Crimi assente al voto in giunta | Lite con il siciliano Giarrusso - Live Sicilia

Crimi assente al voto in giunta | Lite con il siciliano Giarrusso

Mario Giarrusso

Polemica a cinque stelle a Palazzo Madama, dove la mancata presenza del capogruppo Crimi impedisce l'elezione di Giarrusso a presidente della Giunta per le autorizzazioni, che invece va a Dario Stefano di Sel. Il senatore catanese lascia la Giunta ma smentisce di essersi sospeso dal Movimento cinque stelle.

ROMA – Tanta tensione nel Movimento cinque stelle dove va di scena lo scontro fra Mario Giarrusso e Vito Crimi. Succede a Roma dove si votava il consiglio di presidenza della Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama. In corsa due esponenti delle opposizioni, da un lato il grillino Mario Michele Giarrusso dall’altro l’esponente di Sel Dario Stefano. E l’avvocato catanese del M5S si ferma a un passo dall’elezione, perché il suo capogruppo Vito Crimi non si presenta.

“Non mi chiedete niente, vi dico solo che il mio capogruppo non ha votato. Chiedete a lui”. Il senatore del M5S esce così dalla giunta per le Autorizzazioni dopo l’elezione di Dario Stefano al vertice dell’organismo parlamentare. Subito dopo l’uscita di Giarrusso arriva trafelato Vito Crimi, che fa in tempo a votare solo vicepresidenti e segretari. Poi, a fine seduta, sta circa mezz’ora al telefono, e alla fine si concede ai cronisti: “Come capogruppo mi spettano mille incombenze. Per fortuna dal 16 giugno ci sarà la rotazione. Mi è dispiaciuto arrivare in ritardo – spiega – ho cercato di spiegare a Mario (Giarrusso,ndr) che non è stata colpa mia ma che questa è stata una giornata intensa. Prima la nomina al Copasir, poi non riuscivo a trovare dove fosse la Giunta”. Crimi però se la prende con i colleghi:  “Comunque  nelle altre commissioni si è atteso chi è arrivato in ritardo, qui invece sono andati avanti con le votazioni”.

In un primo momento arriva pure notizia dell’autosospensione dal Movimento dello stesso Giarrusso, che però è smentita dal parlamentare siciliano. Quello che il senatore conferma però è l’addio alla Giunta per le autorizzazioni: “Ho scritto al presidente Grasso di sostituirmi in Giunta visto che non ci si può dimettere – dice Giarrusso -. Stefano è un infiltrato dell’Udc. In Giunta c’é una maggioranza palese ed una occulta trasversale che vuole salvare il Cav. Da noi mele marce, se ne devono andare”.

Al di là dell’episodio che ha fatto arrabbiare il senatore catanese, nel Movimento cinque stelle sembrano vicine alcune prese di distanza da Beppe Grillo. Vicini all’addio pare siano soprattutto Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, oltre al messinese Tommaso Currò. C’è però chi vuole spazzar via voci di divisioni interne, come Francesco Campanella. Il senatore palermitano è considerato fra i più autonomi ma allo stesso modo rivendica le proprie intenzioni di non abbandonare la barca a cinque stelle.  “Vorrei segnalare agli organi di stampa – scrive su Facebook – che pur con qualche opinione divergente rispetto a Beppe Grillo, non mi compiaccio a dissidere né coltivo alcun progetto scissionistico. In compenso avrei elaborato col mio gruppo alcune posizioni politiche a difesa della Costituzione che ci paiono interessanti, e alcune ipotesi di provvedimenti a difesa delle PMI e per la cura della situazione di crisi.Siete sicuri che i vostri lettori si interessino solo alle chiacchiere da cortile?”. Insomma i numeri delle possibile fratture in seno al Movimento sono tutti di verificare e potrebbero essere molto più bassi di quanto sussurrato nei corridoi. Il problema però esiste ed i nodi stanno per venire al pettine.


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