“Se questo è l’anticipo del federalismo che vogliono attuare, c’è da tremare”. Mario Centorrino, assessore regionale all’Istruzione, in questi giorni è alle prese con la questione dei precari della scuola e con la loro protesta, giunta sino a Roma. E lancia una proposta-provocazione: “Se vogliono che la Regione, col principio di sussidiarietà, assuma le funzioni dell’istruzione va bene. Noi siamo pronti – dice – ma lo Stato ci deve passare le risorse, un fondo perequato. Trasferire le competenze, ma non le risorse, non funziona”.
Il governo regionale siciliano si schiera, così, contro l’esecutivo nazionale. “Noi regione protestiamo contro i tagli e chiediamo che vengano riconsiderati. Che Pizza (sottosegretario all’Istruzione, ndr) mantenga le promesse, il percorso che ha preannunciato, per aumentare gli incarichi: utilizzare i docenti in sovrannumero per realizzare moduli di tempo pieno, dopo la definitiva assegnazione di tutti gli incarichi”. Anche perché una piccola parte dei precari della scuola la stessa Regione sta cercando di impiegarli in alcuni progetti finanziati dal Fondo sociale europeo dedicati agli studenti. Progetti per il sostegno di alunni disabili o per tenere la scuola aperta in orario extrascolastico. “Progetti che con l’istruzione c’entrano relativamente poco – spiega Centorrino – un’occasione per fare esperienza ma che non riduce il numero dei precari, per cui serve chiaramente un aumento dei posti. Quello che stiamo cercando di fare capire alle persone è che questi progetti non sono ammortizzatori sociali. E’ un mezzo provvisorio, inadatto a risolvere il problema”.
Problema che secondo Centorrino non deriva direttamente dalla cosiddetta riforma Gelmini, ma dal fatto che “sono state adottate norme che hanno ridotto notevolmente i budget a disposizione delle direzioni provinciali scolastiche”. Mentre la riforma della scuola rappresenta “un nuovo modello culturale su cui non riesco a esprimere apprezzamento – spiega – mi sembra più il risultato di un gruppo di lavoro che ha voluto imporre un’idea senza che alla base vi fosse un principio ispiratore. La riforma andava introdotta prima a livello sperimentale”. Certo, esistono anche aspetti positivi. “Si era dilatato enormemente gli indirizzi di specializzazione degli istituti – continua Centorrino – un’offerta formativa tanto ampia da creare disorientamento nella scelta”. Ma sono più i risvolti negativi come “il ridisegno delle materie e di insegnanti con la riduzione di materie come il latino. Senza considerare che il cambiamento di ore coinvolge i compiti dei docenti e si creano situazioni grottesche come l’insegnante di matematica che si trova a fare informatica, magari per la prima volta nella sua vita. Di arrangiamenti del genere la riforma è piena”. Poi Centorrino parla di un ideale “tradimento” compiuto dalla riforma. “Doveva servire ad aumentare l’attenzione sulla scuola, ma tutto è stato vanificato dai tagli. Se si vuol dare maggiore attenzione a qualcosa, si aumentano le risorse da destinare, non si diminuiscono”.
E allora meglio che trasferiscano per intero le funzioni legate all’Istruzione alla Regione siciliana. Un anticipo di federalismo. Ma, con le competenze, devono anche essere trasferite le risorse. “Noi siamo pronti” conclude Centorrino. “Perché non è stato considerato l’effetto dei tagli in alcune regioni, dove i lavoratori della scuola sono una grossa fetta, al contrario del Nord, dove la quantità è di gran lunga inferiore. Non si è tenuto conto che in Sicilia il mercato del lavoro è completamente asfittico. Il governo della Regione studierà le opportune forme per reclamare la revisione dei budget assegnati”.