Cosa nostra, il 'tesoro' dei padrini Inchiesta chiusa, 13 indagati - Live Sicilia

Cosa nostra, il ‘tesoro’ dei padrini|Inchiesta chiusa, 13 indagati

L'operazione Samael del Ros. NOMI E ACCUSE

CATANIA – Le cimici del Ros non hanno lasciato scampo a Enzo Mangion, figlio dell’ormai scomparso Francesco Mangion (Ciuzzu u firraru) che è stato tra i “consiglieri” di Nitto Santapaola nell’epoca in cui a Catania si continuava a dire che “la mafia alle falde dell’Etna non esisteva”. Eppure erano quegli gli anni (70, 80 e 90) in cui le casse dei boss della famiglia catanese di Cosa nostra si ingrossavano in modo esponenziale. Una fetta di quel tesoro sarebbe stato “gestito” dall’uomo d’onore Giuseppe Cesarotti tramite ‘investimenti, passaggi di denaro, intestazioni di aziende”.

Il tesoro dei padrini

L’inchiesta Samael, scattata lo scorso dicembre, ha documentato le varie “operazioni” che sarebbero servite da “lavatrice” per capitali che sarebbero riconducibili al padrino di Catania e ad Aldo Ercolano (che è poi il cognato di Mangion in quanto è sposato con la sorella Francesca). Le intercettazioni hanno permesso di arrivare anche agli imprenditori che si sarebbero “prestati” a ricevere “i capitali di provenienza illecita” per reinvestirli. Ed è qui che spicca la figura dell’imprenditore farmaceutico Mario Palermo che avrebbe avuto – secondo la magistratura – rapporti fiduciari risalenti nel tempo con il ‘triunvirato” Santapaola-Mangion-Ercolano. Il suo “apporto” si sarebbe concretizzato attraverso l’intestazione fittizia della Tropical Agricola tramite la quale avrebbe acquistato un patrimonio immobiliare utilizzando “i fondi neri” del tesoro di Cosa nostra. Da non sottovalutare la figura di Francesco Geremia, che sarebbe una sorta di “faccendiere” della “famiglia”: avrebbe curato la raccolta del denaro investito, organizzato gli appuntamenti e gestito i rapporti con il comune di Catania.

Il ‘terzo livello’ di Cosa nostra

Il Ros, dunque, riesce a “focalizzare” l’attenzione in quello che potremmo definire ‘il terzo livello’ di Cosa nostra, quello economico-finanziario. Ma al di là dei nome altisonante le brutte abitudini dei mafiosi non sarebbero mancate: scoperti diversi episodi di estorsione con minacce, intimidazioni e lidi distrutti da incendi. E per “cancellare” la concorrenza nel settore trasporti, attraverso due società, sono state scoperte telefonate minatorie e lettere intimidatorie nei confronti di titolari di altre aziende di logistica affinché rinunciassero ad alcune commesse. 

I nomi degli indagati

L’inchiesta è stata chiusa. E l’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stata notificata a 13 persone (a dicembre sono state 9 i soggetti colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare del gip ed è stato sequestrato un patrimonio di milioni di euro). I nomi degli indagati sono: Giuseppe Cesarotti (classe 44), Salvatore Cesarotti, Orazio Di Grazia, Antonio Francesco Geremia, Giuseppe Mangion (Enzo), Mario Palermo, Armando Pulvirenti, Vincenzo Pulvirenti, Cateno Russo (Giuseppe), Maria Rosa Cesarotti, Giuseppe Cesarotti (classe 84), Francesco Litrico, Alessandro Raccuglia. 

Tutte le accuse

Nelle dieci pagine, firmate dai due sostituti procuratori della Dda Marco Bisogni e Rocco Liguori e dall’aggiunto Francesco Puleio, sono condensate le accuse ai tredici indagati. Giuseppe Cesarotti (classe 44), Enzo Mangion e Armando Pulvirenti sono indagati per associazione mafiosa. Mangion e Pulvirenti, inoltre, sono accusati di “trasferimento fraudolento di beni”. Al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione avrebbero attribuito” fittiziamente – si legge nel capo d’imputazione – la titolarità di un’immobile di Mascalucia a Vincenzo Pulvirenti” che sarebbe riconducibile al boss Enzo Mangion. Cesarotti e l’imprenditore farmaceutico Mario Palermo avrebbero, invece, ‘per salvaguardare’ il patrimonio di Nitto Santapaola, Aldo Ercolano e Giuseppe Cesarotti attributo “l’amministrazione e la proprietà della Tropical Agricola srl a Palermo” mentre la società sarebbe riconducibile ai tre boss di Cosa nostra catanese. Palermo è anche indagato per riciclaggio: “avrebbe compiuto operazioni dirette a ostacolare l’identificazione di proventi illeciti riconducibili a Santapaola, Ercolano e Cesarotti”. Nello specifico, in qualità di manager della Antoniocostruzioni srl – poi Tropical Agricola srl – avrebbe “provveduto a reinvestire, custodire e capitalizzare i proventi accumulati dai vertici del clan”. I Cesarotti sono indagati per “trasferimento fraudolento di valori” per l’attribuzione fittizia della Gr Transport Logistic srl a Rosa Maria Cesarotti. Per lo stesso reato sono indagati anche Litrico e Raccuglia a cui sono sarebbero state intestate le quote della LT Logistica e Trasporti srl. Pippo e Salvatore Cesarotti sono indagati anche di illecita concorrenza con minaccia. Cesarotti senior e junior sono indagati insieme e Russo, Di Grazia e Pulvirenti anche di estorsione aggravata. Francesco Geremia è accusato di concorso esterno alla mafia. In queste settimane alcuni indagati, a seguito della notifica della chiusura delle indagini, hanno chiesto ai pm di essere interrogati. In autunno potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio. 


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