Via D'Amelio, Palma in lacrime| 'Io attaccata dai Borsellino" - Live Sicilia

Via D’Amelio, Palma in lacrime| ‘Io attaccata dai Borsellino”

Il processo sul depistaggio sulla strage. Depone l'avvocato generale. Il 'giallo' delle bobine.

CALTANISSETTA
di
5 min di lettura

CALTANISSETTA – “Siccome faccio parte di questo Stato e voglio contribuire alla verità, intendo rispondere”. Ha scelto di rispondere in aula Annamaria Palma, ex pm del pool che indagò sulla strage di via D’Amelio, citata al processo in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull’attentato, che vede imputati di calunnia aggravata Fabrizio Mattei, Mario Bo e Michele Ribaudo, i funzionari di polizia che facevano parte del pool di investigatori che condusse l’inchiesta.

Palma, che ha chiesto di non essere ripresa dalle telecamere presenti in aula, si sarebbe potuta avvalere della facoltà di non rispondere in quanto indagata di calunnia aggravata insieme al collega Carmelo Petralia nel procedimento connesso a quello nisseno, aperto a Messina. Secondo la ricostruzione della Procura, gli inquirenti dell’epoca – pm e investigatori -, avrebbero creato a tavolino pentiti imbeccandoli, costringendoli ad accusare otto innocenti e depistando così le indagini. Palma è attualmente avvocato generale a Palermo, mentre Petralia, pure citato per oggi, è in servizio a Catania. Nei mesi scorsi i pm di Messina, che hanno la competenza sulle indagini a carico dei colleghi catanesi, ha scoperto una serie di bobine, mai analizzate prima, con le registrazioni delle intercettazioni di telefonate tra il falso pentito Vincenzo Scarantino, uno dei protagonisti chiave del depistaggio, alcuni investigatori dell’epoca e i due pm. A giugno la Procura della Città dello Stretto notificò ai due magistrati l’avviso di garanzia e l’iscrizione nel registro degli indagati contestualmente alla notizia che sulle bobine sarebbero stati effettuati accertamenti tecnici. Quelle conversazioni sono ora agli atti del processo in corso a Caltanissetta a carico dei poliziotti. Palma dovrà deporre sia sul contenuto delle sue conversazioni con Scarantino, sia, più in generale, sulla gestione dei collaboratori di giustizia poi rivelatisi falsi che, secondo l’accusa, sarebbero stati istruiti e “telecomandati” dagli inquirenti. “A mente serena posso rispondere compiutamente che Scarantino mostrava una volontà piena di collaborazione. All’inizio non ebbi affatto l’impressione di uno che non volesse collaborare, anzi faceva di tutto per accreditarsi”.

Lo ha detto l’ex pm Anna Maria Palma deponendo al processo sul depistaggio dell’indagine sulla strage di via D’Amelio, in corso a Caltanissetta, a carico di tre poliziotti accusati di calunnia aggravata. Palma, che a partire dal 1994 faceva parte del pool che coordinava le inchieste sull’attentato a Borsellino, è indagata a Messina, anche lei per calunnia aggravata, in un procedimento connesso. Coi poliziotti, secondo l’accusa, avrebbe imbeccato testimoni, creato falsi pentiti come Vincenzo Scarantino costringendoli a mentire e accusare innocenti. “Nel corso dei primi interrogatori non ho mai appreso che ci fosse una concertazione delle dichiarazioni tra Scarantino e altri”, ha aggiunto riferendosi agli interrogatori resi dal falso pentito tra giugno e settembre del 1994. “Non tollero di essere indagata ingiustamente e di essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato”.

E’ lo sfogo, tra le lacrime, dell’ex pm Annamaria Palma che sta deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Palma, che è indagata a Messina con l’accusa di aver contribuito al depistaggio delle indagini sull’attentato, si riferisce alle critiche rivolte al pool di pm, che coordinò l’inchiesta, dalla figlia di Borsellino, Fiammetta. Momenti di tensione al processo in corso a Caltanissetta sul depistaggio dell’inchiesta sulla strage di Via D’Amelio nel corso della deposizione di Anna Palma, ex pm che indagò sull’attentato e che ora è accusata di aver contribuito alla falsa ricostruzione dell’eccidio costata la condanna a 8 innocenti. Palma ha negato che in procura ci fossero stati contrasti sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino e ha sostenuto di non aver mai saputo che la ex collega Ilda Bocassini avesse scritto una nota in cui esprimeva dubbi sul collaboratore di giustizia. Nel corso della testimonianza il magistrato ha avuto uno scontro con uno dei legali di parte civile. I toni sono saliti e il presidente del tribunale, che per il depistaggio processa tre poliziotti, ha sospeso l’udienza.

“Non abbiamo mai avuto idea della falsità delle dichiarazioni di Scarantino. Scarantino non ci diceva di non voler più collaborare con la giustizia, si lamentava della sicurezza, dei soldi, di questioni logistiche, ma solo di questo. Avevamo solo la certezza che la famiglia stesse tentando di minare la sua collaborazione o di inquinarne le dichiarazioni e pensavamo che possibili ripensamenti fossero indotti dalla famiglia. Come si sente dalle intercettazioni, alla famiglia che lo invitava a ritrattare lui rispondeva ‘io sono sicuro di quel che so’. Allora quella verità avevamo. Magari domani ce ne sarà un’altra, ma allora avevamo quella”. Lo ha detto l’ex pm Annamaria Palma, che indagò sulla strage di Via D’Amelio, deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sull’attentato, in corso a Caltanissetta. “Io non avevo notizia di suoi tentennamenti allora”, ha aggiunto. Palma ha poi riferito che il falso pentito Vincenzo Scarantino aveva il suo numero di cellulare e la chiamava mentre era in una località protetta perché glielo aveva dato l’allora procuratore Tinebra.

È giallo sulle bobine con le intercettazioni delle conversazioni tra il falso pentito Vincenzo Scarantino e i pm Anna Palma e Carmelo Petralia che indagavano sulla strage di via D’Amelio. La Procura di Caltanissetta che ha ricevuto dai pm messinesi le bobine – la procura della città dello Stretto indaga per calunnia Palma e Petralia, due dei magistrati che indagarono sulla strage – ed ha chiesto una perizia al tribunale di Caltanissetta che celebra il processo ai tre poliziotti accusati del depistaggio dell’indagine sull’attentato di via D’Amelio. Lo scopo è accertare se ci siano state manipolazioni dei nastri e se ci siano discrasie tra i brogliacci e i dati estrapolabili dagli scontrini rilasciati dalla macchina durante le registrazioni. Il numero delle conversazioni indicato negli scontrini non corrisponde infatti a quello presente nei brogliacci. La necessità della perizia nasce, inoltre, dalla scoperta delle interruzioni delle registrazioni per presunti guasti tecnici durante le telefonate tra Scarantino e i pm. Sì intende capire dunque se si sia trattato di reali problemi tecnici, il tribunale deciderà il 10 gennaio. (ANSA)

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI