“Io penso che stiamo sbagliando tutto. Chi pensa che il Covid, ormai, sia una semplice influenza, non sa di cosa sta parlando. I dati raccontano che siamo in piena emergenza. I dati, non io, i numeri!”.
Il punto esclamativo, nella voce del dottore Massimo Farinella, nel corso di una chiacchierata telefonica, c’è davvero, nei toni e nella perentorietà. Lui, infettivologo, primario al ‘Cervello’, non ha mai creduto che il coronavirus fosse una vecchia cosa di pessimo gusto da mettere, senza alcuna indulgenza, in un ripostiglio da dimenticare. I fatti gli stanno dando (purtroppo) ragione.
La situazione, dottore?
“Quella che è sotto gli occhi di tutti. Solo che molti si rifiutano di vederla, perché dalla politica sta arrivando un discorso sbagliatissimo e perché anche alcuni colleghi medici danno dei messaggi popolari, ma errati. Il Covid non è una influenza. E chi ha un ruolo dovrebbe avere anche responsabilità”.
Ma, si dice, gli ospedali ancora reggono.
“Non è del tutto vero e non sarà vero, soprattutto. I reparti sono in difficoltà, come i pronto soccorso Covid. Poi, il fatto che non ci siano le terapie intensive al collasso dipende dal vaccino che protegge, in buona parte, dagli esiti gravissimi della malattia. Ma in corsia ci sono persone che stanno malissimo. Stiamo rivedendo polmoniti molto impegnative. E ci sono fragili e anziani che muoiono, circondati da un’opinione pubblica indifferente. Questo fa male. Se i contagi aumentano, anche gli ospedali entreranno in una fase di totale emergenza”.
Aumenteranno ancora i contagi?
“Se non cambiamo, se non facciamo qualcosa, se non recuperiamo un po’ di prudenza, certamente. Non si capisce perché dovrebbero fermarsi”.
Qualcuno spera in una sorta di immunità di gregge.
“Con un virus che cambia continuamente e che è instabile? Non è possibile. In questa fase, aspettando i nuovi vaccini, possiamo solo giocare in contropiede. Lo ripeterò fino a sgolarmi: la politica del liberi tutti è un suicidio. Nei luoghi chiusi e in presenza di affollamenti va tenuta la mascherina, sempre”.
Stiamo sbagliando tutto, dunque?
“Sì, perché si sta raccontando al passato qualcosa che è ancora presente, che è tra noi. E’ chiaro che la gente preferisce credere alle cose belle, specialmente se suggerite dall’alto, con cattivi esempi. Dobbiamo ragionare e fermarci, tornando indietro sulla strada della prudenza.
Altrimenti?
“Come ho già detto, rischiamo moltissimo”.