Lo ricordano come fosse accaduto ieri, invece sono passati dieci anni da quel terribile giorno che portò al naufragio della Costa Concordia che si portò via ben 32 vite.
Erano le 21.45 quando la nave passo vicino all’Isola del Giglio e si incagliò sugli scogli per via di un ‘inchino’ che il comandante, Francesco Schettino, voleva porre.
La vicenda fu ricostruita e fu raccontato che il comandante Schettino alle 21.37 prese il controllo della nave arrivando in plancia dicendo “I take the conn”. Da lì le indicazioni al timoniere su rotta e velocità. La nave proseguì con barra a 290 gradi, 42 gradi a Nord e 10 a Est e alla velocità di 15, 16 nodi. Velocità che venne sostenuta fin sotto la costa, Schettino è al cellulare e sta raccontando in diretta al suo maestro, l’ex comandante Mario Terenzio Palombo, la sua manovra spericolata: “Mo’ faccio una salva di fischi e salutiamo a tutti”.
In plancia c’è confusione. Ci sono persone che non dovrebbero trovarsi lì: Antonello Tievoli, il commissario di bordo Manrico Giampedroni e la hostess moldava Domnica Cermortan.
Alle 21:44 la Costa Concordia è a soli 160 metri dalla costa. Schettino ordina “barra del timone tutta a dritta” (destra) per allontanarsi dagli scogli e, in rapida successione, chiede altri aggiustamenti di rotta per evitare di sbandare con manovre troppo brusche. Evidentemente si è reso conto di aver osato troppo e di essere in pericolo. Il timoniere indonesiano Rusli Bin però capisce male l’ultima indicazione e ruota il timone di 20 gradi in senso opposto. Fu quello l’errore fatale che condusse la nave sugli scogli.
Alle 21:47:07 il lato di sinistra della Costa Concordia colpisce uno degli scogli affioranti de “Le Scole”. Si sente un boato. Al ristorante, dove molti passeggeri sono ancora nel mezzo della cena, volano piatti e bicchieri. L’impatto provoca uno squarcio di 70 metri di lunghezza. Una falla così grande che potrebbe contenere, in abbondanza, la Torre di Pisa.