"Chiacchiere indegne contro di me | Ora rischio di perdere la casa" - Live Sicilia

“Chiacchiere indegne contro di me | Ora rischio di perdere la casa”

Intervista a Rosario Crocetta. "Ma quale video hard, fanno di me un mostro. E ora non vogliono più assicurarmi".

L'intervista
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8 min di lettura

PALERMO – Rosario Crocetta riappare come un ricordo che torna alla memoria dopo qualche tempo. L’ex governatore è meno spumeggiante di una volta, provato da una serie di vicende. Non ha perso il gusto della battuta accompagnata dalla sua famosa risata. Ma non nasconde tutta l’amarezza per le cronache degli ultimi mesi. Che hanno visto il suo nome tornare alla ribalta. Ed è una, in particolare, la ferita più dolente, quella relativa al fantomatico video hard di cui si parla nelle carte dell’inchiesta sull’ex presidente di Confindustria Antonello Montante.

Che cosa fa Rosario Crocetta per ora?

“Un po’ mi lecco le ferite. Di un’esperienza in cui ho messo tutto. E che dire drammatica è poco. Ha assunto aspetti persino surreali in alcuni momenti”.

A cosa si riferisce?

“A vicende che poi si sono sgonfiare da sole. Ma che hanno avuto le prime pagine dei tg, vedi la finta, inesistente intercettazione su Lucia Borsellno che mi ha visto al centro di massacri mediatici. Avevo trovato una Regione quasi al default e ho cercato di imprimere un modo diverso di amministrare. E invece sono anche stato accusato dalla Corte dei conti per la questione di Sicilia e-Servizi, lo capiva chiunque che non c’era altro da fare se non assumere quei dipendenti. Ultima la vicenda Spartacus, in cui io sarei lo sprecone della formazione professionale”.

Non lo è stato?

“Prima che arrivassi io, la formazione costava 350 milioni e io l’ho portata a 175 milioni. E prima c’erano enti inaffidabili, noi abbiamo affidato il servizio al Ciapi, nato proprio per questa cosa. È il presidente della Regione che doveva controllare se i dipendenti lavorassero? Cosa dovevo fare, controllare 1.800 dipendenti a uno a uno?”.

Ma non c’è solo questo tra le contestazioni che le sono state mosse…

“Guardi, il broker che ha quasi il monopolio dell’assicurazione di tutti i dipendenti della Regione non mi rinnova l’assicurazione. E quindi per i sinistri con la Corte dei conti dovrei rispondere col mio patrimonio. Cioè la mia casa che mi ero fatto con 25 anni di mutuo”.

Ma non era assicurato all’epoca dei fatti?

“Il paradosso è questo, ci vuole la continuazione dell’assicurazione. Rischio di finire senza casa. Le farei vedere il mio ultimo cedolino della pensione, a proposito di casta (prende il telefono, ndr). Trecentosessantasei euro netti”.

Che pensione è?

“Quella da presidente della Regione e da deputato regionale. È giusto dirlo. Ma io non voglio vitalizi. Vorrei solo essere lasciato in pace. (Mostra il cedolino, l’ha trovato, ndr). Trecentosessantanove euro”.

Lei è anche indagato nelle inchieste su Morace e Montante. Ci sono novità?

“Non ne so niente. Ma vogliamo parlare del caso Morace? Un processo corruttivo per un bonifico? A un’impresa a cui ho tagliato circa cento milioni di euro in cinque anni? Dopodiché, io ho rispetto per la magistratura e sono fiducioso che queste vicende si concluderanno positivamente”.

Anche quella che riguarda i rapporti con Montante?

“Non ne so nulla. Dall’avviso di garanzia non capisco a quali fatti ci si riferisca. Questi fatti corruttivi o addirittura associativi non li conosco, anche perché sono stato sempre un single e non mi sono mai associato con nessuno”.

Secondo l’ipotesi degli inquirenti, lei tra l’altro avrebbe ricevuto soldi per la campagna elettorale.

“Chiarirò con i magistrati e non mi va di rilasciare dichiarazioni prima di essere interrogato. Per rispetto della magistratura non mi sembra corretto. Io dai giornali ho letto che si parla di un milione di euro, o due… Io la mia campagna elettorale l’ho fatta sobria, parca, senza fuochi d’artificio. Spese ed entrate sono tutte documentate. E il 70 per cento degli imprenditori che hanno contribuito sono gelesi. A quelle spese ho contribuito io con circa 56 milioni… no, 56mila euro, con i soldi della mia liquidazione”.

Sta dicendo che Montante non gliene ha dati di soldi.

“Ma di che parliamo? O li ho spesi o dovrei averli in tasca. Io vivo in una casetta semplicissima, ho uno stile di vita sobrio, non mi interessa la ricchezza. Sarei un coglione che ha due milioni di euro e vive come un poveraccio? Poi mi pare che siamo davanti a un pregiudizio omosessuale ripetuto”.

Si riferisce al video hard di cui qualcuno parla nell’indagine?

“Il presunto video. Ho denunciato io, nel 2008, che qualcuno metteva in giro questa voce. Nel processo contro Panorama ne ho parlato, l’ho fatto anche nel processo contro l’Espresso. Se questo materiale ci fosse stato io penso che sarebbe in rete da molto tempo. E poi non lo avrei denunciato io. E mi faccia dire: mi si infanga con insinuazioni indegne, peggio che dire che io sono un assassino. Io ho familiari, nipoti che possono leggere che loro zio ha i video pedopornografici. Io denuncerò per diffamazione chi usa questi argomenti parlando per sentito dire”.

