Covid, la macchina catanese: personale, costi e numeri - Live Sicilia

Covid, la macchina catanese: personale, costi e numeri

L'esercito di precari che lavora nell'emergenza sanitaria.

CATANIA – Il tema caldo di questo autunno è la stabilizzazione del personale Covid. Risorse umane che potrebbero riempire i vuoti delle piante organiche della sanità che la pandemia ha fatto emergere. La condizione d’emergenza ha portato al reclutamento di medici, infermieri e tecnici che hanno lavorato nei vari settori improntati per fronteggiare i contagi dal punto di vista del tracciamento, della cura e (nell’ultimo anno) dell’immunizzazione. In un momento in cui a Roma si lavora alla manovra finanziaria (e quindi ai fondi da destinare all’intera operazione) si aprono diversi interrogativi. Tra questi quello della procedura con la quale questi precari saranno assunti. Dalla Sicilia il presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava propone i concorsi, unico anticorpo alle clientele. 

Ma la “carica” degli angeli del Covid, così come li ha battezzati la stampa, di quanti professionisti è composta? E quanto costa? A Catania il personale medico e tecnico è diviso tra hub vaccinali e Usca che sono gestiti dall’asp etnea. Poi ci sono quelli che lavorano nell’ ufficio speciale del commissario Covid. Ma vediamo nel dettaglio, numeri e tariffe pagate. 

Hub e punti vaccinali 

Il simbolo della lotta al Covid è l’Hub. Quello di via Forcile a Catania, sin dalla sua inaugurazione, ha rappresentato il campo di combattimento per vincere questo terribile virus. L’esercito (per continuare a usare la metafora della battaglia) assoldato è composto da personale medico, infermieristico e amministrativo/informatico. Se nella prima fase gli hub erano stati allestiti per effettuare i tamponi in massa, quando è arrivato il vaccino sono stati utilizzati anche per la somministrazione del siero anti-covid. E si sono aggiunti i punti vaccinali ospedalieri (PVO), i punti vaccinali territoriali (PVT) e le squadre mobili di vaccinazione. Secondo l’organigramma e i numeri forniti dal dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania nel territorio etneo sono distribuiti 6 hub, 4 pvo, 5 pvt e 15 squadra mobili. I medici attualmente impiegati sono in totale 168, di cui 40 a 38 ore settimanali, 10 a 19 ore settimanali, 118 specializzandi a 12 ore settimanali. Di questi 164 hanno un contratto interinale che è pagato dalla struttura commissariale nazionale del generale Figliuolo, e quindi non a carico né dell’Asp né della Regione Sicilia. I restanti medici sono pagati con tariffa oraria di 40 euro lordi.

Inoltre nei punti vaccinali operano 36 infermieri (stipendiati secondo il contratto nazionale). Inoltre lavorano a 30 ore settimanali 100 assistenti tecnici periti informatici (22 euro lordi l’ora), 83 assistenti amministrativi, 17 collaboratori amministrativi (24 euro lordi l’ora), 17 ingegneri (24 euro lordi l’ora). 

Le Usca 

L’ingranaggio principale della macchina covid sono le Usca (coordinate dall’Ufficio Territoriale dell’Asp). Principalmente sono squadre di medici e infermieri (ma a Catania c’è carenza di questa categoria) che svolgono diverse mansioni. A supporto ci sono anche gli informatici. Il personale Usca si occupa del monitoraggio dei pazienti positivi (al telefono per gli asintomatici), della presa in carico dei positivi che arrivano dalle segnalazioni del medico di famiglia o dalla sorveglianza sanitaria, dell’effettuazione dei tamponi per i pazienti in isolamento, delle visite domiciliari almeno due volte a settimane a domicilio e nelle Rsa dei positivi paucisintomatici, del monitoraggio dei focolai covid nelle strutture, del lavoro nei drive-in. 

Le squadre Usca sono composti da medici che lavorano a turni di 24 ore settimanali e sono divisi per ogni distretto. Ricevono un compenso di 40 euro lordi ogni ora. A Catania operano 57 medici su turni di 24 ore (ma in realtà il personale è di più – circa 80 – perché c’è chi lavora sul turno di 12 ore). Ad Acireale 19 medici, Adrano 11, Bronte 7, Caltagirone 11, Giarre 14, Gravina 28, Palagonia 7, Paternò 12

A queste vanno aggiunte le Uscas, cioè le Usca scuola, che si occupano di tutto quello che riguarda focolai e contagi tra i banchi. Anche questi operano su turni di 24 ore e hanno un compenso di 40 euro lordi ogni ora espletata. Ad Acireale sono in servizio 6 medici, ad Adrano 4, a Bronte 2, a Caltagirone 6, a Catania 2, a Giarre 7, a Gravina 4, a Palagonia 6, a Paternò 1. È ben comprensibile che in alcune realtà come quelle di Catania, ad esempio, 2 medici sono insufficienti a garantire il monitoraggio e tutte le attività connesse. Ed infatti vengono affiancate dalle Usca. 

Completano l’organigramma 8 informatici (4 dei quali lavorano all’ufficio Curt per l’identificazione da comunicare ai laboratori). Il corrispettivo è di 22 euro  l’orda l’ora, su un turno di 30 ore settimanali. 

L’ufficio del commissario Covid 

La sede dell’ufficio del commissario Covid è in via Pasubio a Catania. Anche qui operano amministrativi, informativi e medici. Il ruolo principale è quello di coordinamento della varie attività riferenti al tracciamento del covid e alla programmazione della campagna vaccinale. Quindi, ognuno per la propria competenza, opera per il contact tracing, al call center, all’ufficio elaborazione dati, all’ufficio scuola, alla programmazione tamponi, per la vaccinazione di prossimità. Dai dati che ci sono stati forniti sono impiegati nell’ufficio del Commissario Covid 65 amministrativi (30 ore settimanali a 20 euro lordi l’ora), 26 informatici (30 ore settimanali a 22 euro lordi l’ora), 23 medici (40 euro lordi all’ora: 6 medici operano a 36 ore settimanali, il resto su un turno di 12 ore settimanali ). Sui medici infatti va fatta – anche questa volta – una precisazione: gli specialisti svolgono turni di 36 ore settimanali, mentre gli specializzandi 12 ore settimanali.

Alla fine, facendo un po’ i conti con il pallottoliere, ci troviamo davanti a circa 750 risorse umane per un costo medio mensile che supera i 2 milioni di euro. Una buona fetta di questi soldi è a carico della struttura commissariale istituita dal Governo. Ma chiunque paghi, soldi pubblici sono. E quindi costi per la collettività.


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