PALERMO – Ci furono “anomalie tecniche, giuridiche e valutative”, ma niente dolo, né consapevolezza di volere accusare ingiustamente degli innocenti. Ed ancora “non è individuata alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati oggi indagati”.
Ecco il cuore della motivazione con cui il giudice per le indagini preliminari di Messina Simona Finocchiaro ha archiviato l’inchiesta sul depistaggio di via D’Amelio nei confronti dei magistrati Anna Maria Palma e Carmelo Petralia. Sono due dei pm che gestirono la collaborazione con la giustizia del falso pentito Vincenzo Scarantino, la cui ricostruzione farlocca è crollata dopo tanti processi validati dalla Cassazione.
Era stato lo stesso Scarantino, l’improbabile picciotto del rione Guadagna spacciato per stragista, a riferire che l’allora capo della Procura di Caltanissetta, Giovanni Tinebra e i sostituti Carmelo Petralia e Annamaria Palma sapevano che le sue dichiarazioni erano false.
Secondo il gip, l’attività di indagine “non ha consentito di individuare alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati oggi indagati che fosse volta indurre consapevolmente Scarantino a rendere false dichiarazioni a incolpare giustamente gli odierni opponenti nella certezza della loro innocenza”.
Ad opporsi alla richiesta di archiviazione sono stati quattro dei sette imputati condannati ingiustamente all’ergastolo, assistiti dagli avvocati Rosalba Di Gregorio e Giuseppe Scozzola.
Secondo il giudice non ci fu dolo nell’operato dei magistrati, “d’altronde senza la successiva collaborazione di Spatuzza Gaspare della falsità delle dichiarazioni Scarantino non mi sarebbe stata alcuna certezza”.
Lo stesso Scarantino ha più volte cambiato versione, per ultima ha detto di essere stato imbeccato dai poliziotti. La sua credibilità è già venuta meno da tempo. Un altro tema dell’indagine della Procura di Messina, che prima di chiedere l’archiviazione ha studiato anni di processi e ripescato le bobine delle conversazioni fra il pentito e i magistrati, riguardava gli improvvisi stop alle registrazioni. Pause che servirono per imbeccare il collaboratore di giustizia?
“Anche qualora si volesse ritenere che le registrazioni furono interrotte volontariamente non mi sarebbe comunque modo di risalire al contenuto della conversazione né ai motivi dell’interruzione – spiega il giudice Finocchiaro -. Il sospetto di un’interruzione delle registrazioni per motivi illeciti, seppur legittima, rimarrebbe una mera ipotesi che non potrebbe mai assurgere nessun diritto al rango di prova (nemmeno indiziaria( su cui fondare una condanna per calunnia.
Per questa ragione è stata archiviata l’inchiesta nei confronti di Anna Maria Palma (oggi avvocato generale a Palermo) e di Carmelo Petralia (procuratore aggiunto a Catania), indagati per calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa Nostra.