Covid, all'inferno e ritorno: il miracolo di Gianni Lupo

Covid, all’inferno e ritorno: il miracolo di Gianni Lupo

Vi avevamo raccontato la storia di un avvocato palermitano gravissimo. E adesso...

All’inferno del Covid e ritorno. Questa è la storia dell’avvocato palermitano Gianni (Giovanni) Lupo. L’abbiamo seguita all’inizio, quando tutto faceva pensare al peggio. L’abbiamo raccontata ancora, dando aggiornamenti sulle sue condizioni di salute, perché, nel frattempo, si era sollevata una imponente ondata di apprensivo affetto fra i tanti che lo conoscono. E adesso è dolce scrivere che il peggio è passato. Che Gianni Lupo ce l’ha fatta. Ci vorrà un po’ di tempo per rimettere in sesto tutto, ma la tragedia sembra, ormai, dietro le spalle.

Merito di chi l’ha curato e anche di un pizzico di fortuna. Del dottore Giuseppe Arcoleo della terapia intensiva respiratoria dell’ospedale ‘Cervello’, del dottore Antonino Arcadipane della terapia intensiva dell’Ismett. E di tutti i militi ignoti di una sanità siciliana che sa realizzare i miracoli e che sta affrontando una pandemia, gettando il camice oltre l’ostacolo.

Sara Leone, la moglie di Gianni, è raggiante: “Ringrazio tutti i medici e gli infermieri che hanno salvato mio marito. Ringrazio il dottore Arcadipane e i suoi collaboratori che sono stati fondamentali e che hanno fatto davvero un miracolo. Splendide persone, come il dottore Arcoleo e i suoi. Abbraccio tutta la squadra. Mio marito sta meglio e il peggio è passato. Si sta riprendendo a poco a poco. Ringrazio anche chi c’è stato vicino, chi ha pregato, chi non ha fatto mancare il suo affetto. Li ringrazio a nome mio e della nostra famiglia”. Era il febbraio scorso quando abbiamo cominciato a scrivere dell’avvocato Gianni e della sua battaglia. E subito si è formata una folla di lettori che volevano notizie e che hanno vissuto quella sfida come se fosse propria.

“E’ stato male a casa ed è caduto mentre cercava di alzarsi dalla poltrona. Abbiamo chiamato l’ambulanza e l’hanno ricoverato. Sì, noi speriamo e preghiamo”, queste le prime e drammatiche parole della signora Sara davanti all’insorgere del Covid nel suo stadio più grave. Da allora è stata una rincorsa. Il ricovero nel reparto del dottore Arcoleo al ‘Cervello’, poi il passaggio all’Ismett nel reparto del dottore Arcadipane. Qualche giorno fa il trasferimento dalla terapia intensiva a una corsia di minore grado per gravità.

“Sì, mio marito migliora – racconta Sara –. Sta cercando di riprendere il filo del lavoro già dal letto d’ospedale. Gli abbiamo detto che deve avere pazienza, ma è un uomo vitale, che ama la sua professione”. E noi siamo felicissimi di scrivere una bella parola fine alla storia, nel viaggio di un uomo buono che è tornato dall’inferno.


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