“Sono arrabbiatissimo, non ci sono protocolli medici che possano obbligare a compiere una distinzione sulla pelle delle persone migranti tra chi deve scendere dalla nave e chi no”.
Renato Costa (ancora per poco) commissario Covid a Palermo valuta – spiega lui – “da medico e da uomo” quello che sta succedendo al porto di Catania.
Perché è arrabbiato, dottore Costa?
“Perché una cosa del genere non è etica, non esiste ed è soltanto una foglia di fico per decisioni politiche. Quelle persone hanno tutte diritto di sbarcare e un medico deve saperlo”.
Perché?
“Perché l’Oms definisce la salute uno stato di benessere psicofisico e sociale. Le pare che uno che migra, che è stato per settimane in mezzo al mare, che ha affrontato l’indicibile, possa rientrare nella definizione e che, dunque, sia corretto lasciarlo a bordo, in quanto non considerato un soggetto bisognoso di soccorso?”.
In effetti…
“Chi sta su quelle navi è, per questa sola circostanza, un sofferente. E come tale deve essere accolto. E, insisto, un medico che ha presto giuramento non può non saperlo. I medici facciano i medici. Vorrei ricordarlo, senza nemmeno entrare nel merito del discorso politico. Ma una cosa alla politica vorrei dirla”.
Dica.
“Stia lontana dalla medicina, è un altro mestiere”.
Lei cura sempre quel progetto di ambulatori popolari?
“Ci stiamo muovendo per aprirne altri, oltre il presidio del Borgo. Siamo a buon punto, avremo un incontro con la diocesi e penso che partiremo presto”.
Ricordiamo l’idea di base?
“Una buona pratica costruita su un principio semplicissimo. Tutti hanno diritto alla cura, a essere presi in carico gratis. E’ quello che abbiamo fatto e che continueremo a fare”. (Roberto Puglisi)