Da Nuti a Mannino e Di Vita | I grillini venuti dal nulla - Live Sicilia

Da Nuti a Mannino e Di Vita | I grillini venuti dal nulla

Sono arrivati in parlamento, grazie a poche decine di voti. Promettevano "trasparenza". Oggi altri interrogatori.

Il Movimento nel caos
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PALERMO – Lei, l’architetto Claudia Mannino ha chiesto che venissero cancellate le foto che la ritraevano, occhialoni e cappotto giallo, tra i corridoi del tribunale. Lui, Riccardo Nuti, ha indossato invece il sorriso migliore per non rispondere alle domande dei cronisti (oltre che dei pm). Oggi è il giorno dei nuovi interrogatori: tocca all’altra parlamentare nazionale Giulia Di Vita che sarà ascoltata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari insieme all’attivista Riccardo Ricciardi.

Chi l’ha preceduta, finora, tra i colleghi di Montecitorio, ha scelto di “avvalersi della facoltà di non rispondere”E dire che la parola “trasparenza” era rintracciabile in ogni loro dichiarazione di attivista Cinquestelle, fino a pochi giorni fa. Trasparenza. Che adesso rischia di tramutarsi, guardando all’immediato futuro, in “invisibilità”. Sospesi, i deputati grillini, oggi sono nel limbo di chi non ha una squadra. Ma pur sempre dietro uno scranno di Montecitorio, dove sono arrivati spesso grazie a una manciata di voti. O di click.

Perché se guardi bene, l’unico tra questi ad aver ottenuto un consenso significativo in occasione di qualche tornata elettorale è stato Riccardo Nuti. “Detto Grillo”, aggiunse al fianco del suo nome, in occasione delle elezioni a sindaco di Palermo. Insomma, chi votava Grillo, votava anche quel giovane perito industriale, con un passato – raccontano le biografie sparse nel web – anche a sostegno delle “Agende rosse” di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo. Nuti incontra il Movimento nel 2007, quando entra nel Meetup di Palermo. Finirà per guidarlo con piglio quasi dittatoriale, denunciano alcuni suoi detrattori. Nel corso di quegli anni Nuti, oltre a lavorare come analista di processi industriali per una azienda di telecomunicazioni, partecipa a una serie di progetti “civici”, assiste alle sedute del Consiglio comunale, fino alla candidatura a sindaco di Palermo: racimolerà 3288 voti: sarà il candidato più votato nel capoluogo. Ma il “suo” Movimento non sfonda. Nemmeno il muro del cinque per cento, soglia di sbarramento per entrare a Sala delle Lapidi. E così, i grillini restano fuori. L’indagine nasce, insomma, dalle firme raccolte per un flop.

Ma tutto torna buono. Perché si avvicinano le elezioni politiche. E il Movimento Cinque stelle decide che “i candidati al Senato ed alla Camera – si legge sul blog di Beppe Grillo – potranno essere tutti coloro che si sono presentati alle elezioni comunali o regionali certificati con il logo del MoVimento 5 Stelle”. Insomma, quella partecipazione alle Comunali, nonostante l’insuccesso elettorale, consente a Nuti e, vedremo, non solo a lui, di presentarsi tra i candidati per le “Parlamentarie”. Lì sarà il candidato più eletto della circoscrizione della Sicilia occidentale, con la bellezza di… 144 preferenze espresse dagli attivisti su internet. In parlamento, visto il sistema di rotazione introdotto dai grillini, reciterà anche il ruolo di capogruppo. Sarà lui a innescare una polemica violentissima nei confronti dell’attuale sottosegretario del Pd Davide Faraone, accusato di frequentazioni “discutibili” finalizzate al consenso elettorale. Una polemica finita in tribunale, con la denuncia di Faraone dopo la scelta di Nuti di pubblicare l’indirizzo della sua abitazione privata.

