CATANIA – La sentenza è arrivata in serata. La gup Simona Ragazzi ha condannato, con il rito del patteggiamento, gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco per la bancarotta di Tecnis, colosso che operava nel settore degli appalti pubblici. Sono 4 gli anni inflitti a Bosco, mentre è di 3 anni e 8 mesi la pena comminata a Costanzo. Condannati anche Orazio Bosco, fratello di Concetto e Gaspare Di Paola, rispettivamente a 3 anni e 4 mesi e 2 anni.
La giudice inoltre ha disposto la restituzione della parte dei beni ancora sequestrati ai commissari liquidatori. Già in fase di indagini le altre aziende – oggetto dell’inchiesta Arcot scattata nel 2020 – erano confluite nel patrimonio di Tecnis. Un fattore che ha portato il pm Fabio Regolo a dare parere favorevole alla istanze di patteggiamento avanzate dal collegio difensivo composto dagli avvocati Carmelo Peluso, Luigi Latino, Maria Licata, Marco Tita e Francesca Scuderi.
Le indagini espletate dal nucleo di polizia economico finanziaria della Finanza hanno permesso di ricostruire la galassia che girava attorno al colosso Tecnis, cristallizzando connessioni e collegamenti. Il gip, lo scorso anno, aveva disposto un sequestro di beni del valore stimato di 94 milioni. Al centro dell’inchiesta, coordinata dai magistrati Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti e dal procuratore aggiunto Agata Santonocito, il crac della società (dichiarata insolvente nel 2017, ndr). Secondo la ricostruzione accusatoria sarebbe stato creato un sistema di drenaggio di fondi che prevedeva il trasferimento di flussi finanziari da Tecnis (per 100 milioni di euro tra il 2011 e il 2014) verso le altre società comunque riferibili agli imprenditori.