SIRACUSA – Il presidente della Regione, Nello Musumeci, scriverà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere di riaprire i fascicoli secretati della polizia per capire cosa accadde veramente il 2 dicembre del ’68 ad Avola, nel Siracusano. L’impegno è stato preso oggi ad una tavola rotonda sui 50 anni dei fatti di Avola, quando due braccianti agricoli persero la vita durante una protesta a sostegno della lotta dei braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro: Giuseppe Scibilia, di 47 anni, e Angelo Sigona, di 25, vennero uccisi.
“Cinquant’anni fa, ad Avola, fu scritta una delle pagine più drammatiche e al contempo più importanti di rivendicazione dei diritti dei lavoratori – dice la deputata regionale di Forza Italia, Rossana Cannata -. Oggi al teatro comunale di Avola abbiamo reso omaggio a Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona, testimonianza della volontà del popolo siciliano di ribellione alle ingiustizie. Un momento toccante in cui la parola ‘dignità’ è riecheggiata tra le mura del Teatro comunale, una parola che deve essere base solida che renda i lavoratori i veri protagonisti della nostra società civile”.
All’incontro introdotto dal sindaco di Avola, Luca Cannata, hanno preso parte anche i segretario generale nazionale di Flai Cgil, Ivana Galli, il segretario generale Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, ed il segretario generale della Uil territoriale, Stefano Munafò.
“Ho presentato un disegno di Legge – conclude la vicepresidente dell’Antimafia all’Ars – condiviso da altri gruppi parlamentari e dal governatore Musumeci e che spero possa trovare unanime condivisione in tutto il parlamento, affinché si dia dignità e solidarietà anche ai familiari di questi lavoratori, che con il loro sangue hanno segnato una pagina della storia non solo di Avola, ma di tutta l’Italia”.
“Sarebbe un modo per risanare la ferita, e per dare un senso alla vita di quelle persone che con il loro sacrificio contribuirono a tante conquiste per il mondo del lavoro, compreso lo statuto dei lavoratori”, ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota. “Quello dello sfruttamento nei campi è un fenomeno trasversale, al Sud come al Centro e al Nord. Oltre 400 mila persone vengono sfruttate e restano senza tutele. Sono circa 220 mila i braccianti irregolari”, ha aggiunto.
“Una vicenda drammatica che segnò una intera stagione sindacale e per l’intero Paese – dice il coordinatore di Art.1-Mdp in Sicilia, Pippo Zappulla – Fu uno degli eventi che scatenò una giusta indignazione in tutta Italia e contribuì a sviluppare quella straordinaria stagione del 68-69 nelle fabbriche, nelle scuole e nelle università”. Dal palco del teatro Garibaldi di Avola, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uil hanno chiesto alle istituzioni di mettere in pratica “tutti gli strumenti normativi esistenti per sconfiggere il caporalato e lo Stato renda pubblici i fascicoli di polizia di 50 anni fa”. Per il segretario generale Flai Cgil, Ivana Galli, “quei diritti conquistati ad Avola devono essere mantenuti vivi; per farlo le istituzioni devono fare rispettare le leggi esistenti e attuare tutti i protocolli siglati. E questo per contrastare tutte quelle forme di caporalato ancora presenti nelle campagne dove si continua a morire”. “I giovani devono sapere che quei braccianti persero la vita perché stavano lottando per sacrosanti diritti, per combattere le gabbie salariali, perché allora un bracciante di Avola percepiva un salario diverso da quello di un bracciante di Lentini”, sottolinea Zappulla.
La giornata si è aperta con la tradizionale posa della corona di fiori al cippo in contrada Chiusa di Carlo, il luogo dell’eccidio.