Da “impresentabile” a supporter | Se Genovese abbraccia Musumeci - Live Sicilia

Da “impresentabile” a supporter | Se Genovese abbraccia Musumeci

Il giovane Luigi crea un gruppo per aiutare il governatore, insieme a un ex assessore di Crocetta. Indagini e voltagabbana: altro che questione morale.

Come se nulla fosse successo. Il governo ha reagito senza reagire alla scelta di Luigi Genovese di appoggiare apertamente il progetto di alleanza con la Lega lanciato dal presidente della Regione. “Le logiche che sto seguendo sono regionali, ho scelto di aderire al progetto federativo proposto da Nello Musumeci”, ha spiegato il giovane deputato in una intervista a LiveSicilia. E nessuno, dalle parti di Palazzo d’Orleans ha detto qualcosa. Come se nulla fosse successo, come se il giovane deputato che ha deciso di lasciare Forza Italia fosse un parlamentare come gli altri.

Ovviamente non lo è. E qui, meglio dirlo fin dall’inizio, nulla c’entra la persona: garbato e gentile, Luigi Genovese ha svolto finora con diligenza il suo ruolo di componente di Sala d’Ercole. Il tema è, semmai, politico. Se non si vuole addirittura pescare nella categoria scivolosa dell’etica.

Un anno e mezzo fa, la scelta di Forza Italia di candidare il ventiduenne figlio di Francantonio nella propria lista per le Regionali scatenò polemiche, accuse e qualche “distinguo”. Il “caso Genovese”, in quei giorni, rimbalzò tra le tribune politiche delle televisioni nazionali, dove montava il caso degli “impresentabili” nelle liste a sostegno di Musumeci. Anche questo giornale, allora, prese posizione su quella candidatura. E non ha cambiato idea.

Si badi bene: qua nessuno vagheggia una sorta di ostracismo politico, tanto più insensato in una Regione in cui sono i cittadini a scegliere il proprio deputato. Il punto è, semmai, nelle contraddizioni che emergono da questa vicenda. E sulle quali il governatore ha deciso – scelta legittima ma, si perdonerà, discutibile – di far calare il silenzio. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Genovese – non è crescere in numero, ma come unione di intenti. Se qualcuno ci sta, lo sfondo è chiaro: è Nello Musumeci”. Il presidente lo sa? Ha incoraggiato questa decisione? O ha sconsigliato al giovane Genovese di affiancare il suo impegno politico alla figura del presidente della Regione?

Nei mesi della campagna elettorale, si ricorderà, piovvero insulti sul commissario di Forza Italia, Gianfranco Micciché, che con una mossa politicamente spregiudicata, aveva aperto le porte del partito a quel giovanissimo, figlio di cotanto padre. “Non l’avrei candidato se fosse stato nel mio partito – disse Musumeci tempo dopo – il coordinatore del suo partito, però, se ne è assunto la responsabilità”. Ma adesso la responsabilità è tutta del presidente: è pronto ad accogliere il giovane Luigi come compagno di viaggio politico, seppur in un movimento collaterale, attiguo al suo Diventerà Bellissima?

Perché se è vero come è vero, e come disse lo stesso Musumeci, che un figlio non può pagare gli errori del padre – e infatti è stato libero di candidarsi e di ricevere una pioggia di voti, è vero anche tutto il resto. Cioè che Luigi Genovese è il figlio di chi fu segretario del Partito democratico, finito agli arresti per una indagine sui corsi di Formazione e già condannato in primo grado a 11 anni. La formazione, la politica e le indagini: un triangolo che ha rappresentato per decenni, in Sicilia, il perimetro del clientelismo più vasto, più deleterio. Da quel mondo, insomma, arriva il giovane, garbato Luigi, finito poi pure lui indagato con l’accusa di una maxi elusione fiscale. Roba da decine di milioni. 

E di quella storia familiare, il deputato Luigi avrà anche ottenuto vantaggi politici, elettorali. A meno che non si pensi davvero che i voti portati in dote da papà Francantonio – che si traducevano nelle elezioni dello zio Franco Rinaldi, anche lui allora nel Pd e anche lui condannato, a due anni e mezzo, per i corsi – siano evaporati improvvisamente e che i voti giunti a Luigi siano nuovi di zecca, germogliati da un seme diverso e su un campo lontano rispetto a quello sul quale lo zio raccoglieva un enorme consenso in occasione delle elezioni regionali. Per Genovese senior e Rinaldi, poi, pochi mesi fa i nuovi problemi: la Procura di Messina ha chiesto la condanna a oltre cinque anni in un’inchiesta sui collegamenti tra clan e politica. Così, al netto delle responsabilità che sono sempre, vivaddio, personali, resta lo sfondo politico. Che è e resta inquietante, anche dietro la faccia pulita e i modi cordiali del giovane Luigi che ripete: il nuovo progetto politico nasce per aiutare Musumeci.

Il problema, così, non è Genovese. Ma il governo della legalità, della coerenza, il governo che aveva dichiarato guerra ai voltagabbana. Se è vero, come ha denunciato prima Saverio Romano e in parte confermato poi lo stesso Luigi Genovese in una intervista a LiveSicilia, che tra i suggeritori dell’operazione è anche il fidatissimo assessore alla Sanità di Musumeci, Ruggero Razza. Una operazione, tra l’altro, quella di “Ora Sicilia”, che porta più controindicazioni che vantaggi. Numericamente, questi ultimi si riducono a un solo deputato: Luisa Lantieri che va ad aggiungersi alla folta schiera di ex assessori di Crocetta oggi alla corte del Musumeci, tra uffici di gabinetto e posti di responsabilità.

Dietro il caso di “Ora Sicilia”, c’è quindi anche l’ombra dei soliti cambi di casacca. Ininfluenti quelli di Genovese e Ternullo (dal centrodestra comunque non si sono mossi), ma significativo quello di Lantieri, eletta col Pd, che potrebbe aprire le porte ad altri passaggi, come quelli degli uomini di Sicilia Futura (anche se Nicola D’Agostino non sembra molto interessato). E intanto, l’abbandono del gruppo Pd alla Camera da parte di Daniela Cardinale è un altro segno.

Siamo alle solite, insomma? Siamo alle porte del solito “mercato delle vacche”? Della solita transumanza? Lo sapremo nelle prossime settimane. E dire però che nella scorsa legislatura, quando era presidente della commissione Antimafia, il deputato Musumeci aveva proposto persino un disegno di legge che introducesse le multe per chi avesse abbandonato il partito col quale era stato eletto all’Ars. Riproporre quel disegno di legge, estendendolo a tutti i casi di questa legislatura (compresi quelli di ‘Ora Sicilia’), sarebbe certamente un bel segnale. Così come lo sarebbe, da parte del governatore, una presa di posizione, un chiarimento su quanto affermato da Genovese. Cioè di aver creato “Ora Sicilia” per “investire sul brand Musumeci-Razza”, per sostenere il progetto politico del governatore che guarda alla Lega.


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