Da Piraino un gesto eroico | Ma la città è 'malata' di mafia - Live Sicilia

Da Piraino un gesto eroico | Ma la città è ‘malata’ di mafia

Il sondaggio di LiveSicilia racconta una voglia di cambiamento. Ma Cosa nostra è ancora forte sulle strade di Sicilia.

PALERMO – Giuseppe Piraino ha vinto il sondaggio di Livesicilia. È lui il siciliano dell’anno. Si dovrebbe esultare ed invece, a mente fredda, c’è poco da essere felici. Nulla c’entra, a scanso di equivoci, il gesto dell’imprenditore che filma il suo estorsore e lo denuncia. Ciò che ha fatto è da ammirare. Anzi, da incorniciare. È quello che resta fuori dai confini della cornice che preoccupa, che rende il suo gesto purtroppo eroico e anni luce lontano dalla normalità.

“La mafia è piccola, noi siamo grandi. I mafiosi sono pochi, noi siamo tanti”, dice Piraino. Noi chi? Qualche settimana fa i carabinieri hanno arrestato i boss della nuova cupola di Cosa nostra. A cominciare da Settimo Mineo che ha presieduto, da boss anziano, la commissione provinciale che non si riuniva dall’arresto di Totò Rina. Non è un volto nuovo il suo. C’era già ai tempi del maxi processo. Come tanti altri ha trascorso parte della vita in carcere che nel suo caso ha visto fallire ogni proposito rieducativo.

E così Mineo ha presieduto la “bella riunione” in cui c’erano “persone vecchie” e pure “gente di paese”. Sono stati finora individuati i capi di quattro mandamenti, mentre gli altri, c’è da giurarci, hanno i giorni contati. Anche alla luce del pentimento di Francesco Colletti, boss di Villabate, ci sono centinaia di persone che a cascata saranno arrestate nei prossimi mesi. Lasceranno il posto a chi è stato scarcerato e andrà a infoltire, solo momentaneamente, l’esercito degli irredimibili.

Li condannano, scontano la pena, escono dal carcere, e li arrestano di nuovo. Nel solo 2018 più di 200 persone sono tornate in cella e altrettante sono state condannate. Perché lo Stato sul fronte delle repressione c’è. Da decenni la mafia prende batoste su batoste.

Eppure continua a tenere sotto scacco intere zone della città. E non si tratta solo del pizzo che i commercianti pagano per lo più in silenzio (le denunce sono in aumento ma ancora infinitesimali rispetto alla diffusione del fenomeno racket), della droga spacciata per le strade, delle agenzie di scommesse on line che spuntano come funghi e servono a ripulire il denaro sporco.

I boss regolano la vita quotidiana di intere zone: autorizzano l’apertura dei nuovi negozi, quando non ne sono loro stessi i proprietari, recuperano i crediti e la merce rubata, danno il via libera all’abusivo che vuole piazzare una bancarella di frutta e verdura o di bibite alle feste rionali, stabiliscono chi deve ristrutturare la facciata di una palazzina o addobbare il simulacro delle processioni religiose, addirittura chi deve farsi spezzare una gamba per truffare una compagnia di assicurazione.

Ed ecco la più grande delle colpe di oggi. Lo Stato che ha sconfitto la mafia nella sua peggiore declinazione, quella Corleonese, che ha superato la stagione delle bombe e del terrorismo, sta perdendo la battaglia sociale. È nella miseria che la mafiosità di una città si rivela in tutta la sua drammaticità. Palermo è malata nelle viscere. Non ci può essere altra spiegazione di fronte alla questua registrata dalle microspie dei carabinieri che hanno stoppato sul nascere il tentativo di Mineo di serrare i ranghi.

Questa mafia che arranca è ancora seduttiva. Di manovalanza se ne trova parecchia e a buon mercato. I nuovi picciotti si accontentano di poche centinaia di euro al mese. È la seduzione del male che andrebbe analizzata. I carabinieri, così come i poliziotti e i finanzieri, fanno il loro mestiere, e pure bene, ma oltre la repressione c’è il vuoto. Il dibattito è per lo più concentrato sui buchi neri, e sono tanti, del passato. Si difetta nella consapevolezza dell’oggi. Nel frattempo Palermo diventa ogni giorno più miserabile.

Nelle strade del centro i nuovi mafiosi si sono mimetizzati aprendo nuove attività commerciali. Nelle borgate di periferia, insozzate in questi giorni dalla mondezza e dimenticate nel resto dell’anno, conviene rivolgersi al mammasantissima piuttosto che percorrere una via legale per fare valere un proprio diritto. Ed è qui che lo Stato, che non offre lavoro, servizi e solidarietà, sta perdendo la sua battaglia. Ed è qui che si festeggia con i giochi di artificio non l’arrivo del nuovo anno ma l’ultima scarcerazione di un boss.

Piraino merita di essere incoronato siciliano dell’anno. Speriamo che la sua “vittoria” serva a guardare oltre la cornice di un gesto anni luce lontano dalla normalità.


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