Onorevole Miccichè, cominciamo dalla fine. Lei ha detto che si aspettava qualcosa di più da Lombardo. Cosa intendeva?
“Non da Lombardo, ma pure da me. Purtroppo, essendo un partito nuovo, abbiamo avuto le due disgrazie di Catania e di Ragusa, dove abbiamo fatto liste molto scadenti. Su Ragusa, il partito il giorno prima s’è dato al Pdl, un giorno magari scopriremo perché. Abbiamo candidato quattro ragazzi e siamo arrivati all’uno per cento. A Catania era molto difficile entrare: eravamo chiusi da Lombardo, Firrarello, Musumeci. Avevamo puntato su qualche giovane sperando che potesse dare risultati maggiori. Sul dato regionale queste due province ci hanno penalizzato Ma sul dato generale del partito sono abbastanza soddisfatto. Abbiamo due donne su cinque, la percentuale più alta di donne elette. È un segnale importante”.
Con il centrodestra unito si poteva vincere…
“Quando mi dicono che il centrodestra unito avrebbe vinto mi suona male. Il centrodestra era quello che si è presentato con Musumeci. Io avevo avuto un’offerta da parte di Berlusconi, che legittimamene i dirigenti del Pdl non hanno voluto. E hanno preso Musumeci”.
Veramente Musumeci lo ha candidato proprio lei.
“Io, dopo questo strano balletto del Pdl che prima mi chiama e poi mi dice no, avevo come intento quello di presentarci come Partito della Sicilia. Musumeci lo avevamo chiamato come Alleanza siciliana, non come Destra, perché per me il progetto del partito è più importante della mia candidatura. Poi capii che loro, soprattutto Storace, volevano pure il Pdl dentro e noi dicemmo che andava benissimo. Ma a quel punto mi hanno detto ‘sì ma senza il Partito dei siciliani’. E abbiamo rotto”.
Che ne pensa della campagna elettorale?
“Io sono molto soddisfatto. Ieri mia figlia mi ha detto ‘hai fatto un progetto meraviglioso, ora non è che ti fermi?’. Mi ha emozionato. Io ero l’unico che avevo un programma vero, tanto che ce l’hanno copiato in tanti. Ma non avevo valutato il fatto che in Sicilia, anche se hai un progetto meraviglioso se non hai le televisioni non passa. E non avevamo né il tempo né le forze economiche”.
Cosa cambierebbe della sua campagna?
“Ho voluto fare una campagna elettorale seria. E ho sbagliato, perché non c’era spazio per i programmi. Ho questa legge sulla burocrazia di cui ho parlato anche con Crocetta. Spero che la si possa portare avanti. In queste elezioni ha vinto la politica di chi fa casino”.
Ma comunque non ritiene che dalle urne siano usciti anche dei segnali di novità incoraggianti?
“Io sono convinto che se avessi avuto il tempo di fare passare il messaggio del mio progetto, quello di fare un partito come la Lega, sarebbe stato un grande guadagno per la Sicilia. Però, il fatto che solo 30 su 90 degli uscenti sono stati rieletti, è una cosa che può fare solo piacere. Se i ragazzi di Grillo abbandonano l’idea della protesta fine a se stessa, qualcuno di questi potrebbe costruire qualcosa di nuovo”.
Andiamo alla nuova Ars senza maggioranza. La linea che Crocetta sembra volere adottare è quella del dialogo con tutti, piuttosto che un’intesa con singole forze politiche. Che ne pensa?
“Che è sbagliato. Il dialogo con tutti non può funzionare. Crocetta deve fare una scelta. Che significa dialogo con tutti? Con i singoli? Stiamo attenti che non finisca a compravendita”.
E quale sarebbe allora l’alternativa per Crocetta dal suo punto di vista?
“Dialogare con qualcuno facendo un progetto politico per la Sicilia e vedendo se è possibile portarlo avanti anche per la Nazione. Crocetta un po’ presuntuosetto lo è stato nelle sue dichiarazioni, questo non gli porta bene. Poi se questo significa aprire a Miccichè o a Lombardo, è chiaro che lo deciderà lui”.
