Dai maxi-stipendi alla revoca | La triste parabola del Ciapi - Live Sicilia

Dai maxi-stipendi alla revoca | La triste parabola del Ciapi

Fino a pochi mesi fa, il cda dell'ente era lottizzato. L'ultimo presidente, Francesco Riggio, è stato candidato col Pd alle ultime elezioni regionali. Oggi, il Ciapi non possiede più l'accreditamento. L'Ufficio antifrode dell'Ue e il Tar lo hanno definito "non più affidabile".

PALERMO – Il Ciapi è un ente non affidabile. Una sentenza. Nel vero senso della parola, visto che l’etichetta di inaffidabilità al mega ente di Formazione siciliano è stata appiccicata direttamente dai giudici del Tar di Palermo, appena quattro mesi fa.

Il Ciapi non è affidabile. Ma è stato a lungo luogo ambito, simbolo della lottizzazione politico-sindacale. Crocevia di flussi di denaro su cui le autorità, adesso, stanno provando a fare piena luce. Che fosse tutto regolare, o meno, una cosa è certa. Di soldi, attorno a quell’ente, ne sono girati molti. Un ente strumentale della Regione, il Ciapi. E finanziato per tanti anni da una legge regionale, la numero 25 del 1976. Buona anche per sostenere le indennità, negli anni, di tanti consiglieri di amministrazione (oggi il Ciapi è ovviamente commissariato). E i nomi che hanno puntellato quel Cda sono lo specchio, come dicevamo, della presenza della politica nella Formazione. Il presidente, per tanto tempo, è stato Francesco Riggio. Candidato nel Pd alla ultime elezioni regionali. Riggio, ad esempio, nel 2009 riceveva un’indennità annua lorda di 92.791 euro. Appena 59.124 euro, invece, “toccavano” ai consiglieri. In quegli anni, rappresentavano quasi tutte le forze politiche: dal candidato al Parlamento nazionale Giulio Tantillo, a Giangiuseppe Gattuso già membro della direzione cittadina dell’Udc, di Michelino Bruno in quota ex An, Salvatore Schembri (vicino al deputato regionale Santi Formica) o a ex dirigenti sindacali come Domenico Amato (in quota Uil), Martino Russo (Cisl-Ial) e Franco Marino (Cgil).

Insomma, ce n’è (o meglio, ce n’era) per tutti i gusti. E a quelle indennità, i politici-amministratori aggiungevano altri succulenti gettoni di presenza attraverso i cosiddetti Comitati di pilotaggio o Comitati tecnico-scientifici. Per ogni seduta, un “bonus” di circa 300 euro. Una cifra da ridere, si penserà. Se non fosse che questi comitati sono, probabilmente, assai frequenti. Al punto da consentire ai componenti del cda di aggiungere cifre annuali che oscillavano tra i duemila e i ventimila euro. Ai consiglieri, poi, si aggiungono le figure dei “direttori” dei corsi. Alcuni dei quali, dai compensi stratosferici. Come nel caso di Aldo Greco, ex capo di gabinetto di Francesco Scoma, e direttore di più di un progetto. Per i direttori, a volte gli incarichi potevano fruttare una cifra (al lordo) che oscillava tra i 150mila e i 200 mila euro per tutta la durata del progetto. Solo esempi.

Politici e amministratori che, evidentemente, non hanno lavorato per come si dovrebbe. Se è vero che oggi il Ciapi si ritrova senza l’accreditamento. Ovvero, non ha i requisiti per svolgere corsi di Formazione per conto della Regione. E il Ciapi, di corsi, ne organizzava tanti e “corposi” (Infoa, Formispe, Futuro semplice, solo per fare alcuni nomi). Ma adesso, i lavoratori non ricevono lo stipendio da due mesi. Sono in 39, e rischiano anche la perdita del proprio posto di lavoro.

La revoca dell’accreditamento è il frutto di una decisione del passato governo. Del dirigente generale Ludovico Albert, per la precisione del Nucleo di valutazione interna dell’assessorato alla Formazione. Una scelta che ha ricevuto la “benedizione” del Tar, che il 15 novembre scorso ha parlato chiaramente di “cattiva gestione delle risorse pubbliche” e di “ente non più affidabile”. E la sentenza del Tar, a dire il vero, segue a ruota un’altra “condanna” per il Ciapi. Piovuta addirittura dall’Europa. Nel 2011, infatti, l’Olaf, l’”Ufficio antifrode dell’Unione europea”, in un suo rapporto sull’attività del Ciapi parla di “gravi irregolarità” nella gestione dell’ente. Un passaggio riportato anche nel decreto firmato da Raffaele Lombardo nel luglio scorso, col quale l’ex governatore ha deciso di revocare il mandato al presidente Francesco Riggio.

Fino a pochi giorni fa, a guidare il Ciapi c’era un commissario, il catanese Emanuele Biancarosa, giovane manager scelto da Lombardo e coadiuvato dai “sub-commissari”Antonino Emmola e Gioacchino Pontillo. “Noi qui – ha spiegato al mensile S il commissario – abbiamo avviato un processo di spending review: abbiamo eliminato delle indennità esagerate di segretarie e autisti, frutto di accordi sindacali. Abbiamo già ridotto di due vetture il nostro parco macchine (da 6 a 4). Abbiamo revocato l’incarico del medico, che guadagnava mille euro al mese”. Il medico che – stando al racconto dei dipendenti – non si vedeva mai in sede, per intenderci, era un “lontano parente” dell’ex presidente Riggio. “Sto raccogliendo le carte, per inviarle alla Corte dei Conti per gli opportuni accertamenti”, annunciava poche settimane fa Biancarosa. Adesso, la Guardia di Finanza ha deciso di vederci chiaro. E di puntare i riflettori su quell’ente “inaffidabile”, ma tanto amato da politici, amministratori, consulenti, giornalisti e professionisti di ogni tipo. E che fino a pochi mesi fa, si permetteva il lusso di avere un ente “gemello” a Priolo e persino una sede a Buenos Aires. Intanto, il commissario Biancarosa non guida più il Ciapi. Vittima dello spoil system, anche lì. Con l’arrivo di Crocetta, ecco arrivare al vertice dell’ente la super dirigente Anna Rosa Corsello, contemporaneamente direttore ad interim della Formazione professionale. La dirigente non s’è ancora insediata, ma per lei sarà un ritorno, visto che  già in passato la Corsello aveva preso parte “in qualità di funzionario della Regione” ha precisato a Live Sicilia, proprio ai comitati “dai gettoni d’oro” dell’ente mangiasoldi.

* In una precedente versione dell’articolo abbiamo attribuito a Emanuele Biancarosa il ruolo di Commissario del Ciapi. In realtà, con una recentissima delibera, il governo ha sostituito Biancarosa con Anna Rosa Corsello. La dirigente però non si è ancora insediata. Ci scusiamo per l’imprecisione.


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