PALERMO – Spegnere il Megafono. E allo stesso tempo mettere in un angolo la dirigenza regionale. Nel Pd la partita è almeno doppia. E rischia di coinvolgere il partito a tutti i livelli. Dai Comuni, dove, alla fine, è esploso il “bubbone” del Megafono, alla Regione, dove in tanti ormai chiedono un chiarimento delle posizioni.
E contro il movimento di Crocetta, ormai, è un affondo continuo. L’ultimo, quello di Mirello Crisafulli. Che segue, nel giro di ore, più che di giorni, quelli di Faraone, Marziano, Cracolici. L’ex senatore ennese, la scorsa settimana, ha inviato una lettera al comitato di garanzia del partito. Una lettera frutto di quanto emerso dalle intercettazioni delle conversazioni tra il politico agrigentino Giovanni Arnone e il senatore Beppe Lumia. E il contenuto, come racconta lo stesso Crisafulli, è molto chiaro: “Il Megafono è mutato, rispetto a qualche mese fa. È qualcosa di molto diverso rispetto a ciò che era quando è nato. Ha anche scopi differenti”. E questi scopi, spesso, spiega Crisafulli, non coincidono con quelli della “casa madre” del Pd. “In molte realtà – dice Crisafulli – il Megafono è un antagonista del Pd. Ha gruppi consiliari propri, non condivide col partito le linee politiche. Ormai è un’altra cosa”. Un’altra cosa. Rispetto a quando nacque, come “costola” del partito democratico. “Il Megafono – aggiunge Crisafulli – fu creato, in accordo con l’allora segretario Pierluigi Bersani, con lo scopo di allargare la base del Pd. Ma oggi è evidente che ha scelto un’altra strada, presentando, ad esempio, alle elezioni amministrative della provincia di Enna candidati antagonisti al Pd”.
Ma la questione, ovviamente, va ben al di là delle amministrative di Enna. “Crocetta continua a definirsi un dirigente del Pd? Ne sono felice, ma spero che si voglia, una volta per tutte, superare l’ambiguità”. Anche alla Regione: “Certamente. Il Megafono, anche all’Ars – prosegue Crisafulli – si muove per conto proprio. Ha un gruppo del tutto autonomo rispetto al Pd. Credo che il partito debba affrontare quanto prima la vicenda, convocando gli organismi regionali. La situazione, insomma, è ormai insostenibile”. E nelle parole di Crisafulli, si legge anche una velata critica alla direzione del partito. Colpevole, forse, di non aver lasciato troppa libertà al Megafono. “Di sicuro c’è una cosa: il partito deve affrontare la questione, e farlo in maniera ufficiale”. Dal segretario Lupo, però, nessuna replica polemica. Anzi, un elegante “dribbling”: “Crisafulli ha presentato legittimamente – dice – un ricorso al Comitato di garanzia del partito. Credo quindi che adesso bisognerà attendere l’esito di quell’esame. Del Megafono abbiamo sempre discusso apertamente – aggiunge – e lo continueremo a fare senza problemi, nel momento in cui la questione venisse sollevata da un punto di vista puramente ‘politico’”.
Ma la questione, appunto, si sposta anche verso il prossimo congresso regionale. Che potrebbe tenersi già a settembre. “Chi crea problemi al Pd – ecco però la replica del senatore del Megafono Beppe Lumia – è Crisafulli e non il Megafono. Il Megafono – aggiunge – è una risorsa voluta e condivisa con il gruppo dirigente nazionale del Pd. Crisafulli è il problema, il suo modo di fare politica, le sue collusioni, il suo consociativismo… La Commissione Nazionale di Garanzia lo ha addirittura escluso dalle liste. Adesso ci aspettiamo una sua esclusione dal Pd alla luce delle denunce che insieme ad altri parlamentari ho presentato da mesi”.
Parole che non sono andate giù al politico ennese: “Ovviamente di queste frasi – dice Crisafulli – Lumia risponderà nelle sedi opportuno. A meno che lui, quando parla di ‘collusioni’ non si rifierisca al periodo nel quale io ho fatto politica insieme a lui, che era dirigente del mio partito. Adesso, però, – aggiunge – mi sembra quantomeno fuori luogo il suo richiamo: da dirigente del Megafono chiede ai dirigenti del Pd di intervenire…”.
Ma da giorni, il fuoco “amico” contro il protagonismo del governatore e la “libertà” del suo movimento è continuo. Dopo Davide Faraone (“è ora di chiudere il Megafono”) e Cracolici (“Il Pd detti l’agenda a Crocetta) è la volta di Crisafulli. Colpi indirizzati al governatore, che sfiorano, però, anche i vertici regionali del partito.