Dalle agenzie alle assunzioni | È la lunga bugia sui precari - Live Sicilia

Dalle agenzie alle assunzioni | È la lunga bugia sui precari

Da anni in tanti annunciano la soluzione per stabilizzare oltre 20 mila lavoratori storici. Ma alla fine, arriva la solita proroga.

PALERMO – L’agenzia unica, le assunzioni dei privati, la Resais, le stabilizzazioni. È la lunga bugia raccontata ai precari siciliani. Quasi ventimila, a tenere in piedi da anni gli enti locali con contratti a tempo determinato. E costretti, ogni volta, ad assistere allo stesso copione. Il grande spavento alla fine dell’anno, la consueta “proroghina”, le promesse plateali all’inizio del nuovo anno, il lento “sgonfiarsi” della speranza, e la solita corsa contro il tempo per la prevedibile, nuova proroga.

È finalmente giunto ieri all’Ars il ddl che dovrebbe mettere la solita “pezza” sulla condizione di questi lavoratori. Per loro è prevista una proroga fino al 2018 ma solo in caso di stabilizzazione e a patto che i Comuni si mantengano entro i tetti di spesa ridotti del 15 per cento rispetto al 2015. Poi ecco anche gli incentivi all’esodo, la possibilità di chiedere l’assunzione in Resais in attesa di essere poi riportati nell’ente di provenienza, multe per gli stessi Comuni che pur potendo assumere non lo faranno. Per tutte queste misure, previsto lo stanziamento di 226,7 milioni di euro l’anno per vent’anni.

Ma le stabilizzazioni, al momento, sono un miraggio. La “finestra” resterà aperta fino alla fine del 2018. E poi? Chi lo sa. Di sicuro c’è che anno dopo anno, sono apparse e svanite le “trovate” per mettere in sicurezza questi lavoratori. L’ultima è contenuta nell’ultimo Def regionale: “I documenti finanziari – si legge – impongono una decisa azione di governo per la risoluzione di due problematiche spinose: la crisi finanziaria delle ex Province regionali e il precariato negli enti locali”. La soluzione del governo si basa “sulla stabilizzazione negli enti utilizzatori in funzione dei posti in pianta organica disponibili e in via residuale sull’assunzione a tempo indeterminato, part-time, presso un’agenzia pubblica che possa riassegnare i lavoratori in funzione delle esigenze”.

L’agenzia, quindi, è vista solo come uno strumento “residuale”. Ma di questo organismo non c’è traccia nel ddl preparato dal governo. C’è solo la possibilità che i lavoratori transitino “volontariamente” alla Resais, che è una società partecipata della Regione, abbandonando così intanto il proprio posto di lavoro. Una ipotesi difficilmente praticabile, specie per chi, magari da decenni, lavora in Comuni sparsi nell’Isola.

E in realtà, la creazione dell’Agenzia era una delle “sparate” del presidente della Regione Crocetta, secondo il quale – dichiarazioni di pochi mesi fa – i lavoratori sarebbero stati tutti assorbiti dalla Resais stessa. Era, quello di Crocetta, niente più che un contropiede nei confronti del “nemico interno” Davide Faraone. Era stato quest’ultimo, in realtà, pochi mesi prima, a lanciare l’idea dell’Agenzia unica del precariato. Una ipotesi messa nero su bianco in un emendamento poi ritenuto non ammissibile dal parlamento. Per Crocetta, quello scelto da Faraone era solo “un modo clientelare per affrontare la questione”. Poco dopo, ci ha provato lui.

Ma alla fine, né dalla volontà di Crocetta, né da quella di Faraone è scaturita questa benedetta Agenzia. Anzi, l’anno scorso, se non fosse stato per il lavoro in parlamento di alcuni onorevoli siciliani (in particolare si spese l’ex governatore Angelo Capodicasa), a rischio era anche la proroga per i precari dei Comuni in dissesto finanziario.

E invece, da anni il gioco è sempre lo stesso. Un “rimpiattino” Palermo-Roma, dal profumo esclusivamente politico. “Cosa aspettano in Regione? Le risorse ci sono – ha detto ad esempio a giugno scorso Davide Faraone – e con gli assessori regionali Lantieri e Baccei, insieme al sottosegretario Rughetti, abbiamo avviato un tavolo di lavoro per definire l’Agenzia dei precari che consentirebbe di risolvere la questione”. Ma come detto, anche l’Agenzia di Faraone è rimasta solo sulla carta.

Erano i giorni in cui i sindaci scendevano in piazza. Perché in realtà, dietro i grandi annunci ecco i problemi “pratici”. Ad esempio quelli legati al trasferimento ai Comuni dei precari in esubero delle ex Province, dopo la disastrosa riforma del governo regionale. E ancora, il rischio che i soldi non bastino. È l’allarme lanciato ad esempio proprio a giugno scorso da molti sindaci siciliani: “Il numero dei precari, per la maggior parte dei comuni, rispetto alle capacità assunzionali e soprattutto, alle disponibilità economiche, – hanno scritto in una lettera – imporrebbe di stabilizzarne un numero ridotto, abbandonando al loro destino coloro che non saranno stabilizzati”. Una guerra tra precari, da evitare. Eppure, dai Palazzi erano giunte le solite rassicurazioni. Che rimbalzano da anni. Due settimane prima, Faraone aveva assicurato: “Basta col precariato”. E andando a ritroso nelle cronache, è tutta un’eco di buoni propositi. “Stabilizzeremo i precari storici” insisteva Faraone nel novembre del 2015, mentre un mese dopo in prossimità dell’ennesima scadenza dei contratti, spuntava persino, come detto, un suo emendamento che verrà però ritenuto inammissibile dalla Commissione bilancio. “I soliti gufi” commentò l’allora sottosegretario che rilanciava: “Solo un problema formale, l’Agenzia nascerà nei prossimi mesi”. Ma nulla.

Nell’autunno del 2015, nel corso di una riunione nella sede regionale del Pd di via Bentivegna era stato addirittura il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia ad assumersi l’impegno di affrontare in uno specifico tavolo tecnico il problema dei precari siciliani. Erano presenti in quell’occasione i dirigenti del Pd siciliano (Fausto Raciti e Antonello Cracolici), il governatore Rosario Crocetta, l’assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio, la deputata dem Mariella Maggio in rappresentanza della commissione Lavoro dell’Ars che rivendicarono quel grande successo politico. Ma del tavolo, non si è saputo più nulla.

Esattamente un anno prima, e siamo nel giugno del 2014, la nuova “trovata”. Stavolta condivisa sia dai renziani di Roma che dal governo regionale: una norma della Finanziaria che prevedesse l’assunzione “obbligata” di alcuni precari da parte dei privati vincitori di appalti con la Regione. Una norma che è scomparsa prima ancora di essere discussa. Fumo negli occhi, insomma. Una delle tante bugie sui precari siciliani, sul filo da decenni.


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