ROMA – Potrebbero finire nel registro degli indagati, secondo quanto svela oggi Il Messaggero di Roma, tre cittadini cingalesi che abitavano nella palazzina crollata ad Acilia. Potrebbero essere chiamati a rispondere di pluriomicidio colposo per la morte di Debora Catinari e della piccola Aurora per via dell’uso non consentito di bombole nel proprio appartamento, dopo che il gas gli era stato tagliato per via di alcune bollette non pagate. I proprietari dell’immobile, tra l’altro, avevano più volte litigato con gli inquilini minacciandoli di denunciarli per l’uso di bombole non a norma. I cingalesi si difendono assicurando di aver sempre usato le dovute cautele nell’utilizzo delle bombole.
C’è anche un altro particolare che gli inquirenti sottolineano: sempre pochi giorni fa un gruppo di stranieri rientra a casa con una grossa bombola da cucina, e una donna che vive nei pressi lo nota. La Procura di Roma intanto sta lavorando su tre punti: un tubo del gas che pare non sia a norma, un allaccio abusivo, bombole di ossigeno ritrovate nello studio dentistico sotto l’appartamento, che potrebbe aver fatto da detonatore. Sarebbero due le esplosioni: la prima partita dai locali dei cingalesi, in seguito a una dispersione di gas, la seconda qualche minuto dopo, con il gpl che entra in contatto con gli apparecchi del laboratorio del dentista. I tecnici sono convinti che non può esserci soltanto una bombola all’origine del disastro.