverrebbero dal Fondo unico per il precariato. E qui c’è un primo problema: per garantire un contratto a tempo indeterminato, in molti casi, servono più fondi di quanti siano necessari per un lavoratore precario. Un problema che la proposta democrat aggira con il ricorso al lavoro part-time: “Le assunzioni – si legge nell’emendamento – sono regolate con contratto di lavoro a tempo indeterminato, anche parziale, che, per singola unità lavorativa, in termini di costo complessivo annuo e di giornate lavorative, nonché per gli aspetti connessi all’inquadramento giuridico ed economico, non può essere superiore a quello relativo al contratto a tempo determinato risolto”. Insomma: assunzioni sì, ma con costi identici, “se necessario – spiega Berretta – facendo ricorso al part-time”. Il resto della retribuzione eventuale sarebbe comunque a carico dei Comuni: “Le amministrazioni – chiarisce il deputato catanese – possono integrare i part-time con i propri fondi”.
L’Agenzia, di fatto, fungerebbe da azienda di lavoro interinale. I soci – stando al testo depositato alla Camera – “acquisiscono le prestazioni lavorative somministrate dall’Agenzia utilizzando, a tal fine, anche gli spazi assunzionali derivanti dalle cessazioni dal servizio dei dipendenti di ruolo”. Insomma: l’Agenzia “girerebbe” le prestazioni dei propri dipendenti agli enti pubblici che la controllano, coprendo i buchi in organico che derivano dai pensionamenti. Su questo fronte, però, si è già registrata una frenata dell’ex ministro Gianpiero D’Alia, che due anni fa aveva firmato il decreto per la stabilizzazione progressiva dei precari: “L’Agenzia – dice l’esponente Udc – ostacolerebbe le agenzie di lavoro interinale, una cosa che Bruxelles riterrebbe violazione della concorrenza”.
I dipendenti, però, non lavorerebbero solo nel settore pubblico. “Il personale non utilmente destinato allo svolgimento di prestazioni lavorative” negli enti pubblici, dice infatti la proposta, “può essere utilizzato dall’Agenzia per la realizzazione di progetti speciali di associazioni senza scopo di lucro o comunque di utilità collettiva”. Una riedizione dei “lavori socialmente utili” sotto un nuovo nome, con il “prestito” alle associazioni degli ex precari assunti da parte dell’Agenzia.
Alla Regione il testo non è ancora arrivato. O almeno non è ancora stato trasmesso in via formale. Certo è che al dipartimento Lavoro guardano con prudente ottimismo alla proposta: l’idea di fondo, messa nero su bianco nella legge, è che il peso dei precari con il nuovo regime si appoggi “sul bilancio della Regione in misura non superiore a quanto già sostenuto”. Ovviamente, però, per trovare la quadra bisognerà conciliare ad esempio il ruolo dell’Agenzia con quello di Resais, la società “resuscitata” all’inizio del millennio dal governo Cuffaro per occuparsi – fra gli altri – dei dipendenti delle partecipate da dismettere. “L’altro problema – osserva un funzionario che segue da tempo la sorte dei precari – è che i contratti sono diversi e sarà difficile conciliarli con una formula unica”. La strada, insomma, è in salita. Per un testo che, allo stato dell’arte, al momento è poco più che un’idea.


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