Al di là di questa vicenda, che comprendo sia molto dolorosa per lei, il tema politico che viene fuori da quest’indagine è l’ipotesi che qualcun altro governasse la Regione al suo posto.

“Ma come? Attraverso l’assessorato Attività produttive? E l’assessorato Attività produttive governava la Regione? Quando si doveva nominare il successore di Vancheri, il candidato era Nello Dipasquale, proposto da Vancheri e Cicero. Io rifiutai. Confindustria non voleva essere al governo allora e io non lo volevo più. Scelsi la Lo Bello che era espressione del mondo sindacale. Quando Cicero rifiutò di fare il commissario all’Irsap, io proposi una dipendente regionale, la dottoressa Alessandra Dilberto. Poi fu la Lo Bello che nominò la Brandara. Non mi si dica che gliel’ha chiesto Montante, si conoscevano da ragazzine, dividevano la casa, non le ha presentate certo Montante. E comunque sono fatti a cui io sono estraneo. A me Montante non ha chiesto mai qualcosa di illecito. nè lui né nessun altro. Non c’è stato nessuno che mi ha chiesto cose che non si potevano fare. Anzi, ci fu un imprenditore che voleva partecipare a una gara e mi chiese se avevo uno studio tecnico da suggerigli, io lo cacciai dalla stanza e gli dissi che avrei potuto denunciarlo. Non si fece più vedere”.

Sta dicendo che non c’erano pressioni sulle vostre nomine?

“Ma se non sentivo nemmeno i partiti… Il caso di Dipasquale è emblematico. Mi venne proposta la sua nomina dall’assessore uscente, di Confindustria, e io ritenevo chiusa quella fase. Credo che nei miei confronti i magistrati non abbiano assolutamente nulla. Siamo al sentito dire del sentito dire. Il pettegolezzo è diventato inchiesta giudiziaria”.

È preoccupato per questo?

“Sono addolorato, non preoccupato. Penso a tutta la mia vita, le testimonianze che ho fatto nei processi, i miei conti aperti con la mafia, le mie revoche degli affidamenti nei bandi a tutte le imprese mafiose. Improvvisamente impazzisco, vengo in Siclia e vado a fare un pactum sceleris con chi? Con quelli che venivano considerati i paladini dell’antimafia italiana. E che avevano una visibilità maggiore della mia che ci avevo messo la vita nel territorio. All’epoca lo stesso Fava diceva nel 2012 che era opportuno collaborare con la Confindustria. Di Lo Bello e Montante si parlava come possibili presidenti della Regione”.

Di Lo Bello si parlava, di Montante non mi risulta.

“Sui giornali. Ma nelle sedi politiche che contavano si parlava anche di Montante. Io perché avrei dovuto rifiutare quel sostegno? Se quel sostegno deve apparire corruttivo, allora omnia munda mundis. Io nella mia vita non mi sono appropriato di un centesimo. Non mi sono arricchito. Non possiedo nulla se non quello che è venuto col mio lavoro e non da politico. Se io mi devo trovare inserito in uno scontro che non riguarda me, ma la Confindustria siciliana per sostenere la tesi che Antonello Montante è un mostro che controllava la Regione, dico che con me la Regione non l’ha controllata nessuno, né Montante ci ha tentato. E poi mi faccia dire una cosa.

Cosa?

“Tutto questo patto corruttivo sarebbe avvenuto perché allo Sviluppo economico davano qualche migliaio di euro alla pasticceria che forse era di Montante? Io gestivo miliardi. Avrei dovuto fare un patto corruttivo per un piccolo contributo alla pasticceria che adesso apprendo potrebbe essere di Montante? Non mi faccia aggiungere altro, parlerò ai magistrati, con il massimo rispetto”.

Le manca un po’ la tv? Ci andava spesso.

“Non ci voglio andare. Ho vissuto momenti di sofferenza. Queste vicende le pago. Chi delinque mette nel conto il rischio. Invece chi non delinque e ha sempre vissuto con onestà e si ritrova mostrificato… Io mi imbarazzo. Quando ci fu la vicenda Borsellino, avevo vergogna di affacciarmi alla finestra di casa mia perché pensavo che la gente guardandomi mi dicesse mafioso. Queste cose dovrebbero essere gestite con più cautela. Io penso a un padre che mi vede fare una carezza a un bambino e poi legge quella cosa e vede in me un mostro. È inconcepibile. E tutto senza nessun elemento che non siano i chiacchiericci di persone indegne. Chi si è inventato queste cose deve rispondere alla giustizia di Dio e degli uomini”.

Lo sa che dicono che lei andrà all’Isola dei famosi?

“Ma quando mai? Me lo hanno chiesto altri giornalisti. Io? Io che mi vergogno a farmi riprendere in costume?”.

Però l’ha pubblicata una sua foto in costume all’epoca. E fu criticato.

“E infatti quella volta mi sono messo il giornale davanti per coprire la pancia… Ma io mi vergogno. Quella cosa la feci unicamente perché c’era stata un’offesa alla Sicilia”.

È ancora iscritto al Pd?

“Io sinceramente se dovessi valutare per come sono stato trattato avrei dovuto mandare a quel paese già dalle Regionali il Pd. Ho fatto il disciplinato militante, e sono stato ripagato”.

Come?

“In modo ignobile. Non rispettando neppure le promesse. Sono schifato del modo come è stata condotta la politica regionale. Nel Pd ci sono tante persone perbene che avvertono il disagio come me. O il Pd diventa un’altra cosa o sinceramente non capisco perché dovrei continuare a fare politica”.

Secondo lei chi dovrebbe fare il segretario del Pd?

“Io. (Ride, ndr) Che non lo voglio fare”.


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