CATANIA- “Prima della strage di Capaci consegnammo a Termini Imerese alcuni pacchi con dell’esplosivo che proveniva dalla ex Jugoslavia. Si trattava di panetti da 5 chili avvolti in un involucro chiuso dentro nascosti in casse su cui c’era la scritta T4”. Lo ha raccontato, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, il pentito catanese Maurizio Avola. Avola, sentito come teste assistito, aveva inizialmente deciso di non presentarsi all’udienza in corso davanti alla corte d’assise di Palermo. I giudici ne hanno disposto l’accompagnamento coattivo. Il collaboratore, accusato di un’ottantina di omicidi, ha anche riferito che il capomafia catanese Nitto Santapaola non condivideva la strategia stragista dei boss corleonesi guidati da Totò Riina e che uno dei più fidati consiglieri di Santapaola, Marcello D’Agata, lo dissuase dal prendere parte all’attentato a Giovanni Falcone. Per cui l’apporto del clan all’eccidio si sarebbe limitato alla consegna dell’esplosivo.
(Fonte ANSA)