Cosa nostra, la cellula di Riposto: "ai vertici la moglie del boss" - Live Sicilia

Cosa nostra, la cellula di Riposto: “ai vertici la moglie del boss”

Benito La Motta e la consorte Grazia Messina sono tra gli imputati del processo scaturito dal blitz Iddu. I pm hanno formulato le richieste di pena.

CATANIA – Nome in codice ‘Iddu’. Non siamo a Castelvetrano, ma a Riposto in provincia di Catania. Iddu è Benito La Motta, il boss che avrebbe gestito ‘il clan Brunetto di Riposto’, articolazione dei Santapaola-Ercolano, tra un arresto e l’altro, tra una carcerazione e l’altra. E in sua ‘assenza’ avrebbe dato lo scettro del comando al nipote Antonino Falzone (arrestato dopo un periodo di latitanza). Ma un ruolo di primo piano – nella ‘conduzione’ degli affari illeciti del gruppo mafioso – l’avrebbe avuta anche la moglie Grazia Messina. Indicata dai ‘sodali’ nelle immense intercettazioni presenti nelle carte giudiziarie dell’inchiesta dei carabinieri -eseguita nei mesi scorsi- “patrozza”. La donna inoltre sarebbe stata la mandante anche di una spedizione punitiva nei confronti di Alfio Pappalardo che avrebbe rapinato una pizzeria che sarebbe stata sotto la protezione del clan. Un processo che apre ombre – che sono però rimasti tali e senza sbocchi penali – anche sulle possibili interferenze in qualche campagna elettorale.

Il processo abbreviato

È arrivato al giro di boa il processo scaturito dall’inchiesta Iddu. I pm Marco Bisogni e Santo Distefano hanno formulato le richieste di pena al gup di Catania. E dopo un’articolata requisitoria hanno chiesto la condanna degli imputati che hanno optato per il rito abbreviato. Analizzati fiumi di verbali di collaboratori di giustizia: tra cui l’ex reggente dei Cintorino Carmelo Porto, l’ex capo della cellula di Cosa nostra di Aci Catena Gaetano Mario Vinciguerra, il soldato dei Laudani Sebastiano Alberto Spampinato, lo spazzino del Malpassotu di Belpasso Carmelo Navarria e il soldato Antonino Prezzavento. I pentiti, sono stati tutti convergenti, nell’indicare La Motta come il ‘leader mafioso’ indiscusso di Riposto. Nessuno sconto per il boss del clan Brunetto e per il nipote Falzone: i sostituti procuratori hanno chiesto al giudice di infliggere 20 anni di reclusione. Sono 8 invece gli anni chiesti per la “zia” Grazia Messina. Invece sono 12 gli anni chiesti per la ‘custode della droga” Ornella Cartia. 

Le richieste di pena 

Benito La Motta (Iddu), 20 anni, Grazia Messina (Idda), 8 anni, Antonino Falzone (ballune), 20 anni, Liborio Previti (u tignusu), 16 anni, Cateno Mancuso (Tino ciuffo), 12 anni, Andrea Sapienza (Andrea mito), 14 anni, Giovanni Russo (u grosso), 11 anni e 4 mesi, Abdelmajid Bouallocha ‘macido’, 13 anni e 4 mesi, Massimiliano Mancuso, 13 anni e 4 mesi, Paolo Castorina (spiedo), 11 anni e 4 mesi, Gaetano Zammataro (fasola), 10 anni, Andrea La Spina (bassotto) 11 anni e 4 mesi, Ornella Cartia, 12 anni, Salvatore Marletta (turi di Palagonia) 4 anni e 6 mesi, Giovanni Bonaccorso (u ciascu), 8 anni e 5 mila euro di multa

La posizione di Giuseppe Campo è stata stralciata per impedimento legittimo a presenziare all’udienza. L’imputato è stato trasferito in un altro carcere e per le regole dovute alla pandemia Covid è in isolamento fiduciario. I pm concluderanno, dunque, il 28 maggio. 

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