Appalti 'pilotati' all'Ucciardone| Funzionari e costruttori condannati - Live Sicilia

Appalti ‘pilotati’ all’Ucciardone| Funzionari e costruttori condannati

Il carcere Ucciardone di Palermo

Un'indagine sulla mafia trapanese fece emergere le infiltrazioni nella pubblica amministrazione.

PALERMO – La ditta del prestanome del boss era riuscita ad ottenere i lavori per la manutenzione ordinaria e la costruzione di una cucina provvisoria per i detenuti all’interno del carcere Ucciardone di Palermo.

Da un’inchiesta sulla mafia trapanese del 2013 era emersa la capacità dei boss di infiltrarsi dentro la pubblica amministrazione e il presunto coinvolgimento di due funzionari del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria: Giuseppe Marino e Salvatore Torcivia. Il primo, figlio di un magistrato palermitano, aveva già patteggiato la pena, il secondo è stato condannato a due anni dal Tribunale di Palermo per il reato di turbativa d’asta. Tre anni ciascuno sono stati inflitti all’imprenditore Francesco Spezia e al suo collaboratore, il geometra Giuseppe Pilato, accusati di corruzione.

Il blitz era quello che portò in carcere, tra gli altri, Patrizia Messina Denaro, sorella del lattante. Il processo ruotava attorno ad alcuni lavori di ristrutturazione realizzati nel carcere Ucciardone dalla Spe.fra, impresa di Spezia, ma riconducibile all’imprenditore Michele Mazzara, considerato in combutta con il clan mafioso trapanese. Secondo l’accusa, le aggiudicazioni sarebbero state pilotate – da qui l’accusa di turbativa d’asta – per favorire l’impresa di Spezia.

Secondo il pm Paolo Guido, Torcivia avrebbe affidato direttamente alla Spe.fra due appalti, uno da 44mila euro e l’altro da 37mila, per realizzare un impianto di sicurezza e un impianto termico nel carcere. In una intercettazione il geometra Pilato chiedeva al funzionario: “Me lo dice lei che ribasso dobbiamo mettere?”. “Torcivia – si leggeva nell’ordinanza di custodia cautelare – interveniva ancora prima che venisse predisposto un bando di gara ovvero una qualsivoglia procedura volta ad ottenere da parte dell’ente appaltante le condizioni migliori e al miglior prezzo”.

Nella parte che coinvolse Marino, invece, l’inchiesta ipotizzava che, in cambio di una mazzetta, Marino avesse evitato che la Spe.fra fosse costretta a pagare una penale per il ritardo dei lavori per una cucina. “Io vi ho difeso e ho detto possibilmente la ditta ha discorsi di altri lavori… ha problemi di soldi… è distratta da altre cose”, diceva Marino a Spezia. E fissò un appuntamento con l’imprenditore che al termine dell’incontro spiegava a Pilato: “Io te l’ho detto… questo… con questo lavoro lì ci rimetto le penne… se tu mi garantisci che penale non me ne fai pagare neanche un giorno… prendo 3.000 euro e te li do… dice: ‘E se paghi tutti e 60.000 euro di penale?’. Gli ho detto: ‘Non credo che fai questo’”. Marino non si sarebbe accontentato: “Minchia quello a Palermo 10 mila… dice…. se io faccio con due mani? Gli ho detto. ‘Ingegnere io faccio con una mano’… dice: ‘Allora niente’… mi ha battuto in una spalla.., gli ho detto: ‘Ingegnere veda che io glielo dico per l’ultima volta… io faccio con una mano… io ho una bambina a casa… veda che il pane qua è duro… gli ho detto… io credo che con una mano… io queste cose non le ho fatte mai… questa è la prima volta che… gli ho detto… mi succede… per essere riconoscente… dice: ‘Ma io vorrei fare con due mani’… gli ho detto: ‘Io purtroppo non lo posso fare… gli ho detto… in questo lavoro… ho perso solo soldi perché la fretta di finirlo.., non abbiamo mai avuto gli sconti con le aziende’… dice: ‘Questo me ne rendo conto’… gli ho detto: ‘Allora facciamo una cosa mi faccia comandare a me questa volta… faccia decidere me questa volta… se ci sarà un proseguimento dei lavori che lei… e siamo nelle condizioni… se le cose andranno meglio e le cose cambieranno in meglio perché no?”.


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