ROMA – L’unica arma contro il Covid è la vaccinazione. A rimarcarne l’importanza è il membro del Comitato tecnico scientifico Sergio Abrignani, direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare ‘Invernizzi’.
“Premesso che il rischio zero in medicina non esiste e che sta circolando una variante estremamente contagiosa, la Delta – afferma -, la vaccinazione riduce in modo impressionante sia il rischio di ospedalizzazione e morte, che il numero di contagi. Dunque anche le possibilità di trasmettere il virus. Non possiamo confidare nella stagionalità o nell’esaurimento naturale dell’infezione”.
“A livello globale – ricorda Abrignani – abbiamo superato i 3 miliardi e mezzo di dosi somministrate contro il Covid. Gli eventi avversi sono stati limitati, pensiamo alle trombosi rare collegate ai vaccini a vettore virale per le quali le agenzie regolatorie hanno cambiato la destinazione per fasce di età”.
Anche per i giovanissimi è importante la vaccinazione. “I rischi legati a Covid nei bambini non sono pari a zero: in questo anno e mezzo i morti tra 0 e 19 anni sono stati 28, secondo dati dell’Iss. Con i vaccini possiamo evitare che se ne aggiungano altri. I minori con fragilità sono per fortuna pochi (pensiamo per esempio ai pazienti oncologici), ma non dimentichiamo che in Italia circa un bambino su dieci è obeso (9,4%) e l’obesità rappresenta uno dei fattori di rischio per le forme gravi di Covid”.
Abrignani poi ricorda che “nessun ragazzo è morto a causa del vaccino Covid mentre, come vediamo per esempio in Indonesia, il virus uccide anche in quelle fasce di età. Secondo un’analisi dei Cdc, un milione di dosi di vaccino Pfizer possono evitare, nella fascia 12-29 anni, 12 decessi”, conclude il professore.