PALERMO – Arriva un nuovo team di psicologi nell’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cervello di Palermo che punta, oltre che al supporto del benessere psico-fisico di operatori sanitari, pazienti e familiari, anche al miglioramento delle dinamiche organizzative in situazioni di alta criticità come quelle che hanno contrassegnato il lungo periodo pandemico. L’azienda ospedaliera, dopo aver reclutato con un provvedimento dello scorso 4 ottobre, diversi specialisti del settore, riunisce in un unico team professionisti con competenze differenti per rispondere a bisogni sempre più complessi, in linea con i più recenti indirizzi legislativi che pongono particolare attenzione al sovraccarico operativo ed emotivo dei sanitari legato al perdurare nel tempo di fattori di rischio stress-correlato a elevata intensità, generati dalla cura del paziente contagiato e legati a forti, repentini e sostanziali cambiamenti organizzativi, relazionali.
Codice rosa, valutazione del rischio suicidario, psicologia prenatale, problem solving, decision making e fatica da crisi, infatti, sono al centro dell’agenda operativa della task force. “La centralità del paziente, già insita nel concetto di umanizzazione delle cure, può trovare certamente un valore aggiunto in questo percorso progettuale”, dice Walter Messina, direttore generale dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. Il Gruppo di lavoro è costituito da Alessia Alongi, Marilisa Cammarata, Valentina Ficili, Giulio Gambino, Antonella Lunetta, Federica Licata, Angela Moscato, Elisa Modica, Gessica Marceca, Marcella Marramaldo, Susanna Marotta, Patrizia Nacci, Alessandra Pizzuto, Silvia Piccunelli, Angelo Scuzzarella, Laura Termini, Valentina Vegna, Ivana Zingales, Viviana Cirella e Sonia Balatti.
“La presenza di questi professionisti nella nostra realtà ospedaliera – aggiunge Ilaria Di Lena, responsabile del team e dei presìdi aziendali – rappresenta l’opportunità per migliorare l’assistenza ospedaliera e offrire un valido supporto a fronte di istanze fortemente variegate, che insieme con la malattia, svelano anche la dimensione umana e sociale dei pazienti e sovente fanno transitare alla nostra pertinenza anche situazioni di forte disagio socio-culturale. I sanitari hanno dovuto rimodellare, pertanto, l’approccio con la malattia, la sofferenza e la morte e hanno dovuto metabolizzare variabili a forte densità emotiva rispetto ai processi di cura ante Covid”.