PALERMO – L’accusa regge anche in appello. Confermata la condanna a otto mesi di carcere, pena sospesa, per il dirigente regionale Marco Montoro. L’unica novità è la revoca delle statuizioni civili: non dovrà risarcire i danni alla Regione siciliana che si era costituita parte civile.
In primo grado l’ipotesi di reato era stata derubricata dal favoreggiamento alla meno grave “rivelazione di segreti concernenti un procedimento penale”. La sua posizione è strettamente legata a quella dell’ex dirigente Anna Rosa Corsello, indagata e sospesa (provvedimento poi annullato dal Riesame) per istigazione alla corruzione: secondo i pm, quando era capo del dipartimento della Formazione professionale avrebbe chiesto al rappresentante del Formez l’assunzione di sette dirigenti che non potevano essere presi in carico dall’amministrazione per il blocco delle assunzioni.
Nove mesi prima del provvedimento di sospensione Corsello sapeva dell’inchiesta della Procura di Palermo. Ad informala sarebbe stato Montoro, dirigente del suo dipartimento. Era stato convocato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri. Alla fine della sua audizione informò Corsello dell’incontro con i pm al Palazzo di Giustizia. Da qui l’iniziale ipotesi di favoreggiamento, derubricato, su richiesta del legale della difesa, l’avvocato Ninni Reina, in “rivelazione di segreti concernenti un procedimento penale”. Dopo il deposito della motivazione della sentenza sarà inevitabile il ricorso in Cassazione. Secondo la difesa, Montoro non era stato formalmente informato del divieto di rendere noto il contenuto delle sommarie informazioni.