Dai pizzini, una mostra su come scrivono "buoni" e "cattivi" - Live Sicilia

Dai pizzini, una mostra su come scrivono “buoni” e “cattivi”

Festival della legalità
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Salvatore Lo Piccolo? Agisce secondo l’impulso e le circostanze, con una personalità camaleontica. Libero Grassi invece era un individualista che rifiutava di sentirsi imbrigliato, mentre Pietro Grasso ha uno spirito inventivo e duttile, con una grande disponibilità al confronto con gli altri, e Matteo Messina Denaro, o meglio chi scrive le lettere a sua firma, ha una marcata sicurezza di sé e una forte ansia di precisione. Sono alcune delle curiosità che emergono dalla mostra “Non tutti i pizzini sono uguali”, curata dalla grafologa Amalia Patrizia Panebianco e dal giornalista Claudio Reale: l’esposizione, che sarà presentata nel corso del secondo Festival della legalità, in programma a Villa Filippina, a Palermo, dal 3 al 10 ottobre 2009, analizza le figure di sei “buoni” (gli imprenditori antiracket Libero Grassi, Ivan Lo Bello e Ignazio Cutrò, i magistrati Paolo Borsellino e Pietro Grasso e la testimone di giustizia Rita Atria) e altrettanti “cattivi” (il boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo e i figli Sandro e Calogero, il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, il presunto reggente di Cinisi Gaspare Di Maggio e l’“avvocato dei boss”, oggi collaboratore di giustizia, Marcello Trapani) attraverso l’analisi di alcuni testi scritti o attribuiti a loro. “La scrittura, al di là del movimento della mano, è un atto finalizzato e autonomo dell’intelligenza e della volontà, una scelta culturale, un connubio mai uguale tra elementi caratteriologici innati e altri dettati dalle circostanze ambientali, dal proprio vissuto emotivo e, perché no, dal proprio stato psicofisiologico contingente – annota Patrizia Panebianco nella presentazione dell’esposizione –. Dallo studio della scrittura è possibile risalire al gesto grafico sottostante e quindi alla struttura e alle dinamiche che caratterizzano in maniera unica e irripetibile la personalità”. Per provare a capire meglio, attraverso l’immagine, la linea di demarcazione che passa fra “buoni” e “cattivi”.


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