(Roberto Puglisi) C’è un video in cui Denis gioca con suo figlio. Il bambino è in una bacinella. Il papà lo fa volare, ridono e scherzano insieme. Così fanno i padri, quando hanno il cuore per giocare e tornare bambini. Denis è felice e si vede. E’ scampato alla mattanza in Ucraina. Vive a Terrasini, con la sia famiglia. E’ un uomo innamorato pazzo di sua moglie, Irina. Ancora non sa dell’incidente che gli stroncherà la vita. Quella è l’immagine perfetta di un passato, ferito dal futuro, mentre era presente. Abbiamo preso un frammento di quel video, inviato da mani amorevoli, come pegno dell’eternità.
Denis si era salvato. Abitava in una casa blu, davanti al mare. La mattina respirava la sua gioia a pieni polmoni. Veterinario, dunque, solo per questo buonissimo, perché amante degli animali, come la sua compagna di viaggio. E possiamo struggerci per la beffa che avvertiamo. Per la morte in tempo di pace – un incidente stradale – di chi fuggiva da un tempo di crudeltà, guerra e morte. Ma, seguendo quel pensiero dal corso normale, non onoreremmo l’amore di chi teneva ai suoi cari e di chi l’ha protetto.
Dora e Carmelo, a Terrasini: sono stati loro ad accogliere Denis, sua moglie e suo figlio, nella casa di villeggiatura. Ora Dora racconta: “Parliamo di ragazzi meravigliosi, ragazzi speciali. Il nostro cuore è spezzato per Denis. Anche di lui parlo solo al presente, sempre affettuosi, puri e bellissimi. Li abbiamo conosciuti per caso. Guardavamo in tv le scene dei poveretti di Kiev, sotto le bombe, dei soldati che salutavano i bambini, prima di andare al fronte. E ci siamo detti, con mio marito, che non potevamo stare con le mani in mano”. Il sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci, si attiva per dare riparo ai profughi. E’ lui a telefonare a Dora e Carmelo che si mettono a disposizione e aprono la casa.
“Li consideriamo figli nostri – dice Dora -. Ma le confesso un rimpianto che mi tormenta: forse, se non fossero mai venuti qui, Denis sarebbe ancora vivo”. Sono gli aculei degli incroci che tormentano tutti e che sanguinano nelle parole di una signora gentile. Ma forse Denis sarebbe morto lo stesso e non avrebbe mai visto il mare davanti casa. Né avrebbe giocato con suo figlio, se fosse rimasto sotto le bombe criminali di una invasione.
Dora conclude. “Irina, qualche giorno fa, è tornata in Ucraina per la morte della nonna. Un tragitto pericoloso e noi tremavamo. Io sono stata male: che sollievo vederla tornare, dopo un cammino in treno e in pullman, attraverso la Polonia. Noi saremo sempre qui per loro. Loro saranno sempre la nostra famiglia”. Sempre è quello che resta, oltre le lacrime. Resta la vita condivisa con la donna della tua vita. Restano un padre e un figlio, all’inizio del volo.