PALERMO – “La Sicilia di oggi è una Sicilia migliore che non può rimpiangere gli anni trascorsi. I risultati di oggi sono il frutto del lavoro di un popolo in cammino che non si è mai totalmente piegato al sistema oppressivo che si è consolidato. La mafia non ha soltanto controllato la società, ma è entrata anche in settori delle istituzioni, turbando gli incanti e imponendo il pizzo, controllando il voto, bloccando una vera partecipazione democratica alla vita sociale e politica e il libero esercizio delle imprese”. Lo ha detto il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, parlando dal palco del teatro Politeama, a Palermo, dove è in corso la festa per il 71/o anniversario dell’autonomia siciliana.
Per il presidente della Regione “l’autonomia per tanti anni è stata un’occasione mancata, non garantita sufficientemente dallo Stato e molto spesso abusata dai suoi governanti che, in qualche caso, hanno contribuito, nello scenario nazionale e internazionale, a dare una immagine distorta dell’isola”. Crocetta ha ricordato “la Sicilia degli sprechi, delle clientele, la Sicilia che non faceva una lotta netta e chiara contro il sistema mafioso, anzi in qualche caso, manifestava collusioni, complicità, corruttele”. “Sono stati anni difficili – ha aggiunto il governatore – di parassitismi, di clientele, di complicità col sistema criminale, che hanno impedito che la Sicilia librasse per tanti anni il suo volo”.
“Vi assicuro che fino all’ultimo giorno saremo al lavoro perché vogliamo fare ripartire la nostra isola, a cominciare dal pieno utilizzo dei 3,2 miliardi del Patto per la Sicilia e dei fondi europei – ancora il governatore -. Occorre andare avanti senza fermarsi, ponendosi l’obiettivo di diventare una delle regioni più sviluppate in Italia e d’Europa. La nostra isola, una delle più belle del mondo, deve diventare anche una delle più ricche, per dare certezza del futuro ai ragazzi e alle ragazze di Sicilia, agli uomini e alle donne oneste di Sicilia, che non si sono mai rassegnati”. E infine: “Sarà la storia a giudicare le contraddizioni emerse sul fronte dell’antimafia, ma non posso non ricordare l’impegno del mondo delle imprese nella lotta al racket delle estorsioni. Prima a Palermo, a Gela e a Messina tutti pagavano il pizzo, oggi non è così”. Parole pronunciate fuori dal discorso ufficiale e senza fare riferimenti espliciti agli imprenditori.