PALERMO- “Mi pare presto per lasciarsi andare all’entusiasmo, anche se io sono e resto un ottimista. Siamo ancora all’inizio di ogni sviluppo possibile, la raccolta dei dati non è sempre semplice e i giorni trascorsi dalle ultime restrizioni sono pochi. La pandemia c’è ed è impetuosa, molte persone si contagiano, i ricoveri sono tanti, come le terapie intensive e ci sono parecchi decessi”.
Professore Antonio Cascio, direttore dell’unità di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo, che fa, si iscrive alla lista dei pessimisti?
“Assolutamente no, ma ci vuole prudenza con il Coronavirus, ci vuole un’osservazione più meditata che vada oltre la sintesi. I numeri e l’esperienza ci dicono che siamo nel bel mezzo della crisi. Io sono un ottimista, ma i dati sono difficili da valutare come un alleggerimento della situazione, anche se è un concetto che comincia a farsi strada”.
In Sicilia come siamo messi?
“Sicuramente meglio dal punto di vista del numero di casi assoluti e delle percentuali per centomila abitanti. Bisogna vedere quanto reggeranno gli ospedali e le terapie intensive e, da questo punto di vista, non mi pare che siamo messi bene. Al momento le percentuali note delle terapie intensive non destano eccessiva preoccupazione, però sappiamo che c’è una forte pressione sui pronto soccorso, con le ambulanze in fila, che ci sono dei focolai negli ospedali, come è accaduto al pronto soccorso del Civico, e che ogni tanto alcuni pazienti vengono assistiti con l’ossigeno in ambulanza, in attesa che si liberi un posto”.
Cosa possiamo sperare?
“Che la curva si appiattisca, che ci siano benefici dalle misure prese a livello regionale e nazionale e che i numeri ci diano respiro, aspettando il vaccino. Tutti siamo desiderosi di dare buone notizie, ma la situazione resta preoccupante. I veri numeri da osservare sono i degenti in terapia intensiva e, purtroppo, le vittime, compresi quelli che muoiono nelle rianimazioni”.
Lei è favorevole al lockdown?
“Il lockdown non piace a nessuno, dunque nemmeno a me. Però è la realtà che comanda. Io sono per provvedimenti selettivi e lascerei le scuole dell’obbligo aperte e in più anche i ragazzi della prima classe del liceo dovrebbero fare lezione. La scuola è un ambiente sicuro. Altri sono i rischi per i giovani”.
Quali?
“Si va in giro, magari non adoperando le misure di prudenza. Io vieterei ai ragazzi di uscire il pomeriggio, se non con i genitori. Ecco, i ragazzi dovrebbero stare il più possibile a casa. E ci vorrebbero molti più controlli, anche con l’esercito. E starei molto attento nei luoghi dove ci sono soggetti fragili, come le case di riposo, somministrando il test rapido al personale con frequenza. So che si tratta di un sacrificio grosso, ma, appunto, comanda la realtà”.