Crocetta è stato il peggiore | Ora la sfida della discontinuità - Live Sicilia

Crocetta è stato il peggiore | Ora la sfida della discontinuità

Di sicuro c'è una voglia diffusa di chiudere definitivamente la stagione crocettiana.

Il commento
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Sono probabilmente due i sentimenti che attualmente animano i siciliani all’alba della XVII legislatura regionale. Da un lato abbiamo i rassegnati che non nutrono alcuna speranza di novità positive – nemmeno sono andati a votare – dall’altro i convinti dell’assioma “peggio di Crocetta non si può” e che una qualche chance a Nello Musumeci intendono offrirla, ponendolo di fronte a una responsabilità precisa: far ricredere i primi e rispondere alle attese dei secondi.

Di sicuro c’è una voglia diffusa di chiudere definitivamente la stagione crocettiana, la peggiore esperienza governativa degli ultimi decenni. L’attenzione è perciò alta. Se pensiamo, però, che Musumeci indossi l’armatura di Lancillotto e faccia saltare la tavola rotonda delle estenuanti trattative per la formazione della sua Giunta, stravolgendo riti e procedure di bassa cucina ormai consolidati, siamo fuori strada. La politica in Sicilia è a un livello di credibilità talmente basso e così scarsa è, con eccezioni, la qualità anche etica della sua classe dirigente – vedi i cosiddetti “impresentabili” e le inchieste giudiziarie per gravi reati a carico di deputati regionali appena eletti – che apparirebbe velleitaria l’irruzione di un novello Robespierre con ghigliottina al seguito per mozzare teste e separare in maniera manichea il buono dal cattivo, il nero dal bianco.

Rinnovamento sì, ma facendo i conti con una realtà sostanzialmente immutabile, in particolare nel personale politico disponibile. I pentastellati di Beppe Grillo, i nemici giurati della casta, non hanno vinto perché evidentemente non hanno sufficientemente convinto. No, in realtà Musumeci, sarebbe stato lo stesso per chiunque trasportato da lodevoli intenzioni, ha dovuto attraversare un’insidiosa zona minata impossibile da aggirare per raggiungere l’agognata poltrona presidenziale. In una parola, da illusi immaginare di non sporcarsi mani e piedi se non a rischio di condurre una battaglia destinata in partenza alla sconfitta. La scommessa, quindi, è un’altra e si tradurrà non tanto in scoppiettanti annunci o atti “rivoluzionari” da sbandierare nei salotti televisivi, ne ricordiamo fin troppi e farlocchi ad opera del precedente inquilino di Palazzo d’Orleans, quanto nella scelta sana dell’alta burocrazia – amministrazione centrale, sottogoverno regionale e strutture ospedaliere – e sulle opzioni programmatiche di fondo riguardanti le scottanti questioni irrisolte sul tappeto, le medesime che costantemente cacciano la Sicilia in fondo alle classifiche dei maggiori istituti di ricerca economico-sociali.

Ecco il campo aperto dove Musumeci si giocherà credibilità personale e capacità di governo. Al netto dell’ovvia aspettativa di non vedere assessori condannati o indagati seduti in poltrona, la discontinuità non aspettiamocela nella composizione del governo, soprattutto se politico e non “tecnico” – pretendiamola piuttosto nel reclutamento con rigorose selezioni dei dirigenti generali, dei presidenti e consiglieri di società partecipate e dei manager ospedalieri, rigettando le nefaste logiche d’appartenenza a partiti, consorterie e lobby. La discontinuità pretendiamola sul modo di affrontare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e il necessario rifacimento della rete idrica per togliere ossigeno e affari alle mafie dell’immondizia e dell’acqua. La discontinuità pretendiamola sulla formazione professionale su cui hanno lucrato politicanti, faccendieri e mascalzoni, mortificando migliaia e migliaia di giovani in cerca di una dignitosa occupazione.

La discontinuità pretendiamola sulla Sanità ancora lontana dagli accettabili standard medi italiani ed europei, sulle infinite liste d’attesa, sull’organizzazione dei pronto soccorso simili a trincee, sulla cronica carenza d’organico di medici e infermieri. La discontinuità pretendiamola sulla riforma della pubblica amministrazione affinché sia al servizio esclusivo dei cittadini, non dell’assessore di turno, e un luogo in cui chi è meritevole viene premiato e chi è fannullone viene punito, eliminando il piattume che avvilisce i più bravi e chi non ha padrini. Ci siamo capiti, l’elenco sarebbe eccessivamente lungo e stancheremmo il lettore. Soprattutto ha capito, ne siamo certi, il presidente Musumeci.

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