PALERMO – La valigia per Roma è già pronta. Maurizio Bernava dopo sei anni lascia la guida della Cisl siciliana per entrare nella squadra di Annamaria Furlan, nella segretaria confederale della Cisl. Per lui una delega pesante, che va dalla pubblica amministrazione alla legalità. Il 26 ci sarà il cambio della guardia. Pronto a succedergli è Mimmo Milazzo.
Segretario Bernava, quanto le dispiace, se le dispiace, lasciare la Sicilia?
“Premesso che io sono un siciliano di scoglio e ‘di ritorno’, sono andato via altre volte ma questa ho la sensazione che sarà l’ultima. Quindi sì, mi dispiace. Quello che ho fatto in Sicilia in questi sei anni mi ha formato, è stata una ‘palestra’ che sarà molto utile per la sfida nazionale che mi attende. Il sindacato è chiamato a un rilancio”.
Eppure in questo momento l’impressione, anche a sentire Matteo Renzi quando ne parla, è che il sindacato sia molto lontano dalla gente, avvertito come qualcosa di antico, quasi superato…
“Ci sono due aspetti che dobbiamo distinguere. Da una parte i dirigenti, dall’altra il sindacato ‘vero’, quello dei posti di lavoro, del territorio. Lì c’è tanta gente, un lavoro molto vivace. Tra i dirigenti, invece c’è una dicotomia tipica delle società opulente e il sindacato tende all’autoconservazione. Le emergenze sociali però lo rendono ancora il pilastro del Paese. Renzi parla alla pancia della gente, in questo fa ancora meglio di Berlusconi. Ma il problema non è Renzi, siamo noi stessi”.
In cosa si è sbagliato?
“Io da quindici anni penso che il sindacato debba essere post-ideologico e che il sindacalista non stia al centro del mondo. Io queste convinzioni le ho messe in pratica in Sicilia. E le faccio un esempio: all’Ars abbiamo perso tutti i nostri iscritti. Perché abbiamo fatto una scelta, che nessun partito politico farebbe mai: meglio perdere ottanta iscritti che essere massacrati dall’opinione pubblica difendendo l’indifendibile”.
Il suo rapporto con Crocetta è stato per lo meno complicato…
“Abbiamo chiesto di spostare risorse dagli sprechi al lavoro. Spero che Crocetta abbia smesso di perdere tempo con i partiti. Questo Crocetta ter mi ricorda l’epilogo dell’esperienza di Lombardo con una regione che non cresce, in cui aumenta il debito e non si affrontano le emergenze. La priorità è quella di spostare risorse dagli sprechi al lavoro. A Crocetta faccio una proposta: chiuda per tre giorni con le consorterie che si spacciano per partiti e dedichi quei tre giorni a un confronto con imprese, sindacati e sindaci, per vedere come costruire soluzioni ai veri problemi. Costruiamo delle strategie: la Cisl offre ancora una volta il suo contributo al governo, che non ci ha mai ascoltato. Baccei oggi dice cose che la Cisl ripete da anni, cioè spostare risorse dagli sprechi al lavoro”.
Quand’è che Crocetta non vi ha ascoltato?
“Guardi, nell’agosto 2013 gli dissi: concorda con il governo nazionale un assessore all’Economia. E lui mi rispose: e che mi faccio commissariare? Gli dissi che sarebbe stato commissariato lo stesso”.
Quali proposte suggerirebbe al governo?
“Gliene dico tre e riguardano tutte e tre il sindacato. Un tetto per i dirigenti della Regione…”.
C’è già, lo ha messo Crocetta…
“Ma deve essere nei fatti. E cumulativo. Seconda proposta: c’è un articolo di una norma nazionale del 2011 che prevede che le amministrazioni pubbliche possono aprire un confronto con i sindacati per la razionalizzazione dei servizi. In Sicilia nessuna amministrazione lo ha fatto. Crocetta lo renda obbligatorio. Terzo: vincoliamo i Comuni in questa Finanziaria a una contrattazione per mantenere la spesa sociale almeno sui livelli degli ultimi tre anni. Noi come sindacato vogliamo essere sfidati su questi temi”.
Lei parla di ridurre gli sprechi, ma secondo lei, ad esempio sulla formazione professionale, il sindacato è stato collaborativo con il governo?
“Il nostro sì. La riforma l’avevamo proposta nel 2009 noi. Perché s’è fatto un massacro sulla formazione ed è rimasto inalterato lo spreco sui Pip?”.
Era meglio mantenere entrambi gli sprechi?
“Ma no, noi abbiamo dato il nostro contributo per bloccare il vecchio sistema nel 2009, dicendo allora cose che oggi sono nella riforma Scilabra. Nel 2011 siamo usciti da ogni forma di gestione diretta nella formazione. Io ho subito detto dal mio insediamento quali erano i temi su cui si doveva intervenire: pubblica amministrazione, partecipate, enti locali, rifiuti, sanità e formazione. Non mi pare che si sia fatto nulla se non sulla sanità, con Russo: la Regione vive ancora del suo piano di rientro. Sulla formazione ho parlato a lungo con l’assessore Scilabra”.
Lei vi ha ascoltato?
“No. Si è affidata alle cure di Lumia e Crocetta. Hanno massacrato gente incolpevole. E i beneficiari per decenni in politica del sistema formazione sono tra gli sponsor della maggioranza di Crocetta”.
Come valuta il prosciugamento dei fondi per le imprese artigiane per pagare gli stipendi dei forestali?
“E’ sbagliatissimo. Anche lì paghiamo il non ascolto di Crocetta e Lombardo. Noi avevamo posto il tema di ristrutturare la forestale per fare lavorare meglio e di più i nostri forestali, in servizi nuovi, limitando gli appalti esterni. Ma niente. Per amministrare ci vuole competenza, non solo annunci”.
Il sindacato però deve fare la sua parte…
“Noi siamo il sindacato più riformista. Io voglio essere sfidato sui contenuti. Anche da Renzi. Portiamo avanti un impegno per destinare risparmi di gestione a produttività e salari, o anche alla stabilizzazione dei precari”.