“La proposta di legge, attualmente in discussione in I commissione parlamentare all’Ars, che – stando a dichiarazioni ufficiali di autorevoli esponenti di talune forze politiche – prevederebbe una drastica riduzione del numero di consiglieri e giunte comunali, mantenendo al contempo l’integrità delle Province Regionali, dimostra ancora una volta il pressappochismo e la superficialità di una classe politica e parlamentare che – evidentemente alla ricerca di facili consensi ed in preda a soluzioni populiste – dimostra di non comprendere minimamente le drammatiche condizioni in cui versa il sistema delle autonomie locali siciliane”. Lo ha dichiarato Nuccio Cusumano, responsabile per il Mezzogiorno dell’Api. “Pensare di poter ‘barattare’ l’integrità delle Province con un improponibile provvedimento di riduzione sic et sempliciter della rappresentanza democratica nei Comuni, – prosegue Cusumano – senza proporre monte un disegno organico di riorganizzazione degli Enti Locali Siciliani, solo per strappare qualche consenso a quella parte di opinione pubblica mossa da pulsioni di anti politica, è profondamente sbagliato! Pensare di alterare gravemente il valore di organi di elezione diretta, che sono il riferimento più alto di una democrazia partecipata, scambiando il tema dei costi della politica con quello dei costi della democrazia rappresenta una pericolosa scorciatoia”.
“Ma i parlamentari regionali che sostengono questa proposta – si chiede Cusumano – si rendono conto di come vanno le cose nei Comuni? Sanno che i Consigli Comunali sono rimasti forse uno degli ultimi organi di autentica rappresentanza democratica e per questo punto di riferimento irrinunciabile per i cittadini? Sanno che – a fronte delle innumerevoli responsabilità ed incombenze ricadenti sulla testa di sindaci ed assessori, già adesso oberati da decine di deleghe e per questo materialmente impossibilitati ad espletare tutte le loro funzioni in maniera soddisfacente – prevedere un ulteriore taglio di Amministratori significherebbe in molti casi determinare un drammatico stallo dell’attività politico amministrativa nei Comuni, a detrimento della qualità di servizi essenziali (specie i Comuni più piccoli, dove la riduzione paventata determinerebbe conseguenze ancor più nefaste che nelle città metropolitane)? Ma si può davvero pensare di abbattere la spesa pubblica mortificando sempre e soltanto i Comuni? Se davvero si vuole dare una risposta seria al tema di costi della politica sarebbe semmai ben più ragionevole pensare ridimensionare l’entità dei compensi di Amministratori e Consiglieri, partendo ovviamente dalle realtà più grandi e tuttavia mantenendone inalterato il numero attuale. Auspichiamo pertanto – conclude Cusumano – un rapido ravvedimento del Parlamento siciliano rispetto ad un provvedimento che – se venisse approvato così com’è stato presentato – provocherebbe più danni che benefici. Auspichiamo altresì che l’ANCI alzi la voce e difenda le prerogative dei Comuni, dalla cui salvaguardia dipende in gran parte il futuro delle comunità siciliane.”