CATANIA. Affronteranno i giudici per professare la propria innocenza rispetto all’accusa di essere i mandanti dell’omicidio di Vincenzo Timonieri, il ventiseienne di San Cristoforo ammazzato a febbraio 2021 e il cui cadavere fu seppellito in una duna di Vaccarizzo. Per l’accusa, fu ucciso perché voleva tradire i Nizza e mettersi a spacciare per conto proprio.
A chiedere l’“esame” ai giudici sono due giovani che hanno scalato le vette del potere mafioso, all’interno dei sottogruppi del clan Santapaola Ercolano. Si tratta di Natale Nizza (il figlio di Giovanni ‘banana’), potentissimo a San Cristoforo, e Sam Privitera, uno che il clan dei Nizza avrebbe incaricato di gestire gli “affari” a Librino.
L’esame degli imputati è stato fissato per il prossimo 30 giugno, dinanzi alla Corte d’assise di Catania, chiesto dai difensori. Nizza è difeso dagli avvocati Marco Tringali e Salvatore Pace, Privitera dagli avvocati Andrea Gianninò e Salvatore Catania Milluzzo. Legali che hanno confermato la decisione al termine dell’udienza di oggi.
Oggi in aula è stato il giorno del controesame dei collaboratori di giustizia, assassini rei confessi, Michael e Ninni Sanfilippo, principali testi dell’accusa. I due – a loro volta imputati – hanno confessato il delitto e portato gli investigatori a rinvenire il corpo della vittima, nel giugno di due anni fa. E oggi in aula le difese hanno accettato di acquisire i verbali con tutte le dichiarazioni dei pentiti, salvo domande a chiarimento.
Domande che sono state poste stamani. Alla prossima udienza, a fine giugno, dopo l’esame degli imputati è in programma l’audizione di alcuni testi della difesa, tra cui anche alcuni consulenti. La vittima, secondo i collaboratori di giustizia, sarebbe stata portata nel luogo del seppellimento con la scusa di prendere delle armi.
La ricostruzione del delitto e del movente
Il movente, come detto, sarebbe stato legato alle ambizioni di Timonieri, che come detto avrebbe voluto mettersi in proprio, approfittare dei propri personalissimi fornitori di droga napoletani e spacciare senza rispondere più al clan Nizza.
Un progetto che ovviamente non poteva andare giù ai responsabili della cosca, i quali per questo avrebbero deciso di ordinarne l’assassinio.L’accusa si basa sulle indagini coordinate dai pm Lina Trovato, Rocco Liguori e Alessandro Sorrentino.
A una delle scorse udienze hanno deposto i pentiti Salvatore Scavone e Silvio Corra. E Scavone è il collaboratore di giustizia, ex reggente del clan Nizza, che ha raccontato di aver sentito confessare di aver ordinato il delitto a Natalino Nizza. Nel suo caso sono state acquisiti i verbali e alla scorsa udienza sono state poste solo domande a chiarimento.