Ma lei sarebbe interessato a ragionare su un’alleanza politica che porti anche al vostro ingresso al governo?
“Guardi, in campagna elettorale tutti mi dicevano tu vinci sicuro perché tanto non c’è la maggioranza. Io dicevo: guardate che non è così semplice. Non funziona così. Ma ripeto che Crocetta deve aprire il dialogo nell’ambito della politica”.
Il primo banco di prova sarà l’elezione del presidente dell’Ars. Chi sarà secondo lei?
“E’ tutto da vedere”.
Secondo lei Cascio potrebbe restare al suo posto?
“Non lo so, certamente non avrebbe i nostri voti. Cascio, mentre tutti gridavano contro Lombardo, intanto faceva i suoi accordi”.
Ho letto che lei sceglierebbe Michele Cimino per quella poltrona. La chiedete?
“No, assolutamente no, non la chiediamo. Ma se ci fosse la possibilità di chiudere una forma di accordo con Crocetta certamente non direi di no alla presidenza dell’Assemblea. Ma non credo ci siano le condizioni”.
Lei si è candidato anche nella lista di Grande Sud, senza preoccuparsi di prendere troppi voti. Come mai?
“L’altro giorno Terranova (coordinatore palermitano del partito, ndr) mi ha detto: ‘mi posso permettere di scrivere in un comunicato che tu facevi le riunioni con gli altri e dicevi di non votare per te?’. Io sto costruendo un partito. So bene come per farlo ci vogliono alcune condizioni. Primo fa tutti, gestire i rapporti con gli altri. Non mi interessava certo l’elezione a deputato, io volevo fareil presidente della Regione”.
E nel suo futuro e nel futuro del suo partito cosa c’è? Fra qualche mese si vota per le Politiche, con chi pensa di allearsi?
“Io speravo molto sinceramente che la nostra coalizione potesse ottenere qualche cosa di più. Dopo di che, se avessimo raggiunto quel dato intorno al 25 per cento, probabilmente potevamo tentare, anche con questa legge elettorale, di candidarci da soli. Oggi, con un 20 per cento risicato, non possiamo”.
E allora?
“Io chiederò a Lombardo di andare avanti su questo progetto. Non più stando totalmente da soli, ma cercando di capire con chi andare. Ma oggi stare con questo centrodestra per me non sarebbe facile. Nei miei confronti c’è un tale odio…”.
E quindi entrerete nel progetto di Casini della Lista per l’Italia?
“Certamente è uno dei progetti più interessanti. Ne avevo parlato con Casini già prima della campagna elettorale. Sono dispoto a riparlarne di nuovo”.
Senta, ma questa faccenda del voto disgiunto per Crocetta era vera? Ora i conti se li sarà fatti.
“Che ci fosse la posiblità lo sapevo dal primo giorno che mi sono candidato. La gente vuole vincere e io ero terzo in partenza. Ragazzi miei, è inutile che ni pigghiamo pi fissa…”.
Ma è stato massiccio questo voto disgiunto a suo svantaggio?
“Non è stato massiccio. In realtà parte del voto disgiunto è stato dirottato su Grillo”.
Che è stato bravo, ne converrà…
“Sì, ma a noi non sarebbero bastati cinque milioni di euro per una campagna del genere. Comunque lui è stato bravissimo. È quello il suo mestiere”.
Un’ultima domanda sul caso di Franco Mineo, il deputato uscente sotto processo che non è stato rieletto. La sua candidatura ha scatenato polemiche. Rifarebbe le stesse scelte di nuovo?
“Assolutamente sì. Continuo a dire che ho troppi brutti ricordi di atteggiamenti giustizialisti e quindi onestamente non me la sentirei… Il giustizialismo non mi appartiene e non mi apparterrà mai. E comunque mi faccia dire una cosa: il risultato di Mineo è la dimostrazione che i voti non li compra”.