Crocetta ter, disastro ter - Live Sicilia

Crocetta ter, disastro ter

Doveva essere la giunta della "svolta". Ma dopo tre mesi, il governo di "alto profilo" ha concluso poco o nulla. Tranne l'approvazione del mega-mutuo e la solita, infinita serie di nomine.

PALERMO – Il primo atto della giunta della “svolta”, fu una marcia indietro. Il 4 novembre scorso, infatti, il terzo governo di Rosario Crocetta richiamava al dipartimento Lavoro Anna Rosa Corsello. L’alba del “Crocetta-ter” insomma, somigliava tanto al tramonto del “Crocetta-bis”. Dove la dirigente ricopriva lo stesso ruolo, prima di essere travolta dalla tempesta apparente del Piano giovani. Il renziano Giuseppe Bruno la cacciò: “E’ venuto meno il rapporto di fiducia”. Il governatore, invece, poche settimane dopo (giorni infarciti, tra le altre cose, dalla minaccia di licenziamento per la Corsello), recupererà la burocrate. Dopo aver sacrificato la rivale di quei giorni: l’assessore Nelli Scilabra.

Il governo della svolta, insomma, si mostrò fin da subito (l’assessore al lavoro Caruso, già nominato, non aveva ancora fatto in tempo a insediarsi ufficialmente) come il governo dell’inversione “a U”. Del ripiegamento. Da quel 4 novembre sono passati ormai tre mesi. E la giunta della nuova era non è che abbia brillato per produttività. Anzi. Qualche passerella, qualche convegno o qualche incontro in cui propagandare l’idea che tutto è cambiato, ma di provvedimenti, di leggi, nulla. O quasi nulla.

L’andamento lento del Crocetta ter

L’esecutivo non si riunisce dalla bellezza di venti giorni. Venti giorni di nulla, anche a causa degli impegni (istituzionali ed estetici) del governatore. Venti giorni in cui la giunta non ha prodotto un bel niente. Nonostante sia chiara a tutti ormai la gravità delle condizioni in cui versa la Sicilia. Un quadro dipnto anche dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei nel suo primo Dpef. Sì, il primo. Perché pare che ce ne sia già uno nuovo di zecca. Lo ha sostanzialmente annunciato l’assessore durante un convegno all’Ars, pochi giorni fa. Chissà se avrà avuto anche il tempo di avvisare i deputati di questa nuova, illuminata versione del Dpef. Visto che l’esame del documento era già previsto, all’ordine del giorno, nella seduta di una settimana fa: quale testo sarebbe stato discusso dai parlamentari, se quell’ordine del giorno fosse stato rispettato?

Ma tant’è. In fondo, l’esistenza di due Dpef colma qualche lacuna sulla produttività di una giunta che, esclusi i disegni di legge di natura finanziaria (legge di stabilità ed esercizio provvisorio), atti dovuti e giunti comunque in clamoroso ritardo, ha portato all’Ars un solo, vero disegno di legge: quello che ha costretto i siciliani ad accendere un mutuo da 1,776 miliardi. Condannando i cittadini dell’Isola a pagare il più alto livello possibile di Irap e Irpef per i prossimi trent’anni.

La giunta dei prestiti e dei prestanome

La giunta della svolta, finora quindi, si è presentata solo come la giunta dei mutui. Dei prestiti. Di soldi e nomi. Perché è indubbio che, al di là della natura “tecnica” dell’esecutivo, e del presunto alto profilo dei componenti, questo appaia come un governo composto anche da qualche “prestanome politico”. Nessuna valutazione sulla persona, per carità. Ma l’ombra di alcuni (sotto certi aspetti sorprendenti, e vedremo perché) uomini politici della maggioranza crocettiana è fin troppo ingombrante. Fino all’altro giorno, quando la nomina di Giovanni Pistorio a capo della segreteria particolare dell’assessore alla Funzione pubblica Enrico Leotta ha reso palese l’invadenza della politica nella “tecnica”. Un po’ come accade ai Beni culturali, dove Nadia La Malfa, addetto stampa del Pd regionale fin dai tempi di Giuseppe Lupo, guida la segreteria di Antonio Purpura, con la benedizione dell’ex segretario regionale. Lo stesso, per intenderci, che a pochi mesi dall’insediamento del primo governo Crocetta addirittura chiese agli allora assessori democratici di uscire dalla giunta. Salvo poi rientrare col proprio assessore all’Economia (Roberto Agnello) nel Crocetta-bis.

E c’è l’ombra di un altro degli ex fustigatori del governatore, nella investitura dell’assessore al Turismo Cleo Li Calzi, ex componente degli uffici di gabinetto di Raffaele Lombardo. Presidente che a Cracolici – che ne sostenne ribaltone e buona parte della legislatura insieme ad altri big del Pd come Beppe Lumia – doveva piacere probabilmente più di Crocetta, definito nei mesi scorsi, per restare all’epiteto più leggero, un governatore “inadeguato”. Mentre gli assessori di quei governi (e sottogoverni) su cui Cracolici non era riuscito ad allungare la propria ombra, avevano ricevuto la galanteria di essere definiti dei “camerieri”. Erano i “governi dei gabinetti”, come li definì il parlamentare palermitano. Gli stessi gabinetti che ora sono riempiti anche dai suoi fedelissimi. Per non parlare, poi, degli altri prestanome. Quasi ufficiale, ad esempio, è il caso di Alessandro Baccei, longa manus del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio e del leader dei renziani di Sicilia Davide Faraone. Anche lui, ovviamente, ha distribuito negli uffici di gabinetto amici e fedelissimi. Per poter occupare il potere sia – attraverso l’assessore ‘di riferimento’ – il palcoscenico, sia – tramite le truppe accomodate sulle sedie di plastica dei gabinetti – gli uffici e la burocrazia.

Nessuna legge, tante nomine

Il risultato di questa svolta? Il nulla. Il Crocetta-ter non si riunisce da venti giorni. Ma rileggendo i numeri e i fatti di questo primo trimestre, nessuno penserà si tratti di una gran perdita. La nuova giunta, infatti, dall’insediamento a oggi (nel frattempo ha pure perso un pezzo, con l’addio di Marcella Castronovo) si è riunita undici volte. In media, circa una volta a settimana. Un ritmo già di per sé non esattamente frenetico. Il problema però, è legato alla qualità delle “giunte dela svolta”. Gli unici disegni di legge approvati, se si esclude quello riguardante l’assetto di Ircac e Crias sono quelli, come detto, di natura finanziaria, e soprattutto il mega-mutuo da 1,776 miliardi. Per quello, il tempo si è trovato. Così come si è trovato per ricapitalizzare l’Airgest, società che gestisce l’aeroporto di Trapani Birgi, tanto caro ai tanti trapanesi della maggioranza (i due capigruppo di Pd e Udc, ad esempio: Baldo Gucciardi e Mimmo Turano). Poi, ecco qualche richiesta di “stato di calamità”, qualche costituzione parte civile (ma la giunta si dimentica di costituirsi per lo scandalo delle autorizzazioni sul fotovoltaico, che Crocetta e l’allora assessore Mariella Lo Bello presentarono ai siciliani come lo scandalo degli scandali), qualche rimodulazione dei Fondi europei.

Insieme a tutto il resto. A tutto ciò, insomma, che in questi primi 90 giorni ha interessato maggiormente l’esecutivo della nuova era: nomine, nomine, nomine. Valzer di direttori generali, soprattutto. A ridisegnare la mappa politica in mano ai soci più o meno occulti della giunta. Così, il governo, in appena 11 sedute è riuscito a confermare Francesco Calanna, commissario fedelissimo di Crocetta, all’Esa; ha rinominato Maurizio Agnese all’Audit, Sergio Gelardi al Turismo, ha spostato Alessandro Rais alla guida del fondamentale ufficio speciale per il cinema creato per l’occasione, ha, dopo aver revocato l’incarico del ragioniere generale Mariano Pisciotta, scelto prima un supplente (Giovanni Bologna) poi Salvatore Sammartano. Quest’ultimo è stato a sua volta sostituito all’assessorato Salute da Gaetano Chiaro, mentre sono state ufficializzate le nomine dei dirigenti generali di tre aziende sanitarie: Ida Grossi a Catania, Carmelo Iacono a Caltanissetta, Giovanna Fidelio a Enna. Mentre si è solo discusso della revoca delle nomine dei direttori generali Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò, nomine “stoppate” tra polemiche e pareri legali, dopo l’entrate in vigore del decreto Renzi che vieta gli incarichi ai pensionati. E poi, si è scelto, nonostante i richiami della Corte dei conti, di “ripescare” un dirigente esterno come Marco Lupo, per poi accorgersi che quest’ultimo non poteva ancora insediarsi. Quel dipartimento al momento non ha ancora un vero dirigente generale. La giunta, prevista inizialmente per venerdì, in occasione della quale doveva essere affidato a Maurizio Pirillo l’incarico a interim, non si è tenuta. Il governatore era a Roma per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Se ne riparlerà più in là. E Lupo tornerà alla Regione. Come è successo ad Anna Rosa Corsello, all’alba del Crocetta ter. Nell’eterno, costante valzer in cui cambiano le posizioni e mai le facce. Anche nella giunta della svolta. Anzi, della svolta continua.


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