Dal possibile ritiro al trionfo| La favola di Nibali è ancora rosa - Live Sicilia

Dal possibile ritiro al trionfo| La favola di Nibali è ancora rosa

Lo Squalo è riuscito a sovvertire gli equilibri al Giro in appena 48 ore. Impresa che appartiene ai grandi di questo sport.

PALERMO – Più forte delle aspettative, dei cali fisici, delle cadute di catena e sopratutto degli avversari pronti a tutto per batterlo. Questi i motivi principali per affermare che l’edizione numero 99 del Giro d’Italia si cuce perfettamente addosso alla figura di Vincenzo Nibali, lo Squalo dell’Astana, che in appena 48 ore, dalla tappa vinta sul Risoul all’impresa di ieri a Sant’Anna di Vinadio, ha legittimato quella maglia rosa a lungo inseguita per diciannove tappe e indossata nel momento più duro e dunque più significativo, quello in cui la strada sale e sceglie i suoi protagonisti.

Il ciclista messinese, alla sua seconda affermazione nella corsa rosa dopo quella nel 2014, può dirsi a ben vedere incredibilmente sorpreso dalla sua prestazione sulle Alpi, sopratutto per il modo in cui ha annientato la concorrenza fino a qualche giorno fa rocciosa e a tratti imbattibile. L’impresa di Nibali parte però dalla seconda settimana del Giro, da quella tre giorni terribili fra l’arrivo alla Corvara passando per la cronoscalata sull’Alpe di Siusi per finire nella Bressanone-Andalo con i vari Kruijswijk, Chavez e Valverde giustamente esaltati per le loro prove nettamente superiori al ciclista siciliano da molti definito sfortunato, frettoloso e fuori forma che scivola addirittura dal podio con 4’ 43” dall’olandese della Lotto Soudal.

La catena che cade nella cronoscalata, la crisi sul Valparola, i compagni come Scarponi che provano ad accompagnare il loro capitano senza esito sono stati difatti tutti segnali di un Giro andato storto e pronto a concludersi peggio. Da lì le voci su un possibile ritiro, i test medici, con il campione capace di vincere il trio Giro, Vuelta e Tour finito in una sorta di buco nero difficile da cui tirarsi fuori. Alla partenza della Pinerolo-Risoul lo Squalo però c’è e in cuor suo sà che nel passaggio fra l’Italia e la Francia potrà accadere l’impossibile. Kruijswijk capitombola sul Colle dell’Agnello, il messinese ritrova la grinta dei tempi migliori e lascia dietro Chavez e Valverde increduli di ritrovarsi davanti quello che fino a qualche giorno prima era un’ombra del Nibali migliore.

Sul traguardo del Risoul le sue braccia vanno dunque verso il cielo, non solo a celebrare una vittoria che allontana le critiche e difatti riapre il Giro a suo favore, ma nel giusto ricordo di quel giovane ciclista di appena 14 anni che correva nella sua squadra a Messina e che sognava un giorno di poterlo imitare nelle sue gesta. Le lacrime dunque che riportano lo sportivo, capace di un’impresa aperta solo a pochi eletti, alla dimensione dell’uomo, quella che Nibali anche sul posto più alto del podio al Tour de France non ha mai perso. Il resto poi è storia già scritta e recentissima: Nibali parte ai meno 15 km dall’arrivo a Sant’Anna di Vinadio per non voltarsi più indietro, lasciandosi alle spalle non solo gli avversari ma idealmente tutto ciò che di brutto gli è accaduto in queste tre settimane difficili ma allo stesso tempo indimenticabili.


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