PALERMO – Botta e risposta a suon di tweet e interviste tra il renziano Davide Faraone e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone. La querelle ruota intorno alla questione dei vitalizi per gli ex parlamentari condannati, un tema molto caro al presidente di Sala d’Ercole.
“Caro Davide Faraone – scrive Ardizzone sul social network più amato dal premier Renzi – l’Ars è sganciata dal Senato già da due anni. Piuttosto: da noi ex parlamentari condannati non hanno vitalizio, a Roma che fate?”. Il riferimento del presidente dell’Ars, che corregge Faraone, è a una dichiarazione rilasciata dal sottosegretario all’Istruzione nell’intervista di ieri con Salvo Toscano di Livesicilia. Faraone ha affermato, infatti, che “quasi non c’è più il Senato e continua ad esserci l’equiparazione dello status dell’Ars al Senato”.
Ma Ardizzone non ci sta e usa Twitter per rivendicare la politica di tagli dei privilegi portata avanti dal Consiglio di presidenza dell’Ars e rilancia con un tema scottante: quello dei vitalizi a tutti quei parlamentari che risultino condannati in via definitiva.
Il caso sui vitalizi si riaccese intorno alla vicenda dell’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. A sollevare il caso furono i 14 parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle che chiesero a gran voce, in Aula e fuori dall’Aula, che il vitalizio dell’ex presidente, in galera a Roma per una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, venisse revocato. Sentita l’Avvocatura dello Stato, che diede parere favorevole, Ardizzone firmò la revoca del vitalizi concesso dall’Ars e scrisse immediatamente ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, per chiedere che anche le Camere nazionali si adeguassero al parere dell’Avvocatura. Ma a oggi non è ancora successo.
E così Ardizzone pungola Faraone. E la stampa. Domenica, infatti, sempre su Twitter, Ardizzone aveva scritto al programma L’Arena di Massimo Giletti: “Nessuna revoca per i vitalizi da parte di Montecitorio e del Senato. Perché la stampa non se ne occupa?”.
