PALERMO – L’assessore c’era, ma non incideva. Per il dirigente generale addirittura era come se non ci fosse. E il governatore? Distratto o indaffarato in altre faccende. I verbali offrono lo spaccato di una stagione politico-amministrativa travolta dagli scandali giudiziari e segnata dal fallimento. I protagonisti sono l’ex assessore alla Formazione Nelli Scilabra, il dirigente Anna Rosa Corsello e il presidente della Regione Rosario Crocetta. Ed è proprio il resoconto dell’ex giovane assessore – silurata e poi ricollocata con un incarico alla segreteria particolare del presidente – a consegnare alle cronache un quadro sconfortante. La Scilabra veniva “scavalcata”. Non ne fa mistero davanti al procuratore aggiunto Bernardo Petralia e al sostituto Luca Battinieri che ne raccolgono la testimonianza due volte. L’ultima nel dicembre scorso. L’inchiesta è quella sul mega peculato da 11 milioni di euro scoperto dai finanzieri della Polizia tributaria e contestato alla Corsello, ma anche al segretario generale Patrizia Monterosso.
Con Anna Rosa Corsello “non c’è mai stata reciproca simpatia”, mette a verbale la studentessa divenuta assessore e simbolo, suo malgrado, della rivoluzione mancata di Crocetta. Perché “accadeva che si comportasse come se non ci fosse un assessore al di sopra di lei di fatto scavalcandomi”. E così “più volte ho proposto al presidente Crocetta di rimuovere la dottoressa Corsello sin dall’inizio del mio insediamento”.
Ed invece la Corsello è rimasta al suo posto. Anzi, è stata la Scilabra a dovere fare le valigie. “Le motivazioni del mio allontanamento dalla carica di assessore sono da individuarsi nelle vicissitudini verificatesi ad agosto 2014 in occasione del click day – racconta al pubblico ministero -. Il presidente decise di azzerare la giunta regionale su pressione delle varie forze politiche dell’Ars, di fatto non si è trattato di una mia iniziativa. Anche all’interno del mio assessorato vi era personale favorevole al mio allontanamento tra cui la dottoressa Corsello quantomeno da agosto 2014”.
Il click day, che doveva servire per partecipare ai tirocini formativi del Piano giovani, fu la goccia che fece traboccare il vaso: “Le criticità tra noi due si erano manifestate sin da subito a causa di divergenze di opinioni anche su vicende di una certa importanza come in materia di revoca di accreditamenti in favore di alcuni enti di formazione. Non ho mai capito con certezza per quale motivo la dottoressa Corsello abbia scaricato su di me le responsabilità per il fallimento della procedura click day. Voci di corridoio vogliono che lei volesse vendicarsi del fatto che si era diffusa l’indiscrezione che io avessi formalizzato una denuncia contro di lei in relazione a questa vicenda”.
L’inchiesta in cui viene sentita è quella sui cosiddetti extrabudget della Formazione. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale. Integrazioni che, però, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha emesso pesantissime condanne, sono illegittime. La stangata contabile è ormai definitiva. La condanna più pesante è arrivata proprio per la Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro.
Nelle more della sentenza la Regione aveva avviato le “compensazioni”. La Corsello aveva ricevuto dalla Monterosso un atto di diffida affinché riequilibrasse la situazione. E così si arrivò al blocco dei finanziamenti dell’Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare venire meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio.
L’assessore sapeva delle compensazioni? Anche in questo caso la Scilabra ammette il suo ruolo di assessore depotenziato: “Io ho appreso per la prima volta di questa vicenda intorno al febbraio del 2013, ma non attraverso i canali ufficiali dell’amministrazione bensì sulla stampa avendo letto mi sembra un articolo di Livesicilia”. Quando provò a informarsi la Corsello le avrebbe risposto “che si trattava di atti gestionali e che pertanto non coinvolgevano la mia carica”.
L’ipotesi della Procura è che la Monterosso fece pressioni sulla Corsello perché, recuperando le somme, sarebbe venuto meno il danno erariale. Sul punto la Scilabra spiega che “ho saputo sin da subito che la vicenda delle compensazioni ruotava intorno ad un giudizio di responsabilità contabile a carico di importanti personaggi dell’amministrazione regionale. La Corsello mi spiegò che si trattava di una situazione molto delicata proprio in virtù dei personaggi che vi erano coinvolti facendo esplicito riferimento sia alla dottoressa Monterosso che agli altri politici ed amministratori”. E Crocetta? Anche allora fu avvisato dalla Scilabra, “ma si mostrò poco informato, riservandosi di fare approfondimenti”.
A dicembre i pm, dopo avere riletto la prima deposizione, convocano di nuovo la Scilabra. La prima volta aveva parlato di “divergenze di opinioni su temi importanti come la revoca degli accreditamenti”. La Scilabra lancia sospetti: “… a dispetto delle mie sollecitazioni lei (La Corsello, ndr) spesso non era solerte nel dare corso alle verifiche nei confronti di taluni enti coinvolti in procedimenti penali, verifiche che io richiedevo non appena avevo notizia dalla stampa di tali vicende ad esempio come nel caso degli enti di formazione del messinese Aram, Enfap e gli altri coinvolti nella gestione Genovese”. Era una situazione che la insospettiva quella che tirava in ballo l’ex segretario del Pd Francantonio Genovese, finito in carcere per i suoi presunti interessi illeciti nella Formazione.
Ancora una volta l’allora assessore sentì l’esigenza di avvertire Crocetta: “Scrissi anche una riservata al presidente con cui gli rappresentavo che dopo aver saputo della vicenda Genovese avevo investito subito la Corsello dei dovuti controlli tuttavia la stessa non si era attivata. Nel corpo della missiva al presidente inoltre riportavo anche il fatto che il capo della mia segreteria tecnica, l’avvocato Lucio Guarino, era stato avvicinato da alcuni sindacalisti evidentemente ed inspiegabilmente al corrente del contenuto della mia lettera preoccupati della mia iniziativa finalizzata a verificare se vi fossero i presupposti per dare corso alle revoche degli accreditamenti nei confronti degli enti coinvolti nello scandalo dei corsi d’oro”. La reazione di Crocetta fu, ancora una volta, il silenzio: “Non ricevetti risposta da parte del presidente aggiungo che solo di recente sono venuta a sapere che la nota con cui avevo investito in maniera riservata la dottoressa Corsello dei controlli in oggetto era stata da lei direttamente girata ad alcuni servizi del Dipartimento anziché predisporre lei una direttiva di suo pugno. Circostanza anomala atteso che si trattava di una riservata personale divulgata così ad altri uffici”.