È molto attivo, Nuti. Attorno a lui si riuniscono quelli che verranno definiti “i monaci”. Un gruppo di “duri e puri” la cui immagine politica adesso è inevitabilmente scalfita dall’inchiesta della Procura. Di quel gruppo, fa parte anche Claudia Mannino, architetto classe 1978, che aderirà al Movimento un paio di anni dopo Nuti, e anche lei sospesa. Come arriva la Mannino a Montecitorio? Il principio dell’”uno vale uno” sembra calzarle a pennello, visto che la deputata non può oggi definirsi esattamente un “signora delle preferenze”, se è vero che in occasione delle elezioni “vere”, cioè quelle Comunali, riuscì a ottenere appena 85 voti. Undici in meno, per capirci, di Samanta Busalacchi, l’assistente del gruppo parlamentare, sospesa anche lei. Per la Mannino, però, il “peso” elettorale cresce se guardato nell’ottica del nucleo familiare: tra i candidati a Palermo figura infatti figura anche Pietro Salvino, marito della deputata e da lunedì indagato anche lui. Salvino alle Comunali otterrà 51 voti.

Quella manciata di consenso basterà anche alla Mannino, come detto, per partecipare alle Parlamentarie: insomma, con meno di 200 preferenze, tra voti e click, diventa deputata, anche se tra le più attive, come annotato da Openpolis. Sempre grazie a quelle poche decine di click, la Mannino sarà anche componente del Consiglio di presidenza alla Camera, della commissione Ambiente e della commissione che indaga sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Già in occasione delle Parlamentarie, del resto, aveva detto di volersi occupare principalmente dei settori a lei più congeniali, cioè quelli legati “all’ambiente ed alla salvaguardia del paesaggio”. Sulla vicenda delle firme false, così come Nuti, aveva scelto la linea dura. E così, mentre le Iene facevano esplodere la vicenda, ricevendo anche il ringraziamento dello stesso Beppe Grillo, la deputata decideva di querelare l’inviato della trasmissione di Italia Uno. Che si beccherà anche un po’ di improperi dal marito della stessa Mannino. Anche lui, come detto, è finito tra gli indagati. Ma adesso la parlamentare si trova nella terra di nessuno, dopo essere stata catapultata dal nulla a Montecitorio, e ora contestata anche dal suo Movimento che parla, attraverso la nota dei probiviri, di compromissione dell’immagine.

“Tengo solo a precisare che io non ho fatto un bel niente. Per il resto si vedrà”, lo sfogo di Giulia Di Vita. Chissà se lo ripeterò ai pm, stamattina. Lei quantomeno di voti alle Comunali di Palermo ne prenderà quasi il triplo della Mannino: 228 in tutto. Quanto basta, insieme al solito pugno di click sul web, per arrivare a Montecitorio. Palermitana del 1984, ha appena 23 anni quando, in seguito al primo “Vaffa day” del 2007, entra nel Meetup “Il Grillo di Palermo”. Poco dopo arriverà la laurea in Ingegneria gestionale. “Ho sempre portato avanti – racconta nella sua ‘dichiarazione di intenti’ in occasione delle Parlamentarie – insieme agli attivisti di Palermo le tante battaglie civiche che interessano la nostra realtà, soprattutto riguardo la mobilità sostenibile e l’antimafia, promuovendo in particolare attività sui temi della disabilità a cui da sempre mi sono interessata tramite volontariato”. In quella stessa dichiarazione, che le aprirà le porte di Montecitorio, la Di Vita promette di “portare in parlamento innanzitutto lo spirito di trasparenza”. Una trasparenza al momento smentita dai suoi “colleghi” che hanno deciso di tacere, di fronte ai pm, in attesa di capire cosa farà proprio lei, oggi, in Procura.

Gli altri, intanto hanno deciso di stare zitti. L’architetto Mannino, che odiava gli obiettivi, e il perito Nuti adesso oggetto delle ironie del web che lo ritraggono con un bavaglio e la scritta “Riccardo Muti”. Nonostante anche lui assicurasse, nella sua presentazione ai militanti in vista delle elezioni politiche: “Voglio portare in Parlamento e trasmettere all’esterno questi elementi: informazione e trasparenza”. Una nemesi per chi nel 2012 raccontava al blog Rosalio: “Non avendo consiglieri al Comune di Palermo avremo anche l’obbligo, – diceva – nei tempi e modi previsti dalla legge, di raccogliere fra le 1000 e le 2000 firme per poterci presentare alle elezioni amministrative della nostra città”. E il punto è proprio quello, per i pubblici ministeri, i grillini che ancora non conoscevano riflettori, notorietà e palazzi del potere, i grillini venuti dal nulla sventolando la bandiera della trasparenza, hanno sbagliato i tempi e soprattutto i modi. Quelli previsti dalla legge. E adesso stanno zitti.

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