Assessore Cordaro, lei è passato con ‘Fratelli d’Italia’. Da moderato e centrista, non si sarà spostato un po’ troppo a destra?
“Ho conosciuto gli amici di FdI in questi cinque anni. Sono persone capaci, guidate da una leader eccezionale. Condividiamo gli stessi valori, come la patria e la famiglia. E io ricomincio, senza candidarmi, con una storia nuova”.
Toto Cordaro, assessore del governo Musumeci che sta per concludere la sua esperienza, ha comunicato l’inizio della sua avventura nelle file dei meloniani, dopo le vicende nell’Udc. Una storia con molte polemiche.
Perché si giunse a questo?
“Intanto, mi lasci dire che ho servito la Sicilia, in questi anni, con trasparenza, rigore e abnegazione. Serviva offrire un modello di coerenza e penso che ci siamo riusciti, insieme”.
Sì, ma quel modello, come lei lo descrive, non darà il bis. Il presidente Musumeci non sarà ricandidato, come è noto. Le dispiace?
“Mi dispiace. Trovo gli eventi che hanno determinato la mancata candidatura del presidente francamente incomprensibili. Con lui ho avuto un rapporto politico e umano fortissimo. Avrei guidato la sua lista, se fosse stato in campo”.
Invece non lo è, se ne faccia una ragione. Di conseguenza?
“Sono tornato in quella che pensavo fosse la casa dei moderati, nell’Udc, per cercare di riflettere insieme sul da farsi e sulle prospettive. Mi sono incontrato con Lorenzo Cesa, il segretario. Ho difeso il partito e mi sono messo al lavoro. A fronte di una battaglia politica, il 19 agosto scorso, c’è stata una riunione che non esito a definire surreale”.
Chi era presente?
“Eravamo io, Roberto Lagalla, Decio Terrana e Mimmo Turano. Io e Roberto abbiamo cercato di impostare una discussione per mettere insieme le liste, con nomi di qualità. Ma…”.
Ma?
“Turano aveva già aderito alla Lega, Terrana stava liquefacendo il partito nelle liste di Cuffaro”.
Federica Marchetta, moglie di Terrana, è nel listino di Schifani. Che ne pensa?
“Uno dei risultati della liquefazione di cui dicevo. Insomma, non c’era niente da fare. A quel punto, per il rispetto di me stesso e della mia storia, ho deciso di non candidami e di voltare pagina”.
E ha scelto Giorgia Meloni, lo ha fatto perché crede che sia il carro del vincitore?
“Ho scelto una comunità con cui mi sono sentito, tante volte, vicino in questi anni, costruendo rapporti politici e personali. Ho aderito a un partito nazionale che considero una garanzia per il futuro della regione e dell’Italia, con cui ho valori in comune, come spiegavo”.
Una dose di moderati in più andrà bene a FdI?
“Abbiamo una storia che può essere sicuramente utile, specialmente per governare, in un periodo molto complicato”.
E lei, ovviamente, sarà impegnato al fianco di Schifani in campagna elettorale, giusto?
“Certo, Renato Schifani è un uomo delle istituzioni nel senso pieno del termine, che ha come fine ultimo il bene comune. E sarà il prossimo presidente della Regione. Un presidente palermitano: era ora, me lo lasci dire”.
Le scorie delle divisioni del centrodestra peseranno? In qualche passaggio l’assedio delle Termopili, al confronto, è sembrato uno scherzo…
“Che ci siano state divisioni è indubbio Sono sicuro però che il sostegno di tutti sarà leale e che il presidente Schifani sarà un importantissimo punto di incontro”.
I punti discordi, politici e caratteriali, con Musumeci, tuttavia, non sembrano pochi. L’uno, con un rapporto difficile con i partiti. L’altro, più mediatore. Concorda?
“E’ vero, ma preferisco guardare quello che li accomuna. La volontà di tenere fuori dalla porta gli interessi non legittimi e un altissimo senso delle istituzioni”.
Ma siamo sicuri che lei non abbia già un incarico promesso da qualcuno? Non sarebbe il primo caso…
“Ho ragionato solo da militante e da appassionato. Entro, in punta di piedi, in una nuova fase. Il tempo con le persone perbene è galantuomo”. (Roberto Puglisi)