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Cultura, Spataro scrive a Napoli

L'ex segretario provinciale del Partito democratico, Luca Spataro, interviene nella polemica sulla cultura, diventata anche interna al Pd. E scrive una lettera al suo successore.

la lettera
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CATANIA. L’ex segretario provinciale del Partito democratico, Luca Spataro, interviene nella polemica sulla cultura, diventata anche interna al Pd. E scrive una lettera al suo successore. Ecco il testo.

“Caro Segretario,

come sai, in più di un anno non sono mai intervento pubblicamente sulle vicende che riguardano il Pd catanese. Non che siano mancate le occasioni per mostrarti il mio disappunto su alcune scelte, ma ho preferito sempre la via del colloquio privato per manifestarti alcuni dubbi e perplessità. Se oggi mi sento costretto a farlo è perché ho trovato francamente ridicola e umiliante per tutto il partito la tua difesa d’ufficio dell’assessore Orazio Licandro nella polemica con Mario Venuti.

A questa impressione di imbarazzo, ne aggiungo un’altra di carattere più squisitamente politico. Censurare con un comunicato, il cui stile e contenuto sembrava ricavato da un telegiornale della DDR del 1988, la critica costruttiva di Daniele Sorelli, componente del tuo esecutivo, nonché responsabile nazionale cultura dei Giovani Democratici, derubricando le sue parole a “pretestuose” e “critiche costruite ad arte” appare ai miei occhi, e ti assicuro a quelli di tanti altri, come ingeneroso nei suoi confronti ed un insulto all’intelligenza.

Il Partito non può essere la ridotta dell’amministrazione comunale, né l’esecutore dei desideri di quest’ultima. Il sostegno leale che il Pd deve alla giunta Bianco non può trasformarsi in acritica adesione anche ad atteggiamenti che un partito autorevole dovrebbe con molto garbo censurare.

L’atteggiamento dell’assessore Licandro nella gestione della vicenda di Mario Venuti è stato inadeguato. Inadeguato nei comportamenti, poiché se si è convinti di aver ragione nel merito non si utilizzano quei toni nei confronti di un artista di fama nazionale che ha sempre mantenuto forte il suo legame con Catania, non si utilizzano espressioni del tipo “se lui è un artista, io sono Pico della Mirandola”, non si sguinzagliano i propri collaboratori in dichiarazioni pubbliche del tipo “Mario Venuti chi?”, “Ma perché ancora canta” e potrei proseguire ancora. Non dico che il Pd ne avrebbe dovuto chiedere le dimissioni, ma quantomeno un bagno di umiltà con delle scuse pubbliche.

Aggiungo a questa mia riflessione alcune considerazioni rispetto a quanto scritto da Daniele Sorelli. Il mondo della Cultura, di chi la cultura la produce, delle imprese culturali, delle stesse istituzioni culturali pubbliche e private, è in forte crisi nella nostra città. Questa è una verità, nessuno dà la responsabilità assoluta a questa amministrazione, tuttavia è un fatto oggettivo. Se un’amministrazione, presa da mille cose, non se ne accorge o finge di vedere un’altra realtà, è compito di un partito radicato nella società porre attenzione su questo tema come bene ha fatto Daniele Sorelli. Nascondere i problemi sotto il tappeto non contribuisce a risolverli. Costruire un dibattito, chiamare i diretti interessati ad un riflessione, creare percorsi di partecipazione per definire politiche culturali innovative in un tempo di scarse risorse, questa dovrebbe essere la via.

Se a tuo avviso una riflessione del genere merita censura abbiamo due idee di partito diverse, ma anche due idee di governo della città diverse. Purtroppo, al dinamismo del Governo nazionale che sta aggredendo numerosi nodi che bloccano tanti settori, non corrisponde in Sicilia e anche a Catania lo stesso piglio. Le critiche servono da sprone, il dibattito interno al Pd e nella città deve contribuire a migliorare le cose, a fare sempre meglio. Questa è la funzione che credo spetti al nostro Partito. Sul tema della Cultura come su altri, e penso in primo luogo alla questione delle periferie urbane e dei quartieri più disagiati che sono stati espunti dall’agenda politica e di governo dopo la campagna elettorale, andrebbe alimentata la discussione, invece di irretirla.

Se a te così non pare e si vuole continuare a gestire il partito soffocando il dibattito interno, trattando con ostilità chiunque intenda sollevare un problema, credo che con molto disagio dovrò astenermi dalla partecipazione ai luoghi di dibattito (che non c’è) del Pd catanese.

Io credo che dovremmo utilizzare un pò meglio la nostra funzione e il nostro ruolo nel Pd, tranne che non ci si voglia accontentare di una città che da oltre un anno discute di un ponte e di una rotonda. In quest’ultimo caso l’immagine della rotonda mi pare l’adeguata metafora di una città che gira attorno a problemi”.

 


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