"Da Bagheria alle Ande" | Scianna si racconta - Live Sicilia

“Da Bagheria alle Ande” | Scianna si racconta

La mostra del fotografo siciliano alla Gam di Palermo.

PALERMO – Un Viaggio nella Memoria. Oltre mezzo secolo di fotografia. Un vero e proprio racconto parallelo, per conoscere da vicino il percorso di vita e professionale di Ferdinando Scianna, uno tra i più grandi maestri del panorama fotografico italiano. Una retrospettiva dedicata al grande fotografo siciliano dal 21 febbraio al 28 luglio 2019, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo. Curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, e organizzata da Civita, con oltre 180 fotografie in bianco e nero stampate in diversi formati, “Viaggio Racconto Memoria” attraversa l’intera carriera del fotografo e si sviluppa lungo un articolato viaggio narrativo, diviso in sei sezioni (la Memoria, il Racconto, Ossessioni, il Viaggio, Ritratti, Riti e Miti) e in svariate modalità di allestimento.

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Ferdinando Scianna ha deciso di raccogliere in questa mostra antologica a Palermo, la più ampia raccolta dei suoi lavori fotografici, partendo dagli anni Sessanta, dalla sua terra d’origine, Bagheria (Palermo), raccontando con le immagini, la cultura e le tradizioni siciliane. Fotografo e giornalista. È stato anche un migrante, ha lasciato la sua amata e indimenticabile Sicilia, viaggiando dal Sud al Nord d’Italia, da Parigi fino alla New York dell’agenzia foto giornalistica Magnum, in cui è entrato trentuno anni fa, a farne parte come primo italiano. Oggi, dall’archivio dei suoi viaggi e ricordi, tira fuori pezzi e frammenti dei cinquant’anni del proprio lavoro. Un lungo percorso artistico che si snoda attraverso diciannove tematiche, l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare, tutte legate dalla costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 50 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose, esordio della sua carriera, all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con gli stilisti, Dolce & Gabbana e la modella Marpessa. Scianna riesce a mescolare magistralmente i registri visivi del mondo della moda con l’esperienza del fotoreporter, creando un risultato originale che spezza la monotonia della fotografia di moda. E ancora i Reportage, i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose e infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia, Renato Guttuso, il suo maestro, Henri Cartier-Bresson e Jorge Louis Borges. Vi lasciamo all’intervista che Ferdinando Scianna, con la sua solita e spiccata autoironia, ci ha concesso qualche giorno prima dell’inaugurazione della mostra.

Solo recentemente la Fotografia assume il ruolo di arte e lei ne è uno dei grandi Interpreti, Come è potuto avvenire un così importante riconoscimento?

“Io mi ritengo un semplice fotografo e non un artista. Ho avuto dalla fotografia più di quanto io abbia dato alla fotografia. Nella vita ci vogliono tante cose, ci vuole passione talento ma soprattutto fortuna e io non posso neanche dire di avere fatto una grande fatica. Non ho neanche avuto la sensazione di lavorare perché quello che facevo era la mia passione, la mia vita. Il mondo mi ha restituito questo amore per il mio mestiere, con gli interessi e ne sono molto grato”.

Dal bianco e nero con le piccole macchine a tracolla al colore con i grandi obiettivi, quali le evoluzioni nell’era digitale?

“Non è il digitale che riguarda la fotografia ma è la fotografia probabilmente che riguarda il digitale, dopo le altre sezioni della comunicazione. Oggi tutto è digitale. Quello che davvero ha cambiato le cose sono le nuove tecnologie di massa per produrre le immagini. Questo ha creato un fatto sociologico e culturale nuovo, definito ‘social photography'”.

Di lei si ricordano le prime foto scattate alle Feste Patronali nella sua Sicilia e alla gente ritratta nei costumi laceri del dopoguerra, con i commenti alle sue foto del professore, Nino Buttitta, ai grandi reportage in giro per il mondo, quale ruolo avrà la fotografia nel futuro?

“La fotografia ha avuto un ruolo di nuovo racconto del mondo. Con la fotografia si può raccontare la verità ma come tutti i linguaggi si può anche mentire. Una cosa è certa con o senza la Fotografia, gli uomini racconteranno sempre le cose del mondo”.

Questa è la sua terza mostra antologica “ Viaggio Racconto Memoria”, tre sinonimi, quale l’importanza di queste parole ?

“Assolutamente tre sinonimi perché tutto quello che si fotografa subito si trasforma in memoria nel senso che è traccia di qualcosa. Tutte le fotografie sono racconto e Memoria oppure, almeno io penso, non sono nulla. E per trovarle bisogna cercarle, sempre e ovunque, ecco perché sempre sono viaggio. Viaggio in luoghi lontani o anche vicini, persino sotto o dentro casa. In ogni luogo la tua passione ti fa guardare e raccontare gli istanti più significativi. Con la fotografia si racconta tutto, stupori, indignazioni e amori. Se non c’è racconto non c’è nulla. Non c’è niente di più inutile di una fotografia soltanto bella. La fotografia è la possibilità di raccontare una vicenda umana. Questo il mio maestro, Bresson, mi fece capire, e mi indicò la maniera di vedere le cose, di leggere e di rapportarsi nei confronti del mondo”. 

Se dovesse definire il suo grande Maestro, Henri Cartier- Bresson?

“Il Mozart della fotografia”.

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