Delitto al cimitero, il figlio sulla scena del crimine |Il legale: "Se qualcuno ha visto, parli" - Live Sicilia

Delitto al cimitero, il figlio sulla scena del crimine |Il legale: “Se qualcuno ha visto, parli”

Potrebbero partire dalle scarpe le indagini affidate ai due investigatori privati, Angelo Panebianco e Alfio Tomarchio, assunti dall'avvocato Giuseppe Lipera, legale di Fabio Matà,  per cercare di fare luce sulla tragica morte di Maria Concetta Velardi.

indagine parallela
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CATANIA – “Mia madre non si sarebbe mai levata le scarpe così distante dalla tomba”. È sicuro Fabio Matà, figlio della 59enne uccisa martedì pomeriggio al cimitero di Catania, e trovata scalza, che la mamma, Maria Concetta Velardi non era solita togliere le calzature se non per entrare nella cappella di famiglia. Lo ha affermato parlando con il proprio legale, Giuseppe Lipera – assunto insieme all’avvocato Grazia Coco -, nel corso del sopralluogo organizzato dall’avvocato per verificare l’eventuale esistenza di nuovi elementi che possano fare luce sull’efferato omicidio. Potrebbero partire dalle scarpe, dunque, le indagini affidate ai due investigatori privati, Angelo Panebianco e Alfio Tomarchio, due ex poliziotti dell’agenzia veneziana con la sede secondaria a Catania DGS, e assunti da Lipera proprio per cercare di fare luce sulla tragica morte della donna, cercando elementi che possano condurre alla verità.

“Abbiamo organizzato questo sopralluogo – chiarisce il legale – innanzitutto per capire cosa sia successo. Per questo abbiamo deciso di effettuare il sopralluogo alla stessa ora del delitto – continua – per capire se a quest’ora ci sia gente. E abbiamo visto che le persone ci sono, quindi qualcuno potrebbe aver visto qualcosa”. E lancia un appello, chiedendo a chiunque possa aver notato qualsiasi cosa di parlare, anche in forma anonima. Presente al sopralluogo anche il fratello della vittima, Giovanni Velardi, visibilmente scosso al punto da dichiarare ai giornalisti presenti la volontà di farsi giustizia sa sè.

Dal sopralluogo, in ogni caso, non è emerso alcun elemento nuovo: l’anomalia rimane la brutalità di un omicidio perpetrato nei confronti di una donna definita da tutti “umile”. L’autopsia forse potrà fornire agli investigatori nuovi elementi sulle modalità dell’omicidio, anche se non potrà illuminare sul movente, intorno al quale il mistero rimane fitto. “Bisogna capire – conclude Lipera – se si è trattato di delitto improvvisato o se c’è qualcuno che abbia potuto premeditare tutto questo”. Dall’esame del DNA, cui Fabio Matà si è sottoposto volontariamente, potrebbero comunque emergere novità.


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