Da quell'addio è nata la speranza | "Caro Marco, guerriero della luce" - Live Sicilia

Da quell’addio è nata la speranza | “Caro Marco, guerriero della luce”

Marco Esposito

Sorrideva e dava coraggio. Una targa lo ricorda. La sua storia ha cambiato tanti. Ecco perché.

PALERMO- Marco correva con tutta la gioia dei suoi pochi anni, nei pochi giorni che gli restavano, e ogni falcata era uno sprizzo di luce. Marco sorrideva, noncurante del fatto che sarebbe partito in fretta, con la valigia intatta dei sogni di un bambino.

E dava coraggio agli altri bimbi come lui, a papà e mamma, a medici e infermieri che si stupivano di trovare dietro quei pochi anni e quei pochi giorni la saggezza di un’eternità. E quando giocava, Marco, si faceva serio serio, come Archimede che, nella sua bottega di Paperopoli, è sempre alle prese con una nuova invenzione. Marco inventava la vita per sé e per gli altri. Ci metteva più amore negli spazi difficili. Proteggeva la fragilità con una tenacia da saggio. Marco era la siepe fiorita che non ha paura delle forbici, perché sa che un taglio non cancella niente.

Adesso il suo nome è sulla targa di Casa Iris. C’è scritto: “A Marco Esposito, simbolo di amore, altruismo e protezione. Nella sua breve vita da guerriero della luce ha alleviato le sofferenze di altri bimbi sfortunati che come lui attraversavano il tunnel delle malattie metaboliche rare. A lui e a tutti piccoli volati via troppo presto questa casa è dedicata”.

L’associazione Iris (Associazione siciliana malattie ereditarie metaboliche rare) ha  celebrato una inaugurazione, a Palermo, in corso Tukory. Il motivo si legge su Facebook: “E’ la nuova sede dell’associazione, e vuole essere anche un punto di accoglienza e di  ritrovo per quelle famiglie, che trovandosi lontano dalla loro residenza, con bambini  ricoverati, hanno necessità di un alloggio o semplicemente di un punto nel quale poter sostare,  rifocillarsi e riposarsi”. Cinzia Calderone, la presidentessa, spiega: “Marco ha attraversato tante difficoltà. Era buono e solare e aiutava gli altri piccoli pazienti. Per questo abbiamo pensato a quella targa”.

Sono storie che si intrecciano in una trama di solidarietà che sfugge ai cantori di un tempo necessariamente feroce. Ma c’è e offre un senso. Se non puoi guarire, ti restano comunque occasioni per amare. Il papà di Marco, Luigi Esposito, ancora su Facebook, ha raccolto le immagini dell’età in cui erano tutti insieme, le testimonianze delle battaglie per l’assistenza sanitaria, i ritagli di un coraggio che non ha mai rinnegato la tenerezza. “Mio figlio – dice – ha cambiato l’esistenza di tante persone e ha dato forza a molti. Ci manca terribilmente, ma sappiamo che il suo viaggio, per quanto momentaneo, è stato una benedizione”.

Chi ha conosciuto Marco, chi l’ha visto correre, giocare e inventare felicità non potrà mai dimenticarlo. E lo ritroverà, ovunque, in un cuore che si manifesta all’improvviso, per combinazione o miracolo, nella foto che lo ritrae bambino. “E’ stato male una mattina – raccontava Luigi -. Io ero in giro per lavoro. Mia moglie mi ha chiamato. sono arrivato in ospedale. Lui ha resistito per dirci addio, ne sono certo. Siamo entrati nella stanza, ha aperto gli occhi. Siamo usciti. E poi…” . Marco sarà per sempre un bambino